Washington-Teheran Sono cominciati i giochi di guerra

Gli iraniani lanciano un nuovo missile capace di colpire Israele, la Turchia e tutte le basi americane in Medio Oriente. Gli Stati Uniti rispondono con un’esercitazione, che per la prima volta prevede un attacco missilistico di Teheran contro il territorio Usa.
Ieri la televisione degli ayatollah ha mostrato il lancio del missile Sejil 2 lanciato dal deserto, che si innalzava verso il cielo lasciando una lunga scia di fumo. In realtà versioni meno sofisticate dello stesso vettore erano già state sperimentate in maggio: il nuovo Sejil 2 ha un miglior sistema di navigazione e ricerca obiettivo. I tempi di lancio sono ridotti e risulta sempre più difficile da intercettare. Non è propaganda, ma una grave minaccia alla sicurezza della regione, anche se gli iraniani hanno giurato che non lo utilizzeranno mai contro un altro Paese.
Secondo il ministro della Difesa di Teheran, Ahmad Vahidi, il test fa parte della strategia iraniana tesa «a rafforzare la capacità di deterrenza» nei confronti di Stati Uniti e Israele. E proprio lo Stato ebraico è il principale obiettivo del nuovo missile a medio raggio con una gittata che si aggira sui 2.000 chilometri. Si tratta di un vettore a due stadi con combustibile solido, che rende più difficile l’individuazione prima del lancio. La sua alta velocità al rientro nell’atmosfera lo trasforma in un obiettivo difficile, se non impossibile da abbattere. Il generale Hossein Salami, comandante della Forze aeree dei Guardiani della rivoluzione, lo ha definito «la miglior arma che abbiamo, tenendo conto della gittata adeguata e della potenza distruttiva».
Poche ore prima del test il generale Amos Yadlin, capo dell’intelligence militare israeliana, aveva anticipato che «l’Iran sta sviluppando la sua capacità missilistica nei missili terra-terra espandendone la gittata ad altri continenti». Nei giorni scorsi era trapelata la notizia che gli iraniani lavorano dal 2007 a un iniziatore a neutroni, che serve come detonatore di un’esplosione nucleare. Il problema non è solo la bomba atomica che Teheran potrebbe costruirsi, ma le armi di distruzione di massa che già possiede. Sotto forme di agenti chimici e biologici che non è impossibile trasformare in testate dei nuovi missili.
Non a caso gli Stati Uniti si stanno preparando a una grande esercitazione, prevista in gennaio, che simulerà un attacco missilistico iraniano. Lo ha rivelato due giorni fa il generale Patrick O'Really, comandante della difesa missilistica Usa. «In precedenza abbiamo testato il nostro sistema in uno scenario che coinvolgeva la Corea del Nord. Nella prossima esercitazione ci difenderemo da un attacco iraniano contro gli Stati Uniti», ha spiegato l’alto ufficiale. Per la prima volta verrà simulato un wargame del genere, che prevede il lancio del missile “iraniano” dalle isole Marshall, nell’oceano Pacifico. Il missile intercettore verrà invece lanciato dalla base aerea californiana di Vandenberg. L’esercitazione costerà 150 milioni di dollari e dimostra tutta la preoccupazione del Pentagono per la minaccia missilistica degli ayatollah. Secondo il generale O'Really i vettori iraniani piomberebbero sul suolo americano molto più velocemente di quelli nordcoreani, rendendo più ardua l’intercettazione.
Il test missilistico di Teheran ha sollevato aspre condanne dagli Usa all’Europa.

La Farnesina, attraverso il portavoce Maurizio Massari, esprime «profonda preoccupazione. Abbiamo bisogno di gesti costruttivi e non di test missilistici per ristabilire un clima di fiducia tra l'Iran, la comunità internazionale e i Paesi della regione».
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