Yemen, strage di ostaggi occidentali Gli islamici massacrano anche tre bimbi

Strage di ostaggi occidentali nello Yemen, meta preferita dai turisti italiani in cerca di avventura. Sette tedeschi, un britannico e una sudcoreana, rapiti venerdì scorso nella zona settentrionale di Saada, sono stati trucidati. In un primo momento si sperava, sembra inutilmente, che i tre bambini del gruppo fossero stati risparmiati. Sono stati trovati prima i cadaveri delle tre donne: due infermiere di un’organizzazione umanitaria e l’insegnante nordcoreana dei bambini tedeschi, uccise a colpi di arma da fuoco, poche ore dopo il sequestro. Secondo alcune fonti, le vittime sarebbero state anche mutilate. Poi, il figlio di un capotribù locale ha trovato anche gli altri ostaggi, ammazzati come cani. Questo l’epilogo di un innocuo picnic fra le montagne nel nord dello Yemen. Eppure non si trattava di un gruppo di turisti fai da te, ma di gente che vive e lavora nel paese. A guidare il gruppo, un medico tedesco e sua moglie che avevano portato i figli e gli amici venuti a trovarli ad ammirare i fantastici paesaggi yemeniti. I tedeschi lavoravano per un’organizzazione umanitaria impegnata in progetti sanitari in collaborazione con gli ospedali locali. Ma i volontari erano cristiani battisti, ovvero «infedeli» in un paese fortemente islamico. «Abbiamo trovato i cadaveri di sette persone che erano state rapite» aveva fatto trapelare ieri mattina una fonte della sicurezza yemenita, aggiungendo: «Sono stati uccisi». La stessa fonte dava per vivi i bambini. Sul numero delle vittime c’è ancora confusione. Il governo tedesco non ha voluto confermare, ma sembra che anche i più piccoli siano stati barbaramente uccisi. Nello Yemen sono stati rapiti circa 200 occidentali, in gran parte turisti, compresi diversi italiani. Solitamente vengono rilasciati in cambio di concessioni alle tribù coinvolte nel sequestro. In alcuni casi gli ostaggi sono stati uccisi, ma a causa di falliti blitz dell’esercito. Una delle piste per la strage è che i rapitori si sentissero braccati dai corpi speciali elitrasportati nella zona. Con il fiato sul collo, hanno passato per le armi gli ostaggi. Subito dopo il sequestro il governo aveva accusato gli insorti della setta sciita degli Zaydi. A intermittenza, dal 2004, gli sciiti del nord si scontrano con l’esercito del governo sunnita dello Yemen. Però il leader, Abdulmalik al Houti, ha seccamente smentito qualsiasi coinvolgimento. La loro formazione armata non ha mai tagliato la gola a degli occidentali e non avrebbe interesse a farlo. Tantomeno con i tedeschi, perché un fratello di al Houti vive in Germania. La pista più probabile punta sulle cellule di Al Qaida che infestano lo Yemen. Le roccheforti dei tagliagole islamici sono a sud, non a nord dove è avvenuta la strage. Però l’area di Saada ha un confine poroso con l’Arabia Saudita. A Noshour, dove sono stati trovati i corpi si sospetta la presenza di un campo jihadista. Lo yemenita Nasir Al Wuhayshi, che fu segretario di Osama Bin Laden, è il capo super ricercato di Al Qaida nella penisola arabica. Recentemente Al Wuhayshi ha espresso un peloso appoggio alla rivolta sciita sostenendo che “qualsiasi situazione caotica” fa gioco per trasformare lo Yemen in un santuario di Al Qaida.

L’intelligence occidentale segnala trasferimenti di capi terroristi dall’area tribale pachistana alla Somalia e verso lo Yemen. Non solo: domenica è finito in manette Hassain Hussein Alwan, finanziatore dei terroristi. La strage potrebbe essere una rappresaglia.

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