Zaccheroni: «Ora basta voglio la Champions»

Pagherebbe di tasca sua, Zaccheroni, per portare la Juventus al quarto posto qualificandola alla prossima Champions League. «Devo assolutamente centrare questo traguardo», gli scappa a un certo punto. «Devo», non «dobbiamo»: quasi fosse consapevole che dal raggiungimento dell'obiettivo dipenda la seconda parte della sua carriera, a Torino o chissà dove. Il destino certo non lo ha finora aiutato: mille infortuni («una causa sola non c'è: la situazione migliorerà quando la società avrà identificato tutti i fattori che hanno contribuito a questo stato di cose»), una squadra mal costruita e stremata nella testa oltre che nei muscoli, una dirigenza con le idee poco chiare ma tante pretese. Lui ha fatto quel che ha potuto e adesso è chiamato a uno sprint finale di sette partite: quando guidava il Milan, nel 1998-99, vinse proprio le ultime sette del campionato portandosi a casa uno scudetto insperato. Replicasse quel filotto alla Juve, gli farebbero un mezzo monumento: di sicuro serve cambiare marcia, «perché siamo in ritardo e il tempo comincia a scarseggiare».
Appunto. Il tic tac del campionato scorre inesorabile e in realtà i punti di ritardo dal Palermo non sono i tre indicati dalla classifica ma quattro, visto che i siciliani hanno dalla loro anche il vantaggio degli scontri diretti: «Penso alla Juve e a come battere l'Udinese, non ad altro. In Friuli ho passato tre anni splendidi, in un laboratorio che mi ha fatto crescere tantissimo come allenatore ma non solo. Però devo fare il mio dovere: iniziamo un nuovo campionato e vogliamo vincerlo. Finalmente abbiamo lavorato una settimana intera senza tanti intoppi e spero che i miglioramenti si vedano sul campo: devono vedersi, anzi». Aggrappato a tutto, Zaccheroni: ostinato, convinto, cocciuto. Poco interessato alle polemiche di Mourinho («Quali sarebbero le altre cose contro cui combatte l'Inter? Non mi interessa, davvero»), motivato solo per permettere alla Juve di fare strada: «Domenica scorsa siamo andati a cercare le energie sotto la pianta dei piedi, ci siamo salvati solo grazie alla nostra grande voglia e alla compattezza di squadra». Pare un'accusa a chi la squadra l'ha gestita fino a gennaio, ma è inutile aspettarsi fuochi d'artificio: prima c'è un traguardo da centrare, poi magari ci sarà tempo per altro.

Così, tra una pacca a Del Piero («vincere due tricolori sul campo e vederseli togliere è dura da mandare giù: c'è un processo in atto, aspettiamo») e il consueto slalom tra gli indisponibili (Buffon, Chimenti, Caceres, Chiellini, Poulsen e Diego), oggi Zac si gioca tanto se non tutto: Amauri farà coppia con il capitano, Melo (acciaccato) dovrebbe andare in panchina e la difesa proverà a rimanere imbattuta dopo avere preso gol per 18 partite di fila in campionato.

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