Lo zio mostro: «Avevo già molestato Sara»

Taranto«L’avevo già toccata un’altra volta»: lo ha detto lui, Michele Misseri, lo zio assassino, il mostro tutto casa e lavoro che ha confessato di aver ucciso la nipote, Sara Scazzi, 15 anni, e di aver poi anche abusato del corpo senza vita.
L’uomo è stato interrogato dal gip del tribunale di Taranto, Martino Rosati, nel corso dell’udienza di convalida del fermo, e ha ammesso di aver molestato la ragazza anche in passato. Un sospetto che si stava facendo strada tra gli inquirenti anche dopo le dichiarazioni del fratello della vittima, Claudio, il quale due giorni fa disse che la sorella si era lamentata dell’atteggiamento dello zio parlandone con la cugina, Sabrina. E adesso inevitabilmente si aprono nuovi scenari nelle indagini sulla tragica fine della ragazza, scomparsa il 26 agosto ad Avetrana mentre andava al mare e trovata l’altra notte in una cisterna scavata in un terreno poco distante da San Pancrazio, una voragine coperta con pietre e rami secchi per nascondere l’orrore.
Michele Misseri ieri ha confermato quanto aveva già detto mercoledì sera, quando era crollato dopo dieci ore di interrogatorio nella caserma dei carabinieri: «Mi ha respinto e l’ho strangolata», ha ripetuto. Ma nel racconto sono affiorate alcune incogruenze «soprattutto quando parla – spiega il suo avvocato, Daniele Galloppa – del momento in cui ha compiuto l’omicidio. Oggi – in qualche circostanza ha detto anche di non ricordare. Non posso escludere novità e colpi di scena – aggiunge – e la mia idea è che la verità debba essere chiarita in molti punti». L’avvocato ha anche anticipato che chiederà la perizia psichiatrica e un accertamento sulla capacità di reggere un processo di Michele Misseri al quale vengono contestati i reati di omicidio volontario, sequestro di persona, occultamento e vilipendio di cadavere.
Adesso l’assassino è rinchiuso nell’infermeria del carcere: gli agenti non lo perdono di vista un attimo e lo tengono in isolamento. Lui non tocca cibo, ogni tanto beve un sorso d’acqua, a tratti piange e ripete «mi ammazzo, la faccio finita». Gli altri detenuti lo hanno minacciato: quando ha varcato la porta del penitenziario hanno cominciato a sbattere oggetti contro le sbarre; poi le urla dalle celle: «Bastardo, a morte», «datelo a noi». E c’è rabbia anche in paese: «In piazza l’assassino, pena di morte», gridano ad Avetrana.
Intanto, le indagini vanno avanti. Quel giorno Sara è stata attirata in una trappola. Lo zio l’ha strangolata nel garage di casa, ha sistemato il cadavere nel portabagagli dell’auto e ha abusato del corpo senza vita della nipote in un casolare ad alcune centinaia di metri dalla villa; poi l’ha portata in altro terreno a due chilometri e l’ha abbandonata nella cisterna. La svolta nell’inchiesta è arrivata quando è stato trovato il telefono della ragazza. E proprio attorno all’apparecchio spuntano nuove rivelazioni. Michele Misseri ha bruciato i vestiti e l’arma del delitto, ma ha tenuto il cellulare con la sim card: prima lo ha lasciato in campagna, poi l’ha abbandonato in paese, vicino a un supermercato. Ma quando ha visto che nessuno lo aveva trovato lo ha ripreso e si è presentato alle telecamere, indossando la maschera dello zio addolorato sostendo averlo trovato per caso.
I funerali di sara si svolgeranno oggi pomeriggio alle 15,30 nel campo sportivo comunale.

Ieri, nell’auditorium dedicato ai Caduti di Nassirya, è stata allestita la camera ardente dove nel pomeriggio è stata trasportata la salma di Sara, riposta in una bara bianca su cui era poggiato un mazzo di fiori. Poco dopo è arrivata la madre, Concetta Serrano Spagnolo. E la gente di Avetrana ha applaudito.

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