Marco Mondini, storico all'università di Padova: "Il rischio per il signore della guerra è la smania di potere"
l presidente dell’Ispi: l’escalation ha messo a nudo la debolezza del Cremlino
I mercenari verso la capitale, poi lo stop con la mediazione di Lukashenko. Prigozhin va in Bielorussia, nessuna accusa contro di lui. Lo zar in tv: "Guerra civile"
L'attacco apre la crepa finale nel potere di Putin. Il presidente all'angolo si appella all'unità del Paese, ma ancora non è chiaro chi rimarrà al suo fianco Il giallo del volo per portarlo a San Pietroburgo.
Il Don è diventato l'equivalente del Rubicone che Giulio Cesare attraversò nel 49 a.C.
Camporini: "Contraccolpo per i russi". Tricarico: "Crepe tra i soldati del Cremlino"
Lo zar si è scoperto all'improvviso più fragile di quanto forse lui stesso pensasse e il suo discorso di ieri appare una sostanziale dichiarazione di impotenza.
L'attacco deciso contro il parere degli alleati Suroviykin e Alekseev, del leader ceceno Kadyrov, del patriarca Kirill e dell'oligarca Malofeev. I suoi 25mila uomini insufficienti a "tenere" il Paese, ma il capo di Wagner si è illuso di essere più potente.
Sono passati trent'anni esatti da quando, per l'ultima volta, i carri armati russi spararono per le strade di Mosca. Era il 4 ottobre del 1993.
Le minacce, l'assalto poi la mediazione della Bielorussia fino alla decisione di Mosca di sospendere il provvedimento contro Prigozhin. Il riassunto delle 24 ore più surreali degli ultimi anni vissute dalla Russia e dal mondo