Un sit-in per i fratellini Bibas. "Nonostante l'indifferenza del sindaco"

Stasera a Milano, davanti a quel Palazzo che Sala non ha voluto illuminare di rosso. De Chirico (Fi): "Un fatto gravissimo il diniego". L'associazione Pro Israele: "Uccidere due bambini così non è un atto guerra". La Brigata Ebraica: "Il silenzio delle ong suona come complice". De Corato (Fdi): "Vergognoso il no. Io ci sarò col cuore"

Un sit-in per i fratellini Bibas. "Nonostante l'indifferenza del sindaco"
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Per ricordare Ariel e Kfir, e per non dimenticare gli altri ostaggi. Stasera, a Milano, alle 18.30, si celebrerà un sit-in, promosso dalla Comunità ebraica. Non un evento politico, ma un momento di umanità e di civiltà, contro l’indifferenza. «Chiediamo la solidarietà di Milano, città gemellata con Tel Aviv, per il rispetto dei diritti umani di tutti i rapiti dai terroristi di Hamas» dice rivolgendosi alla cittadinanza il presidente della Comunità Walker Meghnagi, che sarà presente, con tanti altri, non solo esponenti del mondo ebraico ovviamente.

Ha suscitato grande commozione, infatti, la sorte dei fratellini Bibas, rapiti da Hamas il 7 ottobre e uccisi barbaramente un mese dopo. E ha fatto discutere l’indifferenza del sindaco - che non ha voluto illuminare di arancione Palazzo Marino. Ha fatto discutere, e ha deluso, ma certo non ha spento il desiderio di ricordarli.

Ariel aveva 4 anni quando è stato sequestrato, Kfir solo 9 mesi. Di loro non si è avuta alcuna notizia, se non pochi giorni fa, tragiche notizie, quando sono tornati a casa in Israele dentro due bare, dopo una macabra «parata» organizzata dai miliziani palestinesi per riconsegnare i loro corpi, dopo averli usati come merce di scambio per ottenere il rilascio di detenuti condannati per reati gravissimi. E gli esami hanno poi evidenziato la loro uccisione spietata.

Una vicenda straziante, che non ha niente a che fare con le logiche, pur brutali, di una guerra. Per onorare la memoria delle piccole vittime del terrorismo islamista e antisemita, ma anche per chiedere il ritorno dei 63 ostaggi ancora in mano ad Hamas a Gaza, la Comunità ebraica promuove dunque questo evento commemorativo in piazza Scala, davanti a quel Comune che il sindaco, Beppe Sala, non ha voluto colorare di rosso (il colore dei capelli dei fratellini), come avevano chiesto di fare sia il Museo della brigata ebraica, con il direttore Davide Romano, sia l’Associazione milanese Pro Israele guidata da Alessandro Litta Modignani.

«Né il rapimento di bambini in tenerissima età, né la loro detenzione in condizioni disumane, né tanto meno la loro uccisione barbara o la spettacolarizzazione del rilascio dei loro corpi in cambio di terroristi - osserva Litta - nessuna di queste cose può essere considerata un atto di guerra, e neanche un crimine di guerra. Questi sono crimini contro l’umanità e gesti di barbare contrari alla civiltà umana». «Per questo - prosegue - avevamo chiesto un gesto di sensibilità, un segno di cordoglio e lutto alle autorità milanesi: illuminare Palazzo Marino coi colori dei capelli dei fratellini. Non l’hanno voluto fare per ignavia. Non fare niente per nessuno, la logica pilastesca è questa, ma non tiene conto del merito delle questioni. In nessun caso quest’episodio può essere considerato un atto di guerra. Quindi non si tratta di schierarsi con una parte in guerra. Ed è una bestemmia equiparare i terroristi ai partigiani che hanno liberato l’Italia. Una bestemmia contraria ai valori della democrazia e dell’antifascismo».

«Aderisco al sit-in perché Hamas e i gruppi islamisti guardano alle nostre reazioni, sanno che in tanti in occidente simpatizzano per loro - commenta Romano - Proprio per questo è necessario che il Comune mandi ai terroristi palestinesi un messaggio chiaro: giù le mani dai bambini, sia quelli israeliani che quelli palestinesi. Mai si era visto uno strangolamento a freddo di bambini ebrei di cui poi fare commercio in mondovisione. Così come è rivoltante vedere le autorità palestinesi utilizzare i loro bambini come soldati. L’odio islamista palestinese sta spazzando via ogni residuo di umanità. E in questo contesto inquietano le associazioni che si occupano dell’infanzia e delle donne, il cui silenzio suona sempre più come complice».

Il silenzio delle ong sbalordisce e il diniego del sindaco ha fatto molto discutere. «Un fatto gravissimo che getta l’ennesima ombra sul sindaco Sala - ha dichiarato in Consiglio comunale Alessandro De Chirico (Forza Italia), che oggi sarà presente - Illuminare il Palazzo voleva dire mostrare vicinanza, solidarietà e umanità per due bambini innocenti rapiti il 7 ottobre e massacrati a mani nude un mese dopo. Il sindaco ha spiegato di non volersi schierare politicamente ma ignorando quella richiesta in un momento di dolore profondo l’ha fatto, si è schierato, e ha mostrato grande codardia. Dice di essere il sindaco di tutti? Non è così. Doveva mostrare solidarietà, non schierarsi. Quello che possiamo fare noi è stare dalla parte giusta.
La speranza, ora, è che qualcuno dell’amministrazione comunale dia almeno un tardivo segnale di sensibilità. Una speranza non per gli organizzatori, ma per gli amministratori comunali: che siano in grado di riparare almeno in parte a questo incredibile passo falso che grava sull’intera città.

"Sarò presente, con la mente e con il cuore e non fisicamente a causa dei lavori parlamentari alla Camera dei Deputati, al sit-in di protesta al fianco dell’intera Comunità ebraica di Milano - dice Riccardo De Corato, ex vicesindaco, oggi deputato di Fdi - Il mio sentimento è sin dal primo momento di questa assurda guerra al fianco dell’intero popolo israeliano perché, essendo stato eletto nella città metropolitana di Milano ed essendo la stessa gemellata con Tel Aviv, trovo vergognoso e inaccettabile che Sala non abbia deciso di

illuminare la facciata del Palazzo Comunale della nostra città in onore degli ultimi bambini israeliani uccisi. Trovo altresì giusta questa protesta. Con Sala e il Centrosinistra la città, purtroppo, è sempre più antisemita".

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