Il mangianastri è stato fagocitato con ferocia dall’avanzata del lettore CD e questo, a sua volta, è stato divorato con altrettanta cupidigia dalla riproduzione in streaming della musica. Non si può mettere una toppa all’avanzata della tecnologia, non ci sono barriere che tengano, il nuovo che avanza travolge la vecchia guardia senza troppa pietà. È una legge della vita.
Planando ai giorni nostri, potremmo azzardare un parallelo fra la storia appena raccontata e la scomparsa dai radar del mercato delle auto a metano in Italia?
In un certo senso sì, seppur con le dovute proporzioni, perché il nuovo corso elettrico ha sì dato una bella mano alla – quasi – totale estinzione delle vetture a metano, ma non è l’unica causa scatenante.
Prima, però, è doveroso fare un passo indietro. Agli inizi del nuovo millennio il metano si è affacciato come una solida alternativa alle alimentazioni convenzionali, benzina e diesel, con molte Case automobilistiche che hanno puntato su questa soluzione per offrire agli automobilisti una soluzione economica, dato il prezzo molto conveniente alla pompa, ed ecologica.
Non è un mistero: il metano assicura il 20% in meno di emissioni di gas serra nell’aria rispetto a un corrispettivo motore a benzina. La graduale scalata del metano parte circa vent’anni fa, con modelli che iniziano a montare di serie l’impianto per il gas, facendo risparmiare agli utenti il costo della conversione. Sono anni durante i quali si affermano le varie Fiat Punto, Lancia Ypsilon e, soprattutto, Fiat Panda. Il 2009 è l’attimo di massimo splendore per le macchine a metano: 127.895 unità immatricolate e oltre il 5% di quota di mercato occupata. Proprio la Panda è la regina della specie in quell’annata d’oro con 65.787 esemplari venduti in dodici mesi.
La buona stella del metano risplende ancora per un po’, con tanti altri costruttori che puntano su questi veicoli. Al fianco delle italiane si fanno largo le varie Volkswagen up!, Polo e Golf, senza contare l’Audi A3 e le conturbanti Skoda. Il declino comincia nel 2020 che, insieme alla pandemia, porta con sé una decisione irreversibile: l’abbandono dello sviluppo dei motori a combustione interna a favore della mobilità elettrica.
Il bando al motore termico fissato al 2035 diventa un obiettivo da raggiungere a tutti i costi da parte delle Case automobilistiche e, va da sé, che uno dei rami da tagliare è quello del metano legato a doppio filo al motore classico.
Inoltre, il conflitto Russia-Ucraina e la conseguente riduzione della fornitura di gas ha acceso la spia rossa nei riguardi del metano, con i prezzi al distributore che sono schizzati alle stelle.
Si è passati dagli 0,98 euro al kg del 2020 ai 3,05 euro al kg del 2022. Gli automobilisti, quindi, hanno scoperto la natura instabile di questa alimentazione, soggetta a repentine oscillazioni di prezzo alla pompa.
Oggi, il costo del rifornimento si è assestato, con una media di circa 1,32 euro al kg, ma vige un sentimento di naturale sfiducia negli utenti della strada, coadiuvato dall’assenza di offerte di auto nuove alimentate a metano di serie.
I dati UNRAE di novembre 2024 certificano l’estinzione di questa specie: 0 immatricolazioni complessive nel Bel Paese. Anche le varie Skoda Octavia e Kamiq, Volkswagen Polo e Audi A3, le ultime giacenze dure a morire, si sono arrese.
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