Trieste, il basket e gli ultrà per procura che rovinano ogni domenica di sport

L'ennesimo caso di tifo malato dopo Trieste-Varese, dove un manipolo di sostenitori udinesi si sono intrufolati nel match per fare un agguato a chi esce dal palazzetto

Trieste, il basket e gli ultrà per procura che rovinano ogni domenica di sport
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Qualcuno una volta disse che in Italia di organizzato c’è solo il tifo e la criminalità. Un’esagerazione, ovviamente, eppure resta inspiegabile ciò che nella mentre umana si trasforma spesso nell’Olimpiade dell’assurdo. Ogni maledetta domenica.

Per esempio, ieri, a Trieste: al palazzetto in cui si gioca la sfida di basket contro Varese, nella tribuna dei supporter ospiti compare un manipolo di (autoproclamati) eroi a sostenere la squadra in trasferta. Saranno sì e no una trentina, e non ci sarebbe niente di strano se la metà di loro non arrivasse da…Udine. Che tra l’altro – come ricorda uno striscione della curva di casa che evidentemente attendeva la visita – in quel momento sta giocando ad Avellino. Questione di gemellaggio quello tra i friulani e Varese, insomma ci dicono, il che fa pensare che, in un caso come questo, per mettere insieme una testa di neuroni ce ne vogliano almeno due.

Insomma: la partita filava liscia per i lanciatissimi padroni di casa (finirà 107-81) e in teoria ci sarebbe solo da divertirsi, come fa giustamente il 99 per cento della gente presente sugli spalti, famiglie e bambini compresi. Gli altri, invece, ingaggiano una sfida incrociata tra insulti («Triestino vaffa», odio Udine», il resto lo risparmiamo) e gestacci reciproci, con il momento clou rappresentato da una signora che al momento del coro di dileggio salta con un neonato in braccio mostrando il dito medio (meglio educarli fin da piccoli, no?).

Risultato: Trieste vince, i triestini applaudono (anche gli avversari), i giocatori si fermano a fare foto e selfie. Poi ci sono loro, gli eroi, che per completare la giornata escono dieci minuti prima per preparare un agguato a chi sta uscendo dal palazzetto: alla fine i feriti sono 4, tra fumogeni, sirene di polizia e qualche bambino che piange.

Chissà come sono tornati a casa soddisfatti gli Ultrà per procura, quelli che poi – alla prossima inchiesta sul tifo malato - diranno che la colpa non è loro, ma del sistema che non li capisce. Eppure, anche ieri, sono stati molto chiari, perché con loro avevano portato uno striscione: «Tanto torniamo». Purtroppo hanno ragione.

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