Il pagellone del lunedì: Juve e Milan sbiadite, Napoli e Inter di misura, Viola a valanga

Il ritorno della Serie A ha deluso gli amanti del bel gioco. Le grandi vincono ma non convincono, avendo bisogno di parecchia fortuna per portare a casa i tre punti. Vi raccontiamo tutto nel nostro pagellone

Il pagellone del lunedì: Juve e Milan sbiadite, Napoli e Inter di misura, Viola a valanga

Come succede sempre dopo l’inopportuna pausa nazionali, il tifoso della Serie A attendeva in gloria il ritorno del campionato per togliersi la voglia di calcio. Purtroppo questo fine settimana ha lasciato tutti con l’amaro in bocca e la sensazione che si sarebbe potuto e dovuto fare di più e di meglio. Le prime della classe hanno portato a casa i tre punti ma con prestazioni certo non memorabili. Cosa vi siete persi se, buon per voi, eravate in altre faccende affaccendati? La vittoria fortunosa della Vecchia Signora che ha bisogno di un autogol per piegare le Aquile, la rocambolesca vittoria in 10 del Diavolo, il controverso successo della banda Conte e il ritorno al gol di Lautaro nel big match della sera. C’è stato anche spazio per la conferma della Dea e la festa del gol al Via del Mare: vi raccontiamo tutto nel nostro solito pagellone del lunedì. Buon divertimento.

Atalanta, ci pensa sempre Retegui (7)

Zitta zitta, la Dea continua a mettere in cascina risultati su risultati anche su campi non semplici come Venezia. Più che il risultato, ad impressionare gli osservatori è la solidità dell’undici messo in campo da Gasperini, specialmente dal punto di vista difensivo, dove Carnesecchi è riuscito finalmente a mantenere la porta inviolata. Riuscirci proprio alla vigilia del fondamentale incrocio di Champions con il Celtic non è un caso. Non tutto funziona al meglio, specialmente nel primo tempo, quando De Roon fa uno dei suoi rarissimi errori: nel secondo tempo Ruggeri e Djimsiti ci mettono una pezza ma non sono le uniche buone notizie arrivate da questa partita. Il cinquantesimo gol in Serie A di Pasalic è la ciliegina sulla torta di una prova quasi perfetta.

Venezia Atalanta Retegui celebrazione

Se Ederson e Zappacosta non brillano, sia De Ketelaere che Samardzic portano tanta acqua al mulino bergamasco, confermando la pericolosità dell’attacco nerazzurro in ogni condizione. Riuscire a mettere una prestazione del genere anche quando Lookman fa disastri in difesa e Zaniolo non è ancora ai livelli di una volta non è scontato. A fare la differenza sempre e comunque è un Mateo Retegui in forma smagliante, che ti spunta ovunque, mettendo lo zampino in tutte le azioni critiche della partita. A parte il cucchiaio del 2-0, decima rete tra club e nazionale di questo inizio di stagione da applausi, la fiducia dell’italo-argentino è a livelli assoluti, tanto da renderlo imprescindibile per questa squadra. Con uno del genere in campo, niente è impossibile.

Fiorentina, bentornato Beltran (7)

Il problema di ogni osservatore del calcio è come reagire di fronte al più classico dei punteggi tennistici. Rifilare sei reti senza concederne nessuna è impresa non da tutti, specialmente su un campo mai semplice come il Via del Mare. D’accordo, il Lecce vive un momento orribile e certo ha reso la vita più semplice ai Viola ma l’undici di Palladino è sembrato rigenerato dalla pausa nazionali, in grado di mettere una prestazione davvero convincente. Il fatto stesso che David De Gea sia stato con le mani in mano dopo i miracoli col Milan sta ad indicare che la Fiorentina ha girato alla grande. Visto che i salentini sono evanescenti in avanti, Dodò si scatena all’attacco, sicuro che Comuzzo e Ranieri saranno in grado di reggere alla grande.

Lecce Fiorentina Beltran

Se Adli trova sempre il passaggio giusto, Parisi riesce a segnare appena entrato mentre Bove e Sottil approfittano al meglio degli spazi concessi dalla difesa. Kean stringe i denti e lotta nonostante un problema alla caviglia, ma il proscenio va a Cataldi e Colpani, che finalmente si sbloccano fornendo reti e tantissima qualità. Ad approfittarne è il redivivo Beltran, che sembra trasformato rispetto alle prestazioni mediocri messe finora: l’argentino semina il panico nella difesa salentina, aprendo spazi per i compagni di reparto. Fondamentale, poi, la rete personale: se l’infortunio dello sfortunato Gudmundsson dovesse essere più grave del previsto, il suo contributo sarà fondamentale. Considerato i passi avanti dei viola, l’entusiasmo è più che giustificato.

Napoli, vittoria che vale doppio (6,5)

Come succede spesso, il risultato non aiuta a capire come sono davvero andate le cose al Castellani. Se fino a qualche tempo fa una vittoria in quel di Empoli era quasi scontata, da quando è arrivato D’Aversa, anche la capolista deve faticare parecchio per portare a casa i tre punti. Il fatto che i toscani abbiano passato il primo tempo a prendere a pallonate Caprile non è un caso. Proprio quando la difesa sembra sul punto di crollare, Buongiorno conferma perché Conte abbia fatto carte false per portarlo all’ombra del Vesuvio. È principalmente grazie a lui che il Napoli sopravvive ad un primo tempo orribile per poi rifarsi nella ripresa, quando Di Lorenzo ed Olivera seminano il panico nella difesa toscana. Quando si aprono spazi, Anguissa e McTominay tornano decisivi.

Empoli Napoli Simeone

Il Napoli soffre troppo l’assenza di Lobotka ed il fatto che Gilmour non riesca a prendere in mano la mediana ma, per fortuna, può contare sul contributo di Politano, che mette lo zampino nell’azione del rigore decisivo. La cosa veramente positiva di questa trasferta è che i campani portano a casa tre punti anche quando Lukaku e Kvaratskhelia mettono due tra le prestazioni peggiori degli ultimi tempi. Se il georgiano si riscatta convertendo il rigore, il belga è costretto a lasciare il campo per la disperazione. Conte, però, ritrova il Cholito Simeone ed il solito David Neres, che approfittano al meglio della stanca difesa empolese. L’importanza del tecnico pugliese si capisce da come abbia saputo rivoluzionare il Napoli all’intervallo, portando a casa una vittoria davvero pesante.

L’Inter non brilla ma vince (6)

Le annate positive si vedono quando, pur non giocando in maniera brillante, le squadre portano a casa vittorie importanti. La trasferta all’Olimpico della banda Inzaghi non entrerà nel libro dei ricordi dei fedelissimi della Beneamata ma all’Inter è bastata la solita prova attenta e qualche ripartenza insidiosa per portare a casa i tre punti. I nerazzurri non mostrano il gioco scintillante visto qualche settimana fa ma, grazie alla solidità di Bastoni e De Vrij, riescono a contenere l’attacco giallorosso e dare il via a quei contropiedi che si riveleranno decisivi. Aggiungi un paio di belle parate di Sommer, l’ottimo rientro di Barella, la prova convincente di Frattesi ed i passi avanti di Mkhitaryan ed il risultato è più o meno tutto qui.

Roma Inter Lautaro Martinez

Il fatto che l’Inter non faccia faville si spiega soprattutto con la prestazione sottotono del “motorino” Dimarco ma, per fortuna di Inzaghi, la ThuLa continua a fare il bello e il cattivo tempo. Dall’esterno sembra come se Lautaro Martinez e Marcus Thuram si diano il cambio sul proscenio per evitare che si creino ruggini. Il francese parte bene, costringendo Svilar ad una parata non semplice ma soprattutto crea sempre problemi alla retroguardia capitolina. Il Toro, invece, fatica a liberarsi dalle marcature ma, appena ha una palla buona, non si fa troppi problemi a schiantarla in fondo al sacco. Parlate quanto volete di tattica ma sono i giocatori come Lautaro a decidere le stagioni. Fino a quando giocherà così, il Napoli non potrà dormire sonni tranquilli.

Milan, perché soffrire così tanto? (6-)

Si dice che, specialmente nei momenti complicati di una stagione, vincere è l’unica cosa che conta. Almeno quando si parla del Milan mi permetto di dissentire. Quando premiano comportamenti autolesionisti, le vittorie fanno più danni della grandine. Come giudicare quindi la vittoria di misura messa dalla banda Fonseca contro l’Udinese? Non ci sono risposte facili, purtroppo. I tre punti sono arrivati, il rientro da titolare di Pavlovic è quasi perfetto, Emerson Royal è più attento mentre Fofana è costretto agli straordinari per compensare la sciagurata espulsione di Reijnders. La notizia più positiva è che Chukwueze riesce finalmente a sbloccarsi, dando una mano anche in difesa: aggiungi la solita prestazione super di Pulisic e si spiega come i rossoneri siano ancora nei piani alti della classifica.

Milan Udinese Chukwueze

La notizia del giorno, però, è l’assenza di Rafael Leão, che non viene inserito in campo anche quando il Milan rischiava l’imbarcata ed era chiuso nella propria area. Considerato come l’ingresso di Abraham non abbia funzionato, viene da domandarsi perché il tecnico lusitano abbia tenuto in panchina il connazionale. L’infortunio dell’ex romanista potrebbe complicare il cammino del Milan, che può sempre contare sull’aiuto di un generosissimo Morata e sulle accelerazioni clamorose di un Okafor che si perde solo davanti alla porta. Difficile quindi dare giudizi a questa prestazione: il gruppo è tornato unito ed ha dimostrato il solito carattere. L’azzardo di Fonseca ha pagato ma con una manona da parte della Dea Bendata. Già, ma quanto potrà durare?

Juventus, un giochista senza gioco (6-)

Mentre il resto della galassia del pallone italiana si prende a male parole per le decisioni arbitrali, il ritorno alla vittoria della Juventus è sicuramente un’ottima notizia per la tifoseria bianconera, che ha ancora qualche dubbio sul metodo Thiago Motta. Il tecnico italo-brasiliano conferma che, nonostante l’assenza pesante di Bremer, la difesa bianconera rimane impenetrabile, grazie ad un maestoso Kalulu e al partitone di Cabal, decisivo anche in attacco. Tre punti dovevano arrivare e tre punti sono arrivati ma, considerato che ha giocato un’ora in superiorità numerica, la Juve ci ha messo troppo per chiudere questa partita. Colpa di Savona, che soffre Tavares, del disperso Douglas Luiz e di un Kenan Yildiz chiuso alla grande dalla difesa laziale.

Juventus Lazio Vlahovic 2

I problemi dei bianconeri sono sempre gli stessi: quando si tratta di affrontare difese schierate, la Juve si perde in un bicchier d’acqua, lasciando troppo solo Dusan Vlahovic. Il serbo è sfortunato quando prende in pieno la traversa nel secondo tempo ma è aiutato da un migliorato Weah, da un Thuram in crescita e dal solito, indispensabile, Cambiaso. Motta conferma il suo tocco magico coi giovani: anche il classe 2006 Adzic scende in campo con zero timore e tanta voglia di far bene. Meno male, visto che Locatelli e Fagioli certo non brillano da quelle parti. L’elefante nella stanza, però, rimane sempre lì: nonostante una gara in discesa, i bianconeri non brillano e vincono grazie all’aiutino di Gila. Fortuna a parte, le chiacchiere stanno a zero: senza un gioco, un giochista non dura molto.

Lazio, la sfiga ci vede benissimo (5,5)

Dopo una serie di risultati incoraggianti, il cammino verso la vetta della Lazio si ferma allo Stadium. Perdere a Torino ci sta sempre, ovviamente, ma farlo dopo una prestazione attenta e preparata benissimo fa meno male. Baroni schiera una Lazio ordinata con un piano partita ben studiato per tornare nella capitale con almeno un punto. L’espulsione del solitamente granitico Romagnoli complica maledettamente le cose ma le Aquile comunque rimangono quadrate, frustrando per quasi un’ora le folate dell’attacco bianconero. Nella ripresa, però, Baroni non azzecca i cambi giusti e, una volta finita la benzina, viene tradito da quel Gila che aveva più volte salvato la porta di Provedel. Una vera disdetta, considerata la prova messa dai capitolini.

Juventus Lazio Gila disperazione

A tenere a galla la Lazio ci pensa il solito Tavares, con le sue galoppate incontenibili, un recuperato Guendouzi che fornisce qualità e quantità ma anche dalle partite sporche di Zaccagni e dello stesso Castellanos, più che capaci di lavorare per la squadra e sacrificarsi spesso e volentieri. Senza Dia l’attacco perde d’incisività e la coppia Isaksen-Rovella vaga sul campo senza sapere bene cosa combinare. Alla lunga, però, sono i rimpiazzi scelti da Baroni a confermare i limiti delle Aquile: se Patric va subito in crisi, Vecino e Castrovilli non riescono mai a dare un contributo, lasciando disperatamente solo il coraggioso Pedro. La sensazione, però, è che questa sconfitta sarà superata in fretta in quel di Formello: alla lunga neanche la sfiga potrà fermare questa Lazio.

Roma, perdere così fa male (4,5)

Le sconfitte casalinghe sono sempre difficili da digerire ma quando arrivano dopo l’ennesima prestazione “molle” non potranno che rinfocolare le troppe polemiche che circondano l’ambiente romanista. L’Inter che si è presentata all’Olimpico non era quella scintillante dello scudetto e, a parte il solito Lautaro, sembrava battibile. L’undici di Juric, invece, non riesce ad approfittare dell’occasione e subisce una sconfitta davvero pesante di fronte al pubblico di casa. Nonostante la solita buona prova della difesa, ci vuole qualche bella parata di Svilar per evitare un passivo più pesante: se non fosse per lo svarione di Celik, che regala il gol partita al Toro, il clean sheet sarebbe stato più che possibile. Peccato che per vincere le partite bisogni anche segnare almeno un gol.

Roma Inter Juric sconsolato

Capisci che non è serata quando il brillante Pisilli ci mette foga ma poca qualità, Cristante è poco preciso ed il figliol prodigo Zalewski rovina una prestazione mediocre con la cappellata che dà il via alla rete dell’Inter. Considerato come ha giocato Baldanzi, l’errore è chiaramente di Juric. Nel finale, quando gli ospiti si chiudono in difesa, la Roma si affida a Dybala e poi Soulé per trovare il pari ma i fantasisti non riescono a cambiare l’inerzia della gara. Se a Pellegrini manca solo l’acuto, Dovbyk riceve troppi pochi palloni per incidere al meglio.

Più della sconfitta fa male il fatto che la Roma ancora non abbia né gioco né cattiveria. Aggiungi le proteste della curva contro la proprietà ed il quadretto è di quelli che dovrebbero far rabbrividire i fedelissimi della Magica.

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