Tra i tanti classici che vengono riproposti ogni anno, a Natale, dai canali in chiaro del digitale terrestre non può non essere citato Il Grinch, film del 2000 diretto da Ron Howard e ispirato al racconto firmato da Dr. Seuss. La pellicola - che torna in tv questa sera alle 21.25 su Italia 1 - è una storia perfetta per celebrare il periodo delle feste, dal momento che parla di redenzione, amicizia e accettazione. Per i pochi che non lo conoscessero, Il Grinch racconta la storia della creatura verde del titolo (Jim Carrey), che vive da solo in cima a una collina, guardando con astio alla città di Chinonsò, dove i Nonsochì si stanno preparando a festeggiare il Natale. Disgustato dai Nonsochì e pieno di disprezzo per il materialismo che essi mettono in mostra proprio durante il Natale, il Grinch decide di scendere in città e fare dispetti a tutti. Tuttavia le cose prendono una piega inaspettata quando il Grinch salva una bambina da morte sicura. Cindy Chi Lou si rende conto allora che quella creatura verde e pelosa non è cattivo come sembra e cerca di introdurlo nella vita quotidiana di Chinonsò, soprattutto dopo aver scoperto il passato del Grinch e l'umiliazione che dovette subire da bambino perché diverso. Gli sforzi della bambina, che in un primo momento sembrano partire con il piede giusto, si risolvono in un nulla di fatto, quando il Grinch si rende conto di non poter vivere con chi lo disprezza, lo umilia e lo deride. Ma lo spirito del Natale sembra essere più forte di ogni cosa.
Il Grinch ha impiegato pochissimo tempo a diventare un nuovo classico del cinema e negli ultimi ventiquattro anni è entrato così prepotentemente nell'immaginario collettivo da diventare iconico, al punto che sarebbe impossibile immaginare un Grinch che non abbia le fattezze e l'espressività di Jim Carrey. Tuttavia per l'attore la lavorazione del film non fu affatto idilliaca come si potrebbe presumere. Sebbene Carrey si divertisse a prendere in giro il regista, la trasformazione nel Grinch era un processo lungo e sfiancante, che richiedeva almeno due ore di trucco e un'altra ora per "smontare" tutto a fine giornata, quando le riprese erano concluse. Tuttavia la vera cosa che Jim Carrey odiò, come si legge sul sito dell'Internet Movie Data Base, era la scomodità del costume, che limitava i suoi movimenti e lo faceva sentire come se fosse in trappola, imprigionato in una pelle che non era la sua. La situazione per Jim Carrey era così insopportabile che l'attore si trovò a cercare aiuto nel posto più inaspettato. Chiese infatti un consiglio a un agente della CIA e lo implorò di insegnargli alcune tecniche per "sopravvivere" a quella sfida. Quelle che Jim Carrey apprese, però, non erano tecniche comuni o all'ordine del giorno. Al contrario, erano tecniche e strategie che gli agenti segreti usavano in condizioni estreme, quando cioè erano obbligati a resistere alle torture, per mantenere la lucidità anche in mezzo al dolore. E furono proprio queste tecniche - che Carrey non divulgò mai nel dettaglio - quelle a cui l'attore fece ricorso ogni volta che le ore dentro la tuta di lattice che doveva indossare si facevano troppo lunghe e pesanti.
Si tratta senz'altro di un paradosso curioso: una storia per bambini è stata portata al cinema da un attore che considerò la recitazione una vera e propria tortura, tanto da dover chiedere aiuto ai servizi segreti del suo Paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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