Il Tribunale di Milano ha condannato a quattro anni il filosofo Leonardo Caffo per maltrattamenti e lesioni sulla ex compagna. Al centro della cronaca per l’invito alla fiera romana dell’editoria “Più libri più liberi”, l’intellettuale è stato condannato dal collegio dei giudici Clemente-Natale-Bianchi per le "inaudite violenze" nei confronti della palermitana e le "offese raccapriccianti e umilianti" rivolte alla donna fino a“far perdere alla vittima la propria dignità", invitandola in più occasioni a uccidersi per non essere riuscita"a fare nulla nella vita".
Il pubblico ministero Milda Milli aveva chiesto di condannare Caffo a quattro anni e mezzo di reclusione. Ricordiamo che nell’agosto del 2022 la gip Ileana Ramundo aveva disposto nei confronti del filosofo l'allontanamento dalla casa familiare con divieto di avvicinamento alla 31enne, che nel processo si è costituita parte civile con l'avvocata Elena Cinzia Tamayer. I giudici hanno riconosciuto tutte le aggravanti contestate tranne una, condannando il 36enne all'interdizione dai pubblici uffici e al risarcimento del danno patrimoniale e non alla ex compagna da liquidarsi in sede civile e con una provvisionale di 35mila euro oltre alle spese processuali.
In attesa delle motivazioni – depositate entro novanta giorni – il tribunale meneghino ha accusato Caffo della"sistematica e continuativa attività di prevaricazione" nella coppia. Nel mirino insulti, percosse e anche violenze fisiche, ma anche comportamenti di “controllo ossessivo e maniacale”, minacce“con frequenza settimanale”, lanci di oggetti. In particolare, all’intellettuale è stato contestato un episodio risalente all’estate 2020, quando avrebbe afferrato "violentemente la mano destra" della compagna e "contorcendogliela".
Caffo, che ha negato ogni accusa puntando il dito contro le “bugie” della ex compagna”, si è espresso così dopo la sentenza:"Va bene colpirne uno per educarne mille, speriamo educhino gli altri mille. Io sono stato uno".Tutto quello che ha fatto, lo avrebbe fatto per cercare di stare con la figlia, ha aggiunto: “Ho senz’altro fallito. Tornando indietro, se dovessi cambiare la cosa che andava cambiata non sarebbe nata mia figlia e sono felice che sia in vita. Auguro a lei e alla madre tutto il bene possibile perchè il bene non si cancella". L’intellettuale s’è detto pronto ad accettare le conseguenze della sentenza, rimarcando di possedere “un'enorme capacità di incassare merda e continuerò a incassarla”.
La battaglia giudiziaria continuerà: previsto il ricorso in appello.Soddisfatta, invece, la legale dell’ex compagna Elena Tomayer: “Oggi abbiamo messo un punto importantissimo. Ringrazio la magistratura che, in aula, ha fatto il suo dovere".
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