"Fare fuori un Cero in modo mirato". Le prove che inchiodano Mangione: la malattia, l'intervento, il taccuino

Spuntano nuove indiscrezioni in merito al 26enne incriminato per l’omicidio di Brian Thompston, ora in carcere in attesa dell’estradizione a New York. Il ragazzo soffriva di una rara patologia alla schiena

Luigi Mangione
Luigi Mangione
00:00 00:00

Una malattia dolorosa, le tante fragilità mentali, una famiglia ricca ma forse non in grado di gestire una personalità così frammentata. Spuntano nuove indiscrezioni in merito a Luigi Mangione, incriminato per l’omicidio di Brian Thompston e ora in carcere in attesa dell’estradizione a New York. Il ragazzo, per esempio, aveva recentemente descritto sui social media i suoi problemi di lombalgia e di spondilolistesi, una rara patologia della schiena causata dallo spostamento delle vertebre della colonna vertebrale. Nel 2023 aveva subito un'operazione chirurgica proprio per alleviare questa patologia dolorosa che lo accompagnava sin dall'infanzia. Sarebbe fallita e non avrebbe risolto niente, e questo, forse, potrebbe averlo spinto a colpire l'amministratore delegato della divisione assicurativa sanitaria di UnitedHealthcare. "Non ho visto alcuna prova (in merito al fatto che sia lui il killer di Thompston)", ha intanto dichiarato Tom Dickey, il legale di Mangione che gli ha consigliato di dichiararsi non colpevole. Dickey ha ribadito la sua opposizione alla richiesta di estradizione per l'imputato dalla Pennsylvania allo Stato di New York.

Mangione e la spondilolistesi

Quando Mangione è stato arrestato - in un McDonald's ad Altoona, Pennsylvania - aveva in tasca una pistola 3D e il silenziatore, oltre a 8mila dollari in contanti e circa 2mila in valuta straniera. Aveva con sè anche un manifesto di due pagine contenente pesantissime critiche nei confronti del sistema sanitario statunitense, definito "il più costoso al mondo" ma con gli Usa soltanto "al 42esimo posto per aspettativa di vita". Secondo gli inquirenti potrebbe essere proprio questo "documento" il movente del suo presunto folle gesto all'indirizzo di Thomptson: un documento, in sostanza, pieno di critiche contro la sanità statunitense, e cioè la stessa che non sarebbe stata in grado di guarire Mangione dalla spondilolistesi. Pare che il 26enne soffrisse di questa malattia alla schiena sin da piccolo, e che il problema si sarebbe aggravato in seguito ad un incidente di surf.

Nonostante i quattro chiodi inseriti nella colonna vertebrale, la tanto agognata operazione (avvenuta nel luglio 2023) non avrebbe risolto alcunché. Spingendo Mangione - che a detta dei suoi amici non poteva più avere rapporti intimi con le ragazze - ad incupirsi sempre di più. Nel citato manifesto, non a caso, si fa riferimento a un familiare non curato a dovere: non è da escludere che in quel passaggio Mangione si riferisse a se stesso. Certo è che, sei mesi fa, il ragazzo si era allontanato da tutti i suoi conoscenti, compresi genitori e famiglia. Era sparito nel nulla e aveva viaggiato tra Hawaii, probabilmente San Francisco e Giappone. La madre avrebbe denunciato la sua scomparsa il 18 novembre.

Il taccuino, le prove e le dichiarazioni dell'avvocato

In un taccuino trovato addosso a Mangione c'erano appunti su come uccidere. Il 26enne, ha scritto la Cnn, aveva escluso l'uso di "esplosivo" perchè "avrebbe colpito innocenti", mentre aveva considerato l'ipotesi di "uccidere il Ceo durante una conferenza". Thompson, 50 anni, padre di due figli, ceo di UnitedHealthcare, è stato ucciso alle 6.44 di mattina di mercoledì, davanti all'Hilton hotel, a Manhattan, dove era in programma una convention di investitori nel settore delle polizze sanitarie. "Che fare? Fare fuori un Ceo alla convention annuale dei parassiti che contano i soldi. E' morato, preciso, senza rischi per innocenti", scriveva il killer.

A Baltimora la famiglia Mangione, che può contare su un importante impero immobiliare nonché di una fondazione nota per elargire generose donazioni filantropiche, si è detta scossa per quanto accaduto. Luigi, in passato, era solito postare le foto dei suoi viaggi sui social, poi ha iniziato ad essere ossessionato della dipendenza da smartphone. Scriveva, online, di essere "preoccupato dal crescente consumismo che ci allontana dai noi stessi".

L'udienza al tribunale di Altoona, in Pennsylvania, si è intanto conclusa, e Mangione si è opposto all'estradizione nello Stato di New York. "Combatteremo secondo le regole e con le protezioni costituzionali di cui gode il mio cliente", ha detto il legale del ragazzo, Dickey, riguardo alla richiesta di estradizione delle autorità newyorchesi. Al sospetto killer è stata negata la libertà su cauzione e rimarrà in carcere in Pennsylvania in attesa del completamento dell'iter per l'estradizione. "Ci siamo dichiarati non colpevoli, almeno per le accuse in Pennsylvania.

Come ho detto, non sono a conoscenza di accuse effettive a New York", ha proseguito il suo avvocato. "Vi dico che come suo avvocato, non aveva alcuna... rappresentanza fino a quando non sono stato coinvolto questo pomeriggio. E vi dico che si dichiarerà non colpevole", ha aggiunto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica