Le concubine, i raduni, le violenze. "Per il maestro Lino il sesso libera l'energia"

Si è chiusa per estinzione dei reati il processo contro Qneud, presunta psicosetta con a capo Pasquale Gaeta, accusato di maltrattamenti, violenza sessuale ed esercizio abusivo della professione

Screen Fuori dal Coro
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"Questa non è una democrazia". Era questo il nome dell'organizzazione, smantellata e al centro fino al 17 settembre 2024 di un processo presso il tribunale penale di Viterbo, che ha visto imputato Pasquale Gaeta, alias il "maestro Lino", per maltrattamenti, violenza sessuale ed esercizio abusivo della professione ad Acquapendente (in provincia di Viterbo, appunto). Gaeta è morto il 9 settembre e quindi il processo si è chiuso con l'ultima udienza programmata.

In tribunale si è arrivati dopo le denunce e a seguito di indagini condotte in totale segretezza, rivelando risvolti inquietanti su presunti abusi e violenze al vaglio della giustizia. "Per comprendere l'inizio della vicenda - dice a Il Giornale Virginia Melissa Adamo, presidente e fondatrice di Manisco World, la nota associazione che lotta contro sette e psicosette e che si occupa della ricerca internazionale di scomparsi - dobbiamo tornare indietro di qualche anno, esattamente al novembre 2018, quando denunciai il 'maestro Lino' Pasquale Gaeta e anche la moglie Eva imperiale. La mia denuncia ha dato luogo a quello che poi è stato soprannominato 'processo al maestro Lino e santone di Acquapendente'". Imperiale o altri soggetti collegati all'organizzazione o a Gaeta non sono stati indagati.

L'organizzazione Qneud

Ogni presunta o effettiva organizzazione pseudo-religiosa è un caso a sé, anche se a volte si possono scorgere dei punti di contatto tra l'una e l'altra. "Questa organizzazione settaria era denominata Qneud, acronimo di 'Questa non è una democrazia' - spiega Virginia Adamo - Nasce come una comunità il cui ideatore era il maestro Lino che si qualificava con il titolo da psicologo e ludologo, cosa falsa in quanto dalle indagini è stato poi appurato che non era iscritto a nessun albo e che non avesse neanche conseguito nessuna laurea in psicologia, diversamente da quanto menzionato sul sito e-commerce creato per la vendita dei laboratori motivazionali ed esperienziali denominato Geolab, dove si spacciava per laureato in psicologia presso l'Università di Verona".

Gaeta, stando all'ipotesi accusatoria, sarebbe stato quindi il leader di un'organizzazione settaria ramificata, in cui tutti avrebbero avuto un ruolo: i proseliti si sarebbero occupati della ricerca di nuovi adepti, i fidelizzati avrebbero supervisionato i primi contenuti e quelli successivi proposti agli aspiranti e poi ai seguaci, e naturalmente ci sarebbe stata una base, composta da giovani ragazze che sarebbero state indotte a seguire il percorso spirituale con il maestro Lino in totale segretezza, in quanto, a detta del maestro, tale percorso prevedeva duri sacrifici necessari per elevare la loro energia spirituale ed evolversi.

"Così denominate, le concubine studiavano il modello 'osserva/sperimenta/impara', cominciavano il percorso come se fossero delle bambine che si addentravano nella fase dell'adolescenza, percorso necessario affinché venisse loro inculcato che la crescita avvenuta con i propri genitori era stata finora quella malsana. Quindi disegnavano e pitturavano, preparavano da mangiare al proprio orsetto e lo imboccavano. Ognuna di esse riportava il nome di un angelo assegnato, secondo gli studi del maestro, dovevano sottoporsi a rituali sessuali che altro non erano che richieste in relazione a perversioni sessuali e denaro o forza lavoro per arricchire i vertici della setta".

Non ci sarebbe stata solo la ramificazione, ma un complesso sistema di organizzazione. "Per avvicinare le persone alla psicosetta veniva utilizzato un luogo di ritrovo e di studio formativo artistico, il teatro. Le vittime venivano adescate attraverso dei laboratori teatrali, dove si metteva in scena lo psicodramma e dei laboratori esperienziali, questi ultimi venivano venduti sul sito di e-commerce ed erano rivolti a un target sia di minorenni che di maggiorenni. I laboratori prevedevano la frequentazione in gruppi a vari progetti, che venivano organizzati dal maestro Lino e dalla moglie Eva Imperiale. Quindi, in questo caso, capo dell'organizzazione era il maestro Lino, l'assistente, per così dire, che si occupava della parte artistica era la moglie Eva Imperiale e poi c'erano altri due soggetti, tra cui un regista di teatro e un videomaker".

Ben presto, alle istanze creative e teatrali se ne sarebbero aggiunte altre, in un percorso che segue un iter ben noto: il love bombing, l'alienazione dagli affetti pregressi, l'isolamento, il mantenimento. "La vittima subiva un processo di cambiamento interiore e di destrutturazione, come fosse stata ricreata e riprogrammata un'altra persona, o come se questa diventasse un robot", aggiunge Virginia Adamo.

"I raduni avvenivano presso la sua casa-comunità di Acquapendente e la strategia utilizzata era sempre la stessa, cioè a ogni nuovo adepto il maestro faceva credere che avesse un blocco, un nodo da sciogliere, e quindi, cogliendo l'attimo e utilizzando la frase più idonea tratta da uno dei suoi libri esoterici, faceva sì che la potenziale vittima ne rimanesse sorpresa tanto da motivarla a incuriosirsi, a dare inizio poi alla classica relazione maestro-alunno o maestro-adepto. Il 99% delle volte il blocco era causato da un problema legato alla famiglia: è bene dire che il far credere ciò alle vittime è una delle tecniche, utilizzate dai guru, che diventa parte integrante del processo di manipolazione mentale. Poi le vittime adescate a loro volta portavano altre vittime, dando vita al classico proselitismo".

Le giovani donne sarebbero state indottrinate attraverso lo studio di discipline di tipo esoterico quali la cabala mistica, l'energia kundalini, lo sciamanesimo, l'angelologia, i tarocchi, il simbolismo, la magia nera, l'occultismo, e al contempo sarebbero state sottoposte a un'alimentazione povera di valori nutrizionali, talvolta anche soggette al digiuno. Acquisite le nozioni delle letture e degli studi imposti, sarebbe stato loro richiesto di eseguire dei rituali sessuali, attraverso la messa in pratica del cosiddetto "decalogo linico": alcuni di questi rituali sarebbero state il dormire nude nello stesso letto del maestro Lino - in questo caso la moglie Eva Imperiale si sarebbe spostata nella camera adiacente - svegliarsi alle prime ore del mattino ed eseguire gli esercizi dei cinque tibetani, masturbarsi su volontà del maestro Lino, o addirittura introdurre l'uovo di giada in vagina.

Gaeta con ognuna delle vittime avrebbe contratto il matrimonio iniziatico, attraverso il quale l'adepta avrebbe raggiunto la sua purezza e avrebbe prestato fedeltà al maestro, trasformandosi da concubina a moglie e madre: da qui avrebbe dato vita al percorso di concepimento con ognuna, di un figlio di nome Eleuterio. "Lui era solito dire a ogni adepta che ogni maestro aveva una relazione segreta con la propria alunna e avere dei rapporti sessuali aiutava a elevare l'energia, a elevarsi spiritualmente nel loro percorso".

Durante le varie udienze fondamentale è stata l'audizione di un'ex-adepta il cui racconto drammatico confermava questo percorso. Quindi si sarebbe partiti da un calderone di contenuti culturali spirituali o filo-religiosi, per arrivare mano a mano a un processo di dipendenza dal leader e dall'organizzazione stessa. Qneud "si è rivelata una psicosetta di tipo esoterico. Attingevano un po' dappertutto, a tutti gli studi che venivano strumentalizzati dal maestro Lino con lo scopo di indurre l'adepto, quindi la vittima, ad adorarlo, tanto da diventarne dipendente e assoggettato alla volontà attraverso un processo di manipolazione mentale, che veniva esercitato dallo stesso maestro Lino".

Il processo contro il maestro Lino

Il processo di primo grado è iniziato a Viterbo nel 2021 e la sentenza era attesa per il 2025: come detto però tutto si è interrotto perché la morte dell'imputato estingue il reato. Nel lungo tempo del processo sono state ascoltate diverse decine di testimoni. "I testimoni che fino a oggi hanno sfilato dinanzi al collegio del Tribunale Penale di Viterbo e hanno reso delle dichiarazioni tali da ricostruire ai presenti, proprio come tasselli di un puzzle, un inquietante quadro probatorio in cui praticamente emerge che Pasquale Gaeta avvicinava a persone presentandosi come il Messia, cercava di condurle all'interno della sua comunità per poi trasformarle in schiave sessuali e per esaudire e soddisfare I suoi desideri, i suoi perversi desideri, e le vittime venivano private di ogni libero e ogni pensiero autonomo". Il collegio del tribunale era presieduto dal presidente Jacopo Rocchi, mentre la pm era Paola Conti. È stata presente Manisco World con il legale esperto in dinamiche settarie, avvocato Vincenzo Dionisi, e il consulente criminologo Sergio Caruso.

"Questo processo - illustra Virginia Adamo - era l'inizio di una battaglia di contrasto al sistema delle sette e delle psicosette ma per sconfiggere l'abuso di questi mezzi di manipolazione mentale e soprattutto per farli conoscere al grande pubblico è fondamentale denunciare, perché si possano prevenire danni ben più gravi che a volte sono irreparabili. Oggi sempre più giovani rincorrono un modello, un riferimento e spesso incappano in queste reti settarie".

La stessa Virginia Adamo vi ha preso parte e ha tenuto un diario, sul quale si legge tra l'altro: "Un fiume di nomi, fatti, dettagli, luoghi, nefandezze da cui è messa la storia di un percorso che aveva quale scopo quello di allontanare una figlia dalla propria madre per poterla così rendere debole e schiava senza alcuna via d'uscita. […] Ho dovuto narrare tutto, anche quando mia figlia doveva urinare sulla fotografia che mi ritraeva sfregio incommentabile a me come madre. Ho dato tutta me stessa nonostante la voce rotta dal dolore, nonostante il tentativo di nascondere le lacrime, volevo far conoscere la verità seppur orrenda di ciò che subito mia figlia e ciò che ho dovuto subire io come mamma. Sarò in aula e non farò mai mancare la mia presenza, la mia richiesta di giustizia, non mi arrendo".

Alla notizia della morte di Gaeta, l'avvocato Vincenzo Dionisi ha espresso disappunto sui canali social di Manisco World: "La morte del Gaeta e l’estinzione del procedimento hanno impedito di far luce su alcuni aspetti tragici e drammatici, ma anche oscuri e cupi, della storia di Qneud, non potendo raggiungere la verità e smascherare bugie; chi ha taciuto, chi ha detto mezze verità, chi non ha narrato la verità, chi si è sottratto alla testimonianza ha sempre la possibilità di farsi avanti, per rispetto delle vittime, ed affinchè non vi siano più vittime, ed anche per sé stesso, per scrollarsi di dosso l’esser stato partecipe di quella vile consorteria".

La prevenzione in un disegno di legge

Il processo contro Qneud è stato, come detto, un punto di partenza per Manisco World, che porta nelle scuole il progetto "Dottor Setta", in modo da informare i giovanissimi "su questi fenomeni e sulla pericolosità che esse comportano". Perché la verità è che chi finisce in un'organizzazione settaria non è un debole o una persona poco intelligente, e può capitare a chiunque. "Chi finisce nelle maglie di una setta è una persona che vive un momento di particolare fragilità della sua vita, di solito è talentuosa, dinamica, creativa e intraprendente. Il modello perfetto e prediletto dal guru è rappresentato da una persona con un ricco background, con potenzialità e capacità da vendere, curiosa perché è proprio la curiosità la parte favorevole al guru, che capta il momento idoneo per ingannarla. La persona che rientra in questi parametri è dedita sia all'ascolto che alla scoperta, quindi più facilmente soggetta alla manipolazione mentale che avviene con delle fasi quali il love bombing, l'isolamento, il controllo e il mantenimento".

L'informazione è fondamentale in questi casi e si avvale anche di nuovi mezzi come i social network – Manisco World realizza per esempio delle dirette ad hoc su TikTok, che è il canale più usato dai giovanissimi. I social però sono anche il terreno più fertile per sette e psicosette, per accrescere il proselitismo. "Il social oggi rappresenta lo strumento che più ingolosisce i guru e che viene maggiormente utilizzato dai guru del web che divulgano a macchia d'olio, soprattutto post-pandemia, con l'avanzare dell'era digitalizzata e a causa appunto del vuoto normativo del reato di plagio".

L'informazione quindi non basta: occorrono degli strumenti di legge per tutelare le vittime che cascano in una rete settaria. "In Manisco World con il comitato scientifico composto dal team leader, l'avvocato Luigi Ferrandino, l'avvocato criminologo Giorgia Bagnasco, l'avvocato penalista ed esperto in dinamiche settarie Vincenzo Dionisi, il consulente criminologo e psicologo Sergio Caruso, abbiamo lavorato a un disegno di legge al vaglio del senatore Fdi Sergio Rastrelli che, se approvato così com'è, prevedrà una pena carceraria da 5 a 15 anni di reclusione, più una multa da 5 a 20mila euro". Si tratterebbe di un reato perseguibile d'ufficio e le pene aumenterebbero in caso di minore età dei sopravvissuti. Attualmente molte sette però investono soprattutto sui maggiorenni: la legge attuale infatti considera allontanamento volontario un'eventuale denuncia di scomparsa legata a organizzazioni settarie.

"Bisogna riuscire a portare alla luce quella che io definisco macchina dell'inganno psicologico: significa far emergere gli elementi idonei a rivelare un sistema che è ben organizzato", conclude Virginia Adamo. Manisco World è presente e continua a lavorare attivamente sul sensibile tema delle sette e delle psicosette.

Con gli esperti del gruppo investigativo, è stato effettuato uno studio approfondito seguito da sopralluoghi e indagini difensive e sta ricostruendo una "geografia delle sette" su scala europea. Quotidianamente riceve segnalazioni e richieste di aiuto da parte di giovani vittime. "Combattere il fenomeno si può, bisogna essere coesi, formare e informare per prevenire".

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