La provincia smarrita che si ritrova senza l'impero

Quando JD Vance, vice presidente in missione, sostiene che l'Europa sta rinnegando i suoi principi democratici, tanto da mostrare paura verso i propri elettori, non dice una bestialità

La provincia smarrita che si ritrova senza l'impero
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Il solco sembra allargarsi ogni giorno di più, come un vecchio confine scavato di fresco, una cicatrice di cui si fatica perfino a ricordare l'origine. L'America non è mai apparsa così lontana. La domanda, forse prematura, è se si possa ancora parlare di Occidente. Non c'è dubbio che però qualcosa di nuovo sta accadendo o forse qualcosa che c'è sempre stato ma era sopito, addormentato, un «non detto» che anno dopo anno si è tramutato in diffidenza, rancore, rabbia. Non c'è solo la questione dei dazi, che assomiglia a una rivendicazione verso alleati deboli e furbi, o la questione della Nato che porta a ridefinire le quote dei costi della difesa. Non importa neppure che a metterla come fa Trump ricorda una sorta di «pizzo»: cacciate i soldi se non volete problemi. Tutto questo c'è e ci sono gli interessi economici, la disfida sul mercato globale, la concorrenza commerciale dove ognuno da sempre corre per sé. Gli affari sono affari. L'inatteso è su aspetti più sottili, quelli che sembrano invisibili o irrilevanti. Gli Stati Uniti e l'Europa non si capiscono più. C'è nei loro dialoghi il più classico dei «lost in translation». La frattura è culturale e non c'è neppure tanta voglia di capirsi.

C'è un indizio che svela un po' di cose. Quando JD Vance, vice presidente in missione, sostiene che l'Europa sta rinnegando i suoi principi democratici, tanto da mostrare paura verso i propri elettori, non dice una bestialità. Questo timore c'è e c'è stato, tanto da immaginare tutte le formule per tenere ai margini i partiti fuori dal sistema, quelli considerati lontani dai valori universali del vecchio continente, magari ai confini delle costituzioni. Le élites si sono rinserrate nelle loro cittadelle, senza probabilmente neppure capire quello che stava accadendo. Non c'è stata una risposta politica. Non si è cercato di capire chi arrancava nella marcia verso un mondo burocraticamente utopico, costruito disegnando castelli di carte e protocolli, con la presunzione di ingabbiare la realtà in ragnatele di regole sempre più invasive. Ci si è ostinati a insistere che questo è il bene e il bene non si discute. Ipse dixit. La parodia aristotelica si è rivelata ottusa. Il paradosso è che i partiti «buoni» si sono ritrovati a maledire le elezioni, con crescente insofferenza verso il suffragio universale. Non c'è un modo per non far votare queste bestie o, perlomeno, per anestetizzarle? È così che alla fine si è alimentato il populismo. Si sono chiusi e non è stata la mossa migliore.

Vance, da Middletown Ohio, ha ragionato su tutto questo, ma neppure lui ha voluto capire. Non percepisce i fantasmi dell'Europa. Non ne sente la storia. La democrazia americana non ha conosciuto il Novecento europeo. Non ha visto i nazisti arrivare al potere a Berlino con i voti dei tedeschi. Non ha visto dopo la seconda guerra mondiale i comunisti prendersi con le elezioni Budapest e Praga. Non ricorda neppure il rocambolesco caso italiano, con i fascisti a cui è bastato prendersi un pezzo di Parlamento. L'America, per farla breve, non ha dovuto mai confrontarsi a casa propria con i totalitarismi. Le democrazie europee sono segnate, in modo profondo, da quelle cicatrici. Non ci hanno ancora fatto i conti. La stessa «unione europea» nasce da un sogno di pace, per chiudere con le guerre continentali una volta per sempre. Non hanno però voluto un esercito comune e si sono affidate all'impero, fino a diventarne provincia. Adesso gli europei si sentono fuori, fuori dai commerci globali, fuori dai giochi che contano, come se il centro del mondo si fosse trasferito sulle sponde del Pacifico, per risvegliarsi minoranza atlantica, fuori dalle trattative di pace in Ucraina e minacciati dall'ombra di Putin. Fuori da quell'Occidente di cui si sentono origine e patria. Non hanno più punti di riferimento, come è successo ai Paesi dell'Est Europa dopo la caduta del Muro di Berlino. Non c'è più un impero a cui fare riferimento, liberi ma smarriti.

Troppo fragili per resistere come singola nazione e non abbastanza coscienti per resistere come Unione. Improvvisamente soli. È il prezzo da pagare per aver discusso in tutti questi anni soprattutto del sesso degli angeli.

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