Bombardieri russi e cinesi insieme verso gli Usa: un'amicizia scomoda ma sempre più stretta

Nella giornata di ieri due bombardieri cinesi hanno accompagnato due bombardieri russi in uno storico volo verso l'Alaska. L'amicizia tra Russia e Cina però non è quella che sembra

Bombardieri russi e cinesi insieme verso gli Usa: un'amicizia scomoda ma sempre più stretta

Nella giornata di ieri, una coppia di bombardieri strategici della Rpc (Repubblica Popolare Cinese) hanno accompagnato altrettanti bombardieri russi in un primo storico volo di pattugliamento congiunto verso l'Alaska.

I bombardieri, tipo H-6K per la Rpc e Tu-95MS per la Russia, sono stati scortati da caccia Su-30SM e sono giunti nella Adiz (Air Defense Identification Zone), dell'Alaska dove sono stati intercettati al di sopra del Mare di Bering e attentamente seguiti da caccia canadesi e statunitensi.

Il Norad (North American Aerospace Defense Command), che ha controllato la rotta dei bombardieri, ha infatti fatto decollare CF-18 canadesi ed F-16 insieme a F-35 statunitensi che hanno affiancato i quattro bombardieri nel loro volo scortandoli al di fuori dello spazio aereo di competenza statunitense, come è stato anche mostrato da un video diffuso dal ministero della Difesa di Mosca.

Questo genere di pattugliamenti verso lo spazio aereo statunitense viene fatto periodicamente dalla Federazione russa: lo scopo è saggiare le difese degli Stati Uniti o della Nato, quando i bombardieri volano verso l'Oceano Atlantico dirigendosi verso l'Islanda o il Regno Unito costeggiando la Norvegia. Sul fronte opposto vengono fatte medesime azioni, ma quando si utilizzano velivoli da ricognizione elettronica si tratta di vere e proprie missioni di spionaggio elettronico o dei segnali, come accaduto nella giornata di mercoledì sul Mar Nero.

Voli di routine quindi, che sono stati ripresi con regolarità dalla Russia dal 2008, ma questo verso le coste statunitensi effettuato con due bombardieri cinesi è il primo in assoluto.

Mosca e Pechino hanno stretto ulteriormente i loro legami per via dell'isolamento della Russia da parte occidentale: le esercitazioni congiunte, nel quadrante del Pacifico Occidentale, sono diventate più numerose.

Questa particolare “amicizia”, alquanto scomoda dal punto di vista russo per via del divario demografico ed economico tra le due nazioni, ha posto le sue prime basi col deterioramento progressivo del rapporto tra la Russia e l'Occidente: già nel 2019 un primo storico volo di pattugliamento congiunto tra bombardieri russi e cinesi era stato effettuato nei pressi dell'arcipelago nipponico. In quella occasione sempre due bombardieri russi Tu-95MS sono stati accompagnati da due bombardieri H-6K in un volo che ha interessato i cieli del Mar del Giappone e del Mar Cinese Orientale andando a sfiorare le coste nipponiche e sudcoreane e successivamente l’arcipelago delle Ryukyu sin quasi a Taiwan, volando a poca distanza da Okinawa, dove, lo ricordiamo, hanno sede numerose basi Usa tra cui quella di Kadena, da dove partono i velivoli spia statunitensi. Anche quella missione è stata attentamente seguita dalle Forze Aeree della “parte avversaria”: i velivoli russi e cinesi erano stati intercettati da caccia della Corea del Sud e del Giappone, che ha fatto decollare degli F-15 della Jasdf (Japan Air Self Defense Force). Prima di quell'evento, l'ultima intrusione nell'Adiz giapponese di bombardieri russi era avvenuta nel 2015, mentre i velivoli della Rpc, nello stesso arco di tempo, sono stati più assidui frequentatori di quei cieli: una testimonianza del lento e costante aumento della tensione.

Potrebbe stupire vedere bombardieri strategici cinesi volare verso le coste statunitensi, in realtà, nonostante sia una prima volta storica, la Cina da anni è impegnata in missioni navali che si avvicinano alle coste dell'Alaska e del Canada: uno dei primi avvistamenti di navi da guerra cinesi risale al 2015, quando quattro unità si sono avvicinate all'Alaska attraversando il Mare di Bering. Non è un caso: proprio nel 2015 la crisi per il Mar Cinese Meridionale assumeva toni più accesi per via della militarizzazione delle isole occupate dalla Cina negli arcipelaghi delle Spratly e delle Paracelso.

La Marina cinese ha proseguito periodicamente questa attività, che è andata aumentando nel corso degli anni: si fanno registrare almeno 3 avvistamenti di flotte di navi militari cinesi in quelle acque dal 2021 a oggi, l'ultima proprio tra il 6 e il 7 luglio.

In quest'ultima occasione quattro unità navali della Rpc hanno transitato in acque internazionali ma all'interno della Zona Economica Esclusiva degli Stati Uniti, ufficialmente per far valere la "libertà di operazioni di navigazione", come riferito dagli stessi cinesi interrogati dalla Guardia Costiera Usa.

Singolare che la Marina cinese faccia valere questo principio nei pressi delle coste statunitensi ma vi si opponga quando si tratta delle acque del Mar Cinese Meridionale, che Pechino considera uno specchio d'acqua su cui ha una vera e propria sovranità sebbene vi si affaccino Vietnam, Indonesia, Filippine, Malesia, Brunei e Taiwan.

Quello a cui abbiamo assistito nella giornata di ieri, invece, è una dimostrazione della supposta ferrea amicizia tra Cina e Russia a beneficio del pubblico occidentale, ma allo stato dei fatti il rapporto

tra Mosca e Pechino non è affatto un idillio ed è destinato a non durare, proprio per il nazionalismo cinese che non nasconde più di voler rivendicare ampie regioni della Russia siberiana (ad es. l'Amur).

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