Donne come "Diamanti" incastonate da Özpetek

In una sartoria cinematografica anni '70 gli uomini sono accessori. Il regista: "Sognavo un film così"

Donne come "Diamanti" incastonate da Özpetek
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Due attrici protagoniste, 21 non protagonisti e 7 figurazioni. Questo il cast, che definire corale è riduttivo, di Diamanti, il nuovo film di Ferzan Özpetek che ormai ha preso a firmarsi solo con il cognome, come fa da sempre il collega spagnolo Almodóvar al cui cinema il regista turco naturalizzato italiano è sempre stato vicino.

In Diamanti, il film di Natale di Vision Distribution che lo fa uscire in più di 400 copie il 19 dicembre, lo troviamo protagonista addirittura come attore (non accadeva dall'83 quando, aiuto regista di Maurizio Ponzi in Sono contento, compare nel ruolo di un artista di strada, un madonnaro, accanto a Francesco Nuti) interpretando un regista che convoca le sue 18 attrici preferite, quelle con le quali ha lavorato e che ha amato pensando anche a quelle con cui avrebbe voluto lavorare, come recita la dedica finale a Virna Lisi, Mariangela Melato e Monica Vitti. L'idea è di realizzare un film sulle donne, quegli esseri che, viene ripetuto nel film, «non sono niente ma sono tutto». Eccoci allora immediatamente catapultati nel passato - in tv c'è il varietà Milleluci del 1974 - all'interno di un'importante sartoria cinematografica romana, Canova, dove sono appunto le donne, a partire dalle titolari e sorelle interpretate da Luisa Ranieri e Jasmine Trinca, le uniche protagoniste mentre gli uomini appaiono in ruoli marginali di fattorini oppure di mariti molto tossici (Vinicio Marchioni).

Il film segue con maestria, anche registica con una leggiadra macchina da presa, la maggior parte delle sottotrame che scaturiscono dall'approfondimento delle psicologie delle dipendenti della sartoria, interpretate da Sara Bosi, Geppi Cucciari, Anna Ferzetti, Aurora Giovinazzo, Nicole Grimaudo, Milena Mancini, Paola Minaccioni e Lunetta Savino. Una comunità lavorativa tenuta in piedi dalla cuoca Silvana, interpretata sorprendentemente da Mara Venier che dice: «Per me tornare a fare l'attrice dopo 30 anni è stato un regalo insperato. Mi sentivo inadatta ma Ferzan mi ha convinto scrivendomi un messaggio bellissimo in cui diceva che aveva paura più di me di fare il film». Ecco i pranzi corali, tipici del cinema di Özpetek, i costumi sontuosi, le bizze delle due attrici famose, interpretate da Carla Signoris e da Kasia Smutniak. Ci sono poi i pochi maschi, come Stefano Accorsi che è un regista alle prese con la sua costumista premio Oscar interpretata da Vanessa Scalera; Luca Barbarossa compagno premuroso di Jasmine Trinca; al contrario di Vinicio Marchioni che picchia Milena Mancini (moglie anche nella vita reale).

«Negli ultimi anni - spiega il regista - volevo fare qualche cosa solo con le attrici ma pensavo che sarebbe stato molto difficile. Parlando con Luisa Ranieri mi sono ricordato dei miei sedici anni da aiuto regista, quando spesso andavo alla Sartoria Tirelli ad accompagnare i registi e gli attori. Lì sono diventato amico di miti come Piero Tosi che mi dava dei consigli per i miei copioni come oggi fa Mina». E infatti la presenza della cantante si sente con ben tre sue canzoni, a cui segue una di Patti Pravo mentre «Diamanti» è eseguita da Giorgia che l'ha scritta con Giuliano Taviani e Carmelo Travia, autori di una colonna sonora perfetta narrativamente. Sempre Mina è stata determinante per cambiare il titolo del film, da Mezza verità a Diamanti: «È stata lei a suggerirmelo - spiega il regista - perché il diamante resiste a tutto, come le donne che sono la colonna portante della vita». Un senso di sorellanza nel lavoro che arriva diretto al pubblico perché, come dice Luisa Ranieri, «abbiamo lavorato tutte insieme come se fosse un balletto».

Jasmine Trinca scherza un po' sul fatto che nel film tutte le sarte sono felici di lavorare a qualsiasi orario: «quello è l'aspetto fiabesco ma certamente il valore e il senso del racconto è condensato in questa piccola grande comunità di donne dove anche le più disgraziate trovano lo sguardo di un'altra che si posa su di loro».

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