Prove di pace tra governo e Stellantis

Annullati i 249 licenziamenti dell'indotto. Ma la gigafactory da 4 miliardi va in Spagna

Prove di pace tra governo e Stellantis
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Schiarite e primi segnali di pace tra il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e Stellantis dopo l'uscita di scena dell'ad Carlos Tavares, anche se permangono molti aspetti da chiarire, in attesa dell'imminente presentazione del nuovo (ennesimo) piano sulle intenzioni di Stellantis in Italia. La nota positiva riguarda l'indotto con il ritiro dei 249 licenziamenti e il rinnovo del contratto di fornitura per altri 12 mesi. Questi i punti cardine dell'accordo tra Stellantis e Trasnova dopo l'incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy, presenti i sindacati e le istituzioni locali.

Sempre Stellantis ha annunciato l'intesa con il colosso cinese Catl per la realizzazione a Saragozza, in Spagna, di una gigafactory per produrre batterie al litio ferro fosfato. L'accordo, che prevede un investimento di 4,1 miliardi, «integra - così una nota - il progetto della gigafactory di Acc, che Stellantis ha co-fondato e sostiene fin dal suo inizio nel 2020». Il piano con Acc prevede anche una struttura analoga a Termoli, in Italia, per un investimento di oltre 2 miliardi (1.800 i posti messi in conto al 2030) e ha visto il governo ritirare il proprio sostegno economico dopo che il progetto è finito nel congelatore, insieme a quello «gemello» in Germania. Ci ha pensato la stessa Stellantis a cercare di placare i malumori (in passato si era parlato di Spagna alternativa all'Italia), affermando che «la joint venture Acc con Mercedes-Benz e TotalEnergies confermerà i progetti per le gigactory entro il primo semestre 2025, essendo la stessa Acc ora concentrata sulla struttura francese di Douvrin».

Intanto, in vista dell'incontro che il 17 dicembre vedrà Stellantis presentare al governo il «Piano Italia», il vicepremier Antonio Tajani ha fatto sapere che «saranno reperiti fondi per circa 1 miliardo al fine di sostenere l'industria dell'auto». Affermazione che arriva alla vigilia dell'assemblea di Anfia, l'Associazione della filiera italiana automotive. Un importante segnale di attenzione verso le problematiche di un settore che si è visto tagliare finanziamenti per 4,6 miliardi. Da parte sua, il ministro Urso ricorda le richieste a Stellantis: «Un piano assertivo affinché si raggiunga l'obiettivo di una capacità produttiva di almeno 1 milione di veicoli entro il 2030; che ci sia un gruppo tecnico di monitoraggio con le imprese della componentistica che verifichi che il piano sia effettivamente rispettato, anno dopo anno». Gli ultimi dati Anfia sulla produzione in Italia sono allarmanti: l'indice generale è in caduta anche a ottobre (-32,4%) e per le sole auto il calo è del 67,8% rispetto a un anno fa.

Sul ritiro dei 249 licenziamenti nell'indotto Stellantis, Urso ha lanciato messaggi di distensione: «L'intesa raggiunta - le sue parole - segna l'inizio di un nuovo e fattivo percorso anche con Stellantis». Questo accordo nasce «nel solco del senso di responsabilità di Stellantis», rivendica il gruppo che nei giorni scorsi «aveva dato la propria disponibilità a supportare Trasnova per risolvere la situazione».

In attesa dell'ok alla domanda di Stellantis di rientrare in Acea, Luca De Meo, presidente dell'Associazione dei costruttori europei, esterna le preoccupazioni del settore a causa delle multe per chi, dal 2025, non rispetterà i nuovi limiti sulle emissioni di CO2. «In ballo - avverte De Meo - ci sono tra 15 e 17 miliardi. Entro fine anno le aziende sono costrette a prevedere la spesa nei bilanci.

Acea chiede di affrontare rapidamente il percorso per arrivare al 2035, praticando il principio di neutralità tecnologica. Con le nuove regole, i costi saliranno del 40% entro il 2030. Non ci teniamo a fare prodotti che la gente non può comprare».

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