Libano, il ruolo dell'Italia: aiuterà l'esercito a garantire il ritiro di Hezbollah

Il capo di stato maggiore cristiano potrebbe diventare presidente del Libano

Libano, il ruolo dell'Italia: aiuterà l'esercito a garantire il ritiro di Hezbollah
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L' Italia sarà cruciale per uno degli obiettivi più importanti dell'imminente tregua in Libano. Hezbollah dovrà ritirarsi dal Sud, oltre il fiume Litani, 30 chilometri dalla linea blu che divide Israele dal paese dei cedri. «Per farlo solo le LAF, le Forze armate libanesi potranno dispiegarsi nella zona meridionale assicurando lo sgombero dei gialli (come vengono chiamati i miliziani sciiti per il colore della loro bandiera nda) dal loro reticolo di postazioni» spiega una fonte del Giornale a Beirut. «L'Italia avrà un ruolo importante grazie al comando del Comitato tecnico militare che punta a rafforzare le LAF e la missione MBIL di formazione del personale militare libanese» sottolinea la fonte. Non solo: una volta garantita la tregua ed il ritiro di Hezbollah da una parte e degli israeliani dall'altra arriverà il momento di eleggere il nuovo presidente del paese. Una carica bloccata da due anni dal veto dei filo iraniani. L'uomo giusto potrebbe essere il generale cristiano Joseph Khalil Aoun, capo di stato maggiore delle forze armate libanesi. Fin dalla visita a Beirut del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sono state gettate le basi di questa soluzione. I caschi blu avranno un ruolo di appoggio, compreso il migliaio di soldati italiani della base di Shama, da settimane fra due fuochi.

Ieri le avanguardie dell'Idf, le Forze di difesa israeliane, sono arrivate fino al Litani. E il ministro degli Esteri libanese, Abdallah Bou Habib, presente alla riunione del G7 a Fiuggi, ha ribadito che come garanti della tregua, oltre agli Stati Uniti e la Francia, vorrebbe «anche l'Italia e la Spagna». Al momento ci sono già 4500-5000 militari libanesi nel Sud del Libano. Il governo di Beirut è pronto ad inviarne altri 5mila e l'intero contingente collaborerà con la missione Unifil per garantire che Hezbollah non sia più presente nell'area. L'Italia entrerà in gioco con il generale Diodato Abagnara (nella foto), che comanda da marzo il Comitato tecnico militare (MTC4L). I membri del Comitato sono Canada, Francia, Germania, Italia,

Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti. E come si legge sul sito della Difesa ha «un duplice obiettivo: il ripristino delle condizioni di sicurezza deterioratesi nell'ultimo periodo nel Libano del Sud, mediante un supporto diretto alle Forze Armate Libanesi, e il ritorno degli sfollati».

Il supporto, prevede «il potenziamento della capacità e della mobilità delle Forze armate libanesi, attraverso corsi basici e avanzati di fanteria per le nuove reclute e per le unità a bassa prontezza operativa, nonché il proseguimento di ogni addestramento in atto, sancito da accordi bilaterali e multilaterali». In pratica anche forniture militari per rendere l'esercito la forza dominante per la sicurezza del paese. Un altro tassello, dopo la sospensione legata alle ostilità, sarà la Missione militare Bilaterale Italiana in Libano (Mbil).

Dal 20 settembre il nuovo comandante è il colonnello Matteo Vitulano e con il cessate il fuoco potrà riattivare i corsi di addestramento grazie ai 160 militari italiani della missione. Il successo della tregua è un'operazione complessa e delicata, che da parte libanese dipenderà dal generale Aoun.

Usa, Francia, Egitto, Qatar e ovviamente l'Italia appoggiano la sua candidatura a presidente. E ancora di più la popolazione libanese: Un suo discorso che dava la sveglia ai politici, soprattutto sul disastro economico, era diventato subito virale sui social.

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