
Gent.mo Feltri,
ho letto con estremo interesse il suo articolo di fondo del 16 scorso «Il padre scomodo della pace». Ovviamente nessuno, penso, possa mettere in discussione l'importanza di arrivare a una sospensione delle ostilità in Ucraina e, quindi, alla pace. Ma a qualsiasi condizione? Ci sono, fra le altre, due cose che non mi convincono nella sua disamina: 1) lei parla di territori anticamente russi e abitati da russi... Mah, la storia dell'Ucraina è molto complessa e non mi sentirei di condividere la sua affermazione in quanto il territorio ucraino ha subìto nei secoli varie dominazioni e spartizioni tra cui quella russa, ma anche polacca, turca, ecc. In materia noi italiani ne sappiamo qualcosa. 2) lei afferma che, se messo alle strette, Putin non esiterebbe a scegliere l'opzione nucleare. Beh, ma allora dobbiamo rassegnarci a turno a essere invasi dalle truppe rosse senza opporci più di tanto perché altrimenti lo «zar» userebbe l'atomica? Forse esistono soluzioni intermedie che permettano di tagliare le unghie ai prepotenti per evitare di essere graffiati. Ogni guerra, di per sé, è già una sconfitta, ma anche una pace ingiusta non è da meno.
Con rinnovata stima.
Alberto Tonini
Milano
Caro Alberto,
ho letto con grande interesse il tuo punto di vista, che comprendo. Eppure non posso condividerlo del tutto e te ne spiego in modo semplice i motivi: chi di noi non auspica soluzioni intermedie tali che possano tagliare le unghie ai prepotenti allo scopo di evitare che ci graffino? Ma qui si parla di guerra nucleare, dobbiamo essere sia prudenti sia realisti. Tagliare gli armamenti atomici a Putin, quindi limargli gli artigli, non ci è dato di fare e con questa evidenza occorre confrontarci, poiché non possiamo mettere a rischio la vita di milioni se non miliardi di esseri umani. Basta un nonnulla per giungere a un punto di non ritorno e lo abbiamo sfiorato spesso, questo limite distruttivo.
In questi anni, la nostra strategia, ossia quella scelta da Europa e Usa, ne converrai, non ha prodotto nulla se non una carneficina ingiusta e terribile. Inoltre, abbiamo usato soldi pubblici per mandare armi in Ucraina, senza che questo contribuisse - e del resto, come avrebbe potuto? - ad aiutare l'Ucraina a conseguire una vittoria definitiva contro la Russia. Soltanto sperarlo è da ingenui, se non addirittura da sciocchi. Certamente, obietterai, il fatto che abbiamo sostenuto militarmente Kiev ha fatto sì che essa potesse resistere e di fatto abbia resistito contro l'aggressore. Benissimo. Ma siamo pervenuti ad uno stallo, da cui occorre uscire attraverso i negoziati e nel quale ci troviamo da troppo tempo, stallo che comporta la crescita dei morti e dei danni.
È tempo di lavorare seriamente per la pace, e non fingere di lavorarci come hanno fatto i leader europei in questi ultimi anni, e come hanno fatto anche lunedì scorso a Parigi. Non è con le provocazioni continue o minacciando l'invio di rinforzi armati in Ucraina che possiamo edificare la pace. Essa rende necessario il dialogo. A questo proposito, ti faccio notare che vertici per la pace se ne sono tenuti diversi, ma la Russia mai è stata invitata, tuttavia ora ci si lamenta del fatto che Trump voglia negoziare la pace con Putin e senza coinvolgere l'Europa, confrontandosi solo con Zelensky e il presidente russo. Ebbene, i capi di Stato e di governo europei non si sono comportati diversamente. Io credo che Trump sia il primo leader il quale dia prova di volere effettivamente lo stop al conflitto. È risoluto e non mollerà finché non avrà raggiunto il suo obiettivo, garantito in campagna elettorale. E non comprendo perché lo stiamo combattendo tanto, opponendoci a questa sua iniziativa, che dovremmo fare anche nostra. A noi che finisca la guerra sul suolo europeo conviene, eccome se conviene, poiché essa ci ha impoveriti, ha diffuso il malcontento, che lievita tra i popoli europei, i quali non ne possono più di destinare risorse finanziarie alla spedizione di armi a Zelensky senza per di più che questo sacrificio sia in qualche modo utile.
Ti ricordo che tale guerra ha altresì determinato una crisi energetica che abbiamo fronteggiato e risolto solo grazie agli sforzi diplomatici rocamboleschi di Giorgia Meloni, che subito, essendo l'Italia un Paese dipendente su questo fronte, ha cercato di sopperire alle perdite di gas russo stringendo rapporti commerciali con altri attori internazionali e acquistandolo altrove. E poi carovita, caro bollette, inflazione. Arriva Trump e nel giro di pochi giorni pare che il conflitto possa avere finalmente fine, e noi cosa facciamo? Gli andiamo contro. Alberto, Trump andrebbe appoggiato e tutta l'Europa, che è atlantica e che ha governi atlantisti, non dovrebbe rivoltarsi contro gli Stati Uniti allorché dialogano con Putin. È nostro interesse che ciò avvenga.
L'apertura del dialogo con la Russia ha segnato la conclusione della guerra fredda e l'avvento di una nuova era di distensione e benessere. Non comprendo allora perché stavolta dovremmo preoccuparci, lamentarci, dissentire. Le sanzioni inflitte alla Russia hanno recato nocumento anche alla nostra economia, e le portiamo avanti da prima dell'aggressione russa all'Ucraina. È ora di smetterla. È il momento di cambiare registro e strategia. È tempo di costruire la pace.
Questo implica che ciascuna parte rinunci a qualcosa, è chiaro. Il che non realizza una pace ingiusta, come tu la chiami, ma soltanto una pace possibile, che è sempre meglio della guerra, tanto più se questa potrebbe pure divenire atomica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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