
Quattro anni insieme. Un affido che giorno per giorno si trasforma in maternità e paternità. Poi il tribunale per i minori di Milano cala la carta rubamazzo dell'adozione: Luca dev'essere spostato e così avviene, fra pianti e urla di protesta. Si può staccare un bambino dai genitori che l'hanno accolto in fasce e l'hanno fatto crescere per un periodo così lungo?
Non è un problema di etichette, la vita umana non lo è mai, sia pure col timbro della giustizia - affido o adozione - ma di certezze esistenziali. E però la Presidente del tribunale per i minori di Milano Maria Carla Gatto difende in un'intervista alla Stampa la decisione presa: «Gli affidatari hanno autonomamente maturato la convinzione di essere la famiglia più idonea ad adottare il bambino, senza considerare il suo benessere anche nella prospettiva della crescita».
Insomma, anche se il piccolo è rimasto con loro per quattro anni, hanno sbagliato a pensare di essersi guadagnati sul campo il ruolo di padre e padre. Sapevano che prima o poi sarebbero ritornati in panchina e così è stato.
Ci può essere un vuoto vertiginoso fra le parole che scandiscono le regole e quello che accade nella realtà. Dentro questo pozzo di dolore e sofferenza scende il professor Alberto Pellai, psicoterapeuta di fama, che sui social risponde a viso aperto alla presidente Gatto: il trasferimento di Luca nella sua nuova famiglia ha generato «ciò che per noi specialisti di età evolutiva rappresenta uno dei più gravi traumi - sul piano clinico - che si possa verificare nella vita di un bambino: il trauma abbandonico».
Quel verdetto è stato per Luca uno strappo lacerante e non rimarginabile. Certo, i genitori hanno, sia pure di poco, un'età troppo alta rispetto ai parametri previsti dal legislatore che fissa a 45 anni la distanza massima di età fra le due generazioni.
Questo limite era stato superato, ma questo per Pellai è quasi un dettaglio secondario in una vicenda che per lui si è chiusa in un modo quasi tragico: «È come se avesse deciso - punta il dito lo specialista - che mamma e papà di Luca morissero contemporaneamente, scomparendo dalla sua vita».
Un bambino disperato si ritrova a dover fare i conti con quella che per
lui è la morte inspiegabile di tutti e due i suoi genitori.
«A Milano - replica Gatto - la durata media del procedimento di adottabilità è di un anno e mezzo e nell'85 per cento dei casi si arriva alla dichiarazione di adottabilità in età prescolare.
E quando non si arriva? E quando gli affetti hanno messo radici profonde, così tenaci che a portarle via si rischia di mutilare per sempre il piccolo che sta venendo su?
Sono domande che tolgono il fiato quelle di Pellai. Il medico rivela di aver incontrato quei genitori: «Li ho sentiti disperati per essersi visti strappare un bambino in 48 ore senza la possibilità di stargli accanto in una separazione così terribile».
E quell'uomo e
quella donna piangevano due volte: come papà e mamma. Ma anche pensando «al dolore che quel bambino avrebbe provato trovandosi dopo 4 anni, all'improvviso, senza mamma e papà». Un dolore disumano che lascia senza parole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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