Liguria, Orlando perde quota. I grillini: "No al Pd pigliatutto". Calenda ammette: "Un casino"

"Elly è così, è eterea". Il campo largo subisce i veti incrociati ma Schlein non interviene

Liguria, Orlando perde quota. I grillini: "No al Pd pigliatutto". Calenda ammette: "Un casino"
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«Un casino», lo ha definito con modi spicci CarloCalenda. E per il momento il «casino» Liguria continua a complicarsi, per il centrosinistra. C’è un candidato «in pectore», Andrea Orlando (foto), da mesi in attesa di investitura ufficiale, e sempre più irritato dallo stallo. C’è un’alleanza ancora tutta da definire, con la sinistra che mette veti su Matteo Renzi, Azione sull’Aventino e i Cinque Stelle talmente spaccati da avere non uno ma due candidati: uno contiano e pro-campo largo e uno grillino che dice: «Col centrosinistra? Manco morto». E non c’è nessuno in cabina di regia: complice l’agosto, le vacanze, l’abitudine (sana per lei, ma odiosa per i suoi) di Elly Schlein di staccare completamente la spina dalla politica quando vuole rilassarsi, la questione Liguria è rimasta a fermentare al sole di mezza estate.

Era stata garantita una decisione entro Ferragosto, ora si parla già di settembre. Mentre intanto venivano rapidamente chiuse le partite di Umbria e Emilia Romagna, con candidati targati Pd e coalizioni allargate. La Liguria invece resta appesa all’incertezza, e nel vuoto si moltiplicano i guai e rischia di disperdersi un vantaggio che pareva acquisito grazie al caso Toti. A chi gli chiede quando sarà fatta chiarezza sulla candidatura, Orlando risponde: «É una domanda che va fatta alle forze politiche, non a me. L’unica colpa che ho è di aver detto che non sarei indisponibile se me lo chiedessero. É chiaro a tutti però che bisogna arrivare a una stretta molto rapidamente». Il messaggio è rivolto innanzitutto a Schlein, che - accusa più di uno nel Pd - «non sta neppure provando a governare la coalizione».

Che infatti fa acqua da tutte le parti. Il terremoto interno a M5s provoca scosse a catena (vedi la faida che sta mettendo a rischio la giunta appena partorita a Bari). In Liguria ha spinto Giuseppe Conte a provocare gli alleati per non apparire subalterno, calando in pista un proprio candidato: Luca Pirondini, parlamentare, già consigliere comunale a Genova: «Il Pd non può fare l’asso pigliatutto, ci siamo anche noi». Sottobanco, i 5s fanno sapere di essere pronti a levarlo di torno, ma in cambio vogliono assicurazioni: la vicepresidenza della Regione, la candidatura futura per Genova e chi più ne ha più ne metta. Ma la mossa contiana ha fatto partire la reazione del genovese Beppe Grillo, che ha riesumato l’ex parlamentare Nicola Morra come contro-candidato. Anti-campo largo: «Col Pd manco morto».

Intanto si riapre il caso Renzi: l’ex premier si dice pronto all’alleanza anche a Genova, ma sfida il centrosinistra a «chiarire da che parte sta sulle cose da fare, ad esempio la Gronda: Grillo voleva fermarla con l’esercito, il bravo sindaco Bucci invece la sta facendo». Insorge subito il verde Angelo Bonelli: «L’intesa con Renzi non è possibile nel momento in cui lui sostiene Bucci». Quanto alle infrastrutture, non gli piacciono: «La Liguria è già stata devastata dal cemento: se questa è la linea Renzi, buona vita».

Orlando tace ma i suoi ammettono che, pm o non pm, senza una «coalizione forte anche al centro» la Liguria non si riconquista. Quindi serve Matteo Renzi, e serve anche Carlo Calenda. Il quale però si dice «molto negativo sul centrosinistra» ligure: «Vedo solo un gran caos tra loro», e nessuno a governarlo: «Elly è così, è eterea».

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