La vicenda Open Arms si chiude con l'assoluzione piena di Matteo Salvini perché «il fatto non sussiste», che era sì il bersaglio di pm dissennati e politicizzati ma soprattutto era lo strumento attraverso il quale si è provato a colpire una precisa idea di politica, quella di chi ha il coraggio di difendere i confini e dire che l'immigrazione non può essere un'emergenza infinita. Il processo era infatti nato con un intento chiaro: trasformare una scelta politica legittima in un crimine. Salvini, allora ministro dell'Interno, aveva bloccato la nave Open Arms perché riteneva prioritario difendere la sicurezza nazionale e far rispettare le regole sull'immigrazione. Una decisione dura, certamente, ma in linea con il mandato ricevuto dagli elettori e messa in pratica con atti condivisi da tutto
il governo di allora. Oggi Salvini esce da quest'aula di tribunale non solo come un uomo libero, ma anche come simbolo di una battaglia più grande: quella contro la follia di chi pensa che l'Italia non sia uno Stato sovrano, bensì un luogo dove ognuno può fare come crede. È forse la prima volta che dei giudici smentiscono in modo così clamoroso una tesi politica delle procure, e anche questo è un segnale incoraggiante: da oggi si può dire «per sentenza» che regolare i flussi migratori anche con la forza non è reato, cosa che anche sul piano politico non potrà non avere conseguenze. Questa non è solo la fine di un processo, è il naufragio di un certo modo di fare politica e di fare giustizia da parte delle procure. Ed è anche il naufragio della sinistra, non solo nel merito della questione, ma anche per aver pensato
di fare fuori un avversario politico, Salvini, consegnandolo nelle mani di magistrati amici.
Non si può infatti dimenticare che nel luglio del 2020 il Senato, coi voti di Pd, Cinque Stelle e renziani, concesse l'autorizzazione a procedere chiesta contro il leader della Lega, senza la quale questo processo non sarebbe mai iniziato. Sono passati quasi cinque anni: Salvini è vicepremier e ministro, loro arrancano all'opposizione dopo essere stati bocciati dagli italiani. Le vigliaccate, come le bugie, hanno le gambe corte.
Chi ci esce peggio sono i 3 pm e Renzi risultato decisivo nel mandare a processo. Renzi garantista solo per se stesso.
Si, ma prima di procedere non si dovrebbe verificare se i fatti esposti nella denuncia sono reali o meno? A mio parere la Procura di Palermo ha fato una figura che a definire barbina è un complimento.
Tutto il resto è noia!!!!
Che dire, artcolo ottimo, che non fa una piega.
Bravo Sallusti.