Miles Davis. La nascita del mito nelle avventurose incisioni inedite degli anni 1959-1964

Alcuni brani anticipano "Kind of Blue", il disco più venduto di tutta la storia del jazz. I nuovi pezzi furono subito stravolti nel tour in Francia (e in Italia)

Miles Davis. La nascita del mito nelle avventurose incisioni inedite degli anni 1959-1964
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Ecco il regalo più gradito per gli appassionati di jazz ma anche per tutti i cultori della vera musica. Escono in questi giorni due inediti di Miles Davis che hanno cambiato la storia della musica. Si tratta di Birth of the Blue, il lavoro di studio che ha messo le basi per il mitico Kind of Blue, e del cofanetto numero 8 delle Bootleg Series Miles In France 1963-1964 con il secondo glorioso quintetto.

Birth of the Blue, proposto in una edizione di lusso e completamente remasterizzato dai nastri originali dalla Analogue Records, in vinile da 180 grammi è un disco rivoluzionario che dà la misura della creatività di Miles sul finire degli anni Cinquanta e della sua ricerca che lo porterà rapidamente verso la creazione del jazz modale. Fu stampato nel 1959 ma ebbe poca diffusione offuscato dalla fama di Kind of Blue, definito uno dei massimi capolavori nella storia del jazz e il disco di jazz che ha venduto più di tutti con i suoi 4 milioni di copie.

Birth of the Blue vede schierato un sestetto straordinario che - oltre al leader - presenta John Coltrane al sax tenore, il torrenziale Julian Cannonball Adderley al contralto, Bill Evans al pianoforte e la sezione ritmica di Paul Chambers e Jimmy Cobb. Il gruppo era nato 15 giorni prima dell'incisione, che avvenne il 26 maggio 1958, e comprende quattro brani (tre standard e una composizione di Miles) per un totale di poco più di mezzora di musica. Ma che musica! «Queste tracce catturano un gruppo - scrive il critico Ashley Khan - raro e speciale di improvvisatori nelle loro prime settimane come ensemble. Meritano una propria narrazione, sia musicale che storica». Il jazz modale nasce proprio da qui (ma non dimentichiamo anche l'opera di Gil Evans, che non a caso lavorerà a lungo con Miles), da quattro brani dilatati e completamente ristrutturati come la composizione di Davis Fran-Dance e le tre ballad tradizionali On Green Dolphin Street, Stella By Starlight, Love For Sale portatrici della nuova estetica musicale del decennio successivo.

Già gli anni Sessanta, quelli che vedono Miles incidere col suo secondo storico quintetto dischi come My Funny Valentine e un'ulteriore evoluzione del suo suono. Il nuovo quintetto vede impegnato George Coleman al sax tenore, Herbie Hancock giovanissimo al pianoforte (si era messo in luce da poco col successo commerciale di Watermelon Man), del divo Ron Carter al contrabbasso (ancora vivo e visto poco tempo fa al Blue Note di Mlano) e il diciottenne Tony Williams alla batteria. Questo era il gruppo nel 1963, mentre nel '64 al posto di Coleman entrò il talento tempestoso di Wayne Shorter (nella sua carriera anche l'avventura jazz rock dei Weather Report) reduce dalla esperienza con i Jazz Messegers di Art Blakey.

Il cofanetto da 6 cd e 8 lp Miles In France 1963-1964 vede per la prima volta tutti i brani (per oltre quattro ore di musica) incisi durante il Festival del luglio 1963 di Antibes in Francia e quelle al Paris Jazz Festival del 1964. Musica speciale, che vola e supera l'hard bop per planare in nuovi territori dove la musica era più intensa e più piena e al tempo stessa di un lirismo inarrivabile. Estremamente interessante e stimolante il confronto tra brani come So What eseguiti a tre mesi di distanza con le due diverse formazioni e il raffronto tra il sax di Coleman e quello di Shorter. Come da copione, prevalgono gli standard ma trattati come materiale completamente nuovo e da «lavorare» come ci disse una volta Ron Carter. «Era tutto nuovo ogni sera - sottolinea Carter - c'era una direzione da prendere e l'abbiamo presa senza pensarci, sull'onda delle emozioni ma con l'aiuto del nostro virtuosismo». Basta ascoltare Autumn Leaves, il brano uscito come singolo, dilatato e improvvisato per oltre undici minuti dalla forza trainante di cinque geniali artisti. Non a caso Paolo Fresu ci ha raccontato che una volta, ascoltando la versione della stessa Autumn Leaves di Miles, di primo acchito non la riconobbe.

Due anni straordinari dunque a poco tempo da Kind Of Blue.

E in quel 1964 ci fu anche gloria per Milano, dove Miles Davis si esibì al Teatro dell'Arte con quella formazione (era la sua terza volta in Italia). Delle sue escursioni nel nostro paese dovrebbero esistere delle riprese filmate della Rai, speriamo che un giorno possano uscire sul mercato.

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