La regina Elisabetta era già un personaggio storico mentre era in vita. Man mano che gli anniversari della sua dipartita passano, gli studi sulla sua personalità e sul suo regno si fanno più numerosi, arricchendosi di punti di vista e aneddoti nuovi. Come quello raccontato di recente da Carlo III, in cui ritroviamo un’Elisabetta materna e, nello stesso tempo, decisa a non trascurare i suoi doveri di sovrana, anche se questo significava anteporre la Corona ai suoi desideri personali e a quelli dei familiari. Oppure le storie riguardanti il rifiuto del premio Nobel da arte di Sua Maestà e l’ultima annotazione sul suo diario. Ognuno di questi racconti ci presenta una sfaccettatura diversa della defunta Regina, ma tutti sono accomunati da una caratteristica, che è la base per comprenderne l’indole: il senso del dovere. Elisabetta e il suo ruolo di Regina rimarranno inscindibili nella memoria collettiva. Totalmente fusi nell’iconica figura che conosciamo.
Il bagno con la Imperial State Crown
Carlo III ha voluto condividere con il pubblico un simpatico e sorprendente aneddoto della sua infanzia. L’occasione è stata la preparazione del documentario da 90 minuti “Coronation Girls”, dedicato, come riporta il Daily Mail, alle cinquanta donne canadesi che più di 70 anni fa presero parte all’incoronazione della regina Elisabetta, nel 1953. All’epoca avevano tutte 17 anni, molte di loro non erano mai uscite dal Paese e neppure dalla loro città. Il viaggio venne finanziato dal filantropo canadese Garfield Weston. Nel 2022 le signore ancora in vita inviarono una lettera a Elisabetta II, chiedendole di prendere un tè insieme. Purtroppo Sua Maestà non ebbe il tempo di realizzare questo desiderio. Così Carlo ha pensato di omaggiare la madre e queste donne invitandole a Buckingham Palace nel dicembre 2023. Durante l’incontro, che è parte integrante del documentario, il Re ha risposto alle domande delle ospiti, soffermandosi sulla difficoltà di indossare e sostenere per tanto tempo la corona. A questo proposito Carlo ha dichiarato: “…Ricordo che io e mia sorella facevamo il bagno di sera. Mia madre aveva l’abitudine di arrivare al momento del bagno indossando la corona, per fare pratica. Non l’ho mai dimenticato. Riesco ancora a ricordarlo vividamente”.
Il “peso” del potere
Il sovrano ha spiegato: “È molto importante indossare [la Corona] per diverso tempo, in modo da abituarti. Quella grande, con cui si viene incoronati, la St. Edward’s Crown, pesa 2,23 chilogrammi. È molto pesante e più alta, quindi ti senti un po’ ansioso all’idea che possa oscillare. Devi portarla, devi guardare dritto davanti a te”. Lo stesso vale per la Imperial State Crown, da 1,03 chilogrammi, citata nell’aneddoto che vede protagonista Elisabetta. Carlo III è anche tornato con la mente al giorno dell’incoronazione di sua madre, ovvero il 2 giugno 1953, di cui rammenta molti dettagli, sebbene all’epoca avesse solo 4 anni: “Mia nonna mi spiegava le cose mentre ero lì. Ricordo molto, sì, in particolare cosa indossavo e la pettinatura che mi aveva fatto prima il barbiere”.
“Potresti romperti il collo”
La regina Elisabetta parlò degli inconvenienti dovuti al peso delle corone nel documentario “The Coronation” (2018), citato dal People: “Non puoi guardare verso il basso per leggere il discorso, devi tenere il foglio in alto, altrimenti potresti romperti il collo e [la corona] cadrebbe. Ci sono degli svantaggi con le corone, ma d’altra parte sono cose molto importanti”. I Gioielli, però, non ebbero bisogno di modifiche: “Per fortuna mio padre e io abbiamo più o meno la stessa forma della testa”, ricordò la sovrana, riferendosi a Giorgio VI.
Il Nobel per la pace alla Regina
Pochi sanno che la regina Elisabetta sarebbe stata a un passo dalla vittoria del premio Nobel per la pace. E non una volta sola. La motivazione, ha rivelato il Daily Mail, sarebbe stata incentrata sul suo lavoro di “trasformazione ed espansione del Commonwealth”. Nel 2018 la campagna in favore della candidatura della sovrana raggiunse il culmine. Il Telegraph dedicò un articolo ai meriti di Sua Maestà e alle ragioni per cui anche molti leader politici la giudicavano meritevole di un tale onore. Il laburista Frank Field, citato dal People, disse: “Se la decisa diplomazia della Regina nel tenere il Commonwealth vivo e operativo nel corso di 60 anni, un modello di come una moltitudine di nazioni nel mondo riesce a gestirsi, non la qualifica per il Premio Nobel, è difficile pensare a cosa si possa fare di più”.
“Grazie, ma no grazie”
Solo che, a quanto pare, Elisabetta non era interessata al premio già vinto da personaggi come Madre Teresa di Calcutta, Martin Luther King Jr. e Nelson Mandela. Di solito nessuno chiede l’approvazione o meno delle candidature al Nobel ai diretti interessati. Tuttavia, nel caso della Regina, il Commonwealth avrebbe chiesto “un parere” a Buckingham Palace “in più di un’occasione”. La risposta, svelata al Daily Mail da un cortigiano, fu un esempio di perfetto equilibrio tra gentilezza e ironia: “Grazie, ma no grazie”. È “un mistero irrisolto il motivo per cui la Regina rinunciò”, ha scritto il tabloid. C’è una possibile interpretazione: Elisabetta sapeva che quel premio, pur essendo un grande onore, avrebbe paradossalmente spostato le luci dei riflettori sulla sua persona, non sulla monarchia. Per Sua Maestà, invece, ogni giorno, ogni atto, ogni decisione erano una dedica alla Corona, un emblema di totale abnegazione alla vita che il destino aveva scelto per lei. Un dovere. Pertanto sarebbe giunta alla conclusione, in un certo senso, di non meritare un simile riconoscimento. Impossibile non riconoscere in questa rinuncia l’umiltà di una grande Regina.
L'ultima pagina del diario
Nel suo libro “Carlo III. Il Nuovo Re. Storia confidenziale della nuova corte d'Inghilterra” (Rizzoli, 2024) Robert Hardman ha rivelato che la regina Elisabetta portò avanti un altro dovere, quello di aggiornare il suo diario, quasi fino alla fine. L’ultima annotazione, infatti, risale al 6 settembre 2022, cioè due giorni prima della dipartita della sovrana. Elisabetta scrisse: “Edward è venuto a farmi visita”. Il riferimento, in questa frase breve e molto semplice, è a Sir Edward Young, il segretario privato di Sua Maestà che in quei giorni, ricorda il People, stava organizzando il giuramento del nuovo primo ministro Liz Truss. “La sua ultima annotazione fu pragmatica e concreta come sempre”, ha scritto Hardman, citato dal Telegraph. Del resto la Regina non avrebbe mai scritto nei suoi diari nulla di introspettivo, solo una cronaca di fatti, di eventi, di incontri che un giorno, lo sapeva bene, sarebbero diventati materiale per gli studiosi. “Non ho tempo di registrare le conversazioni, solo gli eventi”, disse Elisabetta II all’autore Kenneth Rose.
“È sorprendente che la monarca fosse diligente per quel che concerne i suoi documenti anche quando la malattia l’aveva resa più fragile”, ha scritto Tatler. Per 70 anni la regina Elisabetta ha aggiornato puntualmente il suo diario: viene da chiedersi se, quel 6 settembre, fosse consapevole che sarebbe stata l’ultima volta.
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