La Corona, la religione e il principe "imbarazzato". Così William rischia il trono

Il principe William è stato criticato per il suo atteggiamento apparentemente freddo nei confronti della religione cristiana. E qualcuno parla già di abdicazione

La Corona, la religione e il principe "imbarazzato". Così William rischia il trono

Un principe destinato a diventare Re e Capo Supremo della Chiesa del suo Paese non dovrebbe sottovalutare l’aspetto più spirituale del suo ruolo. Non dovrebbe nemmeno considerare i riti religiosi come uno dei tanti doveri da portare a termine, svuotati della loro vera essenza. È quanto rimproverano diversi esperti al principe William, convinti che il suo rapporto con la fede, in particolare con il credo anglicano, sia molto più freddo e superficiale di quello di Carlo III, della regina Elisabetta e persino di Kate Middleton. A quanto pare, infatti, con la malattia la principessa avrebbe riscoperto il significato più profondo della religione. William, invece, considererebbe tutto questo qualcosa di antiquato, perfino anacronistico. Una contraddizione per la futura guida della Chiesa anglicana che qualcuno ha proposto di risolvere, quando sarà il momento, con l’abdicazione.

“Un uomo moderno”

Gli esperti reali non hanno dubbi: il principe William non sarebbe esattamente un fedele devoto alla Chiesa anglicana di cui fa parte e che un giorno sarà chiamato a guidare. La fede è una questione molto privata e delicata, ma se parliamo dell’erede al trono d’Inghilterra diventa un affare di Stato, strettamente legato all’identità e alla Storia del Regno Unito e della monarchia britannica. Non è più solo un fatto personale, intimo, ma politico e pubblico, perché ha a che fare con la credibilità della Corona. Il principe di Galles, dicono i tabloid, dimostrerebbe una certa freddezza nei confronti della religione. Pur riconoscendosi nella Chiesa anglicana, pur sentendosi legato alle radici cristiane del suo Paese, non proverebbe un reale coinvolgimento emotivo. “È un giovane uomo moderno”, ha dichiarato l’autore Robert Hardman nella versione aggiornata del suo libro “Charles III. New King, New Court. The Inside Story” (7 novembre 2024). “Credo che lo imbarazzino alcuni aspetti del cerimoniale e della religione”.

Difensore della Fede

Questo presunto “imbarazzo” di William, la sua mancanza di “entusiasmo” nei confronti della fede, ha sottolineato Hardman, sarebbe in contraddizione con il suo futuro ruolo di sovrano e di Capo Supremo della Chiesa anglicana. Come scrive Tatler, sedersi sul trono d’Inghilterra nella duplice veste di regnante e guida spirituale “comporta alcuni obblighi costituzionali”. Non dimentichiamo, poi, che al momento dell’incoronazione il principe di Galles presterà giuramento anche come “Difensore della Fede”, un privilegio secolare dei monarchi inglesi: papa Leone X lo concesse a Enrico VIII nel 1521, per la sua fiera opposizione alle idee di Lutero. Nel 1534 lo revocò quando Enrico VIII ruppe i rapporti con la Chiesa cattolica. Nel 1544 il Parlamento inglese conferì di nuovo il titolo a Edoardo VI, specificando, però, che da quel momento in poi i sovrani sarebbero stati difensori della fede anglicana, non più cattolica. Carlo III, asceso al trono nel settembre 2022, ha voluto estendere questo titolo a tutte le fedi presenti nel regno. Quando era ancora principe di Galles, circa trent’anni fa, aveva già auspicato questa novità, proponendo di cambiare il titolo da “Difensore della Fede” a “Difensore di Fede”. Non vi è stata alcuna alterazione formale dell’espressione durante l’incoronazione del maggio 2023, tuttavia alla cerimonia erano presenti i rappresentanti delle religioni ebraica, induista, sikh e musulmana. Un cambiamento storico.

“Nessun segno di devozione”

Le fonti ascoltate da Tatler hanno assicurano: “[William] svolgerà i doveri religiosi che gli vengono richiesti”, ma “non mostrerà alcun segno di devozione religiosa rispetto, per esempio, alla tradizionale funzione religiosa di Natale a Sandringham”, che coinvolge l’intera famiglia reale. Il principe farà ciò che deve, stando agli insider, ma nulla più di questo. Proprio qui starebbe il problema: se William dovesse svolgere i suoi compiti in modo meccanico, senza alcun fervore religioso, i riti verrebbero ridotti a qualcosa di artificiale, una stanca ripetizione di formule e gesti. Andare a messa a Natale, per esempio, diventerebbe un semplice evento alla stregua di una delle tante uscite pubbliche. Solo che, d’altra parte, i sentimenti religiosi non possono essere indotti. Altrimenti altro non è che una forzatura, un’immagine fasulla, forse ancora più nociva della freddezza.

L’abdicazione o la caduta della monarchia

Qualcuno, però, sembra ritenere che questo discorso non valga per William. Nel gennaio 2024 Gavin Ashenden, cappellano della regina Elisabetta dal 2008 al 2017 ha tuonato a Gb News, citato da Tatler e da Newsweek: “William non mostra alcun segno di vivacità rispetto alla vitalità della fede cristiana…Potremmo fare un referendum, instaurare una repubblica e ricominciare. Molti Paesi lo fanno. Ma compromettere gli accordi…va oltre la nostra portata. Ci vorrebbero un esercito di avvocati e una decina di anni per farlo”. La soluzione, non meno dolorosa e altrettanto difficilmente realizzabile, sarebbe un’altra secondo Ashenden: “O [William] accetta il fatto che questo è il ruolo che svolge, che gli piaccia o no, [un ruolo] che in effetti è parte dell’onere della monarchia, oppure, se sente di non riuscire a farcela, dovrà farsi da parte e abdicare, vedere se c’è qualcun altro nella royal family che riesce a farlo”.

“Non è un segreto”

“Nei circoli reali non è un segreto che [il principe William] non condivida né la spiritualità del Re, né tantomeno l’incrollabile devozione della Regina [Elisabetta] nei confronti della Chiesa anglicana”, ha scritto Hardman, citato da Newsweek. Il confronto con l’attitudine religiosa e spirituale di Carlo III e di sua madre evidenzia ancora di più l’apparente indifferenza di William nei riguardi delle questioni di fede. “Suo padre è molto spirituale e felice di parlare di fede, ma il principe no”, ha rivelato un insider all’autore, aggiungendo: “[William] non va in chiesa ogni domenica, ma neppure la maggior parte del Paese. Ci va a Natale e a Pasqua, tutto qui. Rispetta le istituzioni, ma istintivamente non è a suo agio in un ambiente religioso”.

La “responsabilità” religiosa di Elisabetta

“Penso ci siano state solo due domeniche, da quando sono qui, a parte il periodo del Covid, in cui [la regina Elisabetta] non è andata in chiesa”, ha ricordato alla Bbc Kenneth Mackenzie, che è stato per 15 anni il cappellano a Balmoral. L’uomo ha raccontato anche che la defunta sovrana amava tornare con la mente a quando era bambina e suo padre, Giorgio VI, le cantava degli inni religiosi per farla addormentare. “Sapevo che [la Regina] sentiva, in qualche modo, una chiamata dal suo popolo e, ancora di più, si [sentiva] chiamata da Dio Onnipotente”. Nel messaggio natalizio del 2017, riportato dal Guardian, Elisabetta II parlò anche di “responsabilità personale di fronte a Dio”, poiché riteneva che il suo destino di sovrana fosse una volontà divina (pensiero comune in molte monarchie del presente e del passato) e molte volte, nei suoi discorsi, ribadì la forza della sua fede.

La “spiritualità” di Carlo III

Re Carlo III avrebbe uno spiccato senso della spiritualità, ma il suo rapporto con il sacro sarebbe un po’ più strutturato rispetto a quello di sua madre, anche grazie a interessi, curiosità e letture mirate. Il sovrano, pur mantenendo salde le sue radici cristiane, sarebbe sempre stato molto aperto verso le altre religioni. Prova ne sarebbe la già citata incoronazione. Ian Bradley, autore del libro “God Save The King. The Sacred Nature of the Monarch” (2023), ha spiegato al Guardian: “[La fede di Carlo è] profonda e forte, ma più incline alla ricerca, più intellettuale, più complessa” di quella della defunta Regina. “Lui è chiaramente attratto dalla Cristianità ortodossa dell’Est e dagli aspetti dell’Islam. È interessato a tutti gli aspetti della spiritualità”. Il rapporto con la Chiesa anglicana, invece, sarebbe stato un po’ più turbolento: come ha riportato Tatler in una lettera scritta a Balmoral il 24 agosto 1998 e indirizzata all’amico e interior designer Dudley Poplak, l’allora erede al trono ha scritto di percepire tutte le chiese cristiane, compresa quella anglicana, “corrotte dal ripugnante politicamente corretto”. Nella stessa missiva, finita all’asta quest’anno, Carlo ha ammesso anche di provare un legame profondo con “le tradizioni senza tempo” della Chiesa ortodossa. Ciò non deve stupire: ricordiamo che il principe Filippo, date le sue origini, venne battezzato secondo il rito della Chiesa greco-ortodossa e si convertì all’Anglicanesimo quando sposò la regina Elisabetta, nel 1947.

Kate e la riscoperta della fede

William avrebbe anche un altro termine di paragone: sua moglie. La principessa del Galles avrebbe riscoperto e approfondito i suoi legami religiosi nei duri mesi segnati dalla scoperta del cancro e dalle cure. L’esperto reale Robert Jobson ha rivelato a Hello che, dalla fine della chemioterapia, Kate starebbe riconquistando la sua vita passo dopo passo. “…La malattia è stata un’esperienza che le ha cambiato la vita. [Kate] ha cambiato il modo di vivere la sua vita e credo che farà le sue scelte”. L’esperto ha parlato di un nuovo modo di percepire se stessa e il ruolo di principessa. Di un cambiamento profondo innescato proprio dal cancro. Tale trasformazione, secondo Hardman, avrebbe toccato anche la sfera religiosa: “La principessa…ha sviluppato un interesse nelle questioni di fede come conseguenza della sua condizione”.

Il futuro di William

Il principe William dovrebbe riuscire a trovare un compromesso tra le radici religiose della monarchia e i suoi sentimenti. Entrambi, infatti, sono fondamentali per l’evoluzione da erede al trono a Re, ma anche nel suo percorso umano. Non possiamo sottovalutare, infatti, che la figura del monarca ha “due facce”, diciamo così: quella umana e quella regale (anche se spesso la prima deve essere celata dietro la seconda). Il fatto che l'erede al trono sia "un giovane uomo moderno", come ha detto Hardman, non esclude affatto che possa trovare questo punto d'incontro tra dovere e convinzioni personali (o che addirittura possa scoprire, in qualunque momento della sua vita, la fede.

In altre parole religione e modernità non sono necessariamente in contraddizione. Molto dipende dal nostro buon senso e dall'apertura mentale). Non sarà facile. Richiederà un lungo percorso di introspezione, ma William ha ancora tempo per compierlo.

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