“Non siamo pronti per quello che sta arrivando, tra 4-5 anni”. Così si è espresso nella giornata di ieri il Segretario generale della Nato Mark Rutte, poche ore prima del nuovo massiccio attacco lanciato dai russi – 93 missili e 200 droni - contro le infrastrutture energetiche dell’Ucraina. Il presidente Volodymyr Zelensky ha accusato Mosca di “terrorizzare milioni di persone” e ha affermato che “una forte reazione del mondo è necessaria” come unica strada per “fermare il terrore”.
Il nuovo attacco russo
Partiamo dagli ultimi eventi. Le forze di difesa di Kiev sarebbero riuscite ad abbattere 81 missili, di questi 11 grazie all’intervento dei caccia F-16. Tra le regioni più colpite dal blitz russo ci sono quelle occidentali ucraine. Svitlana Onishchuk, a capo della regione di Ivano-Frankivsk, ha detto che l’area è stata interessata dal “più grande attacco” dall’inizio della guerra di aggressione russa. Il ministro dell’Energia Herman Halushchenko ha fatto sapere che si sta facendo il possibile per “minimizzare le conseguenze negative per la rete energetica”.
Il ministero della Difesa di Mosca ha confermato la portata del raid - sono state colpite “strutture energetiche criticamente importanti che permettono il funzionamento del complesso militare industriale” - precisando di aver agito in segno di ritorsione per un attacco compiuto mercoledì scorso dall'Ucraina contro una base aerea russa. Il Guardian riporta che in quasi tre anni di conflitto Mosca è riuscita a distruggere circa la metà della capacità produttiva energetica ucraina. Il 28 novembre il Cremlino ha colpito le infrastrutture industriali di Kiev con 200 tra missili e droni generando pesanti interruzioni di corrente in un momento dell’anno in cui il freddo è un fattore che rischia di incidere sul morale della popolazione.
Secondo Andrian Prokip, esperto del Kennan Institute, attacchi di questo tipo sono destinati a continuare almeno sino all’insediamento del nuovo presidente americano il 20 gennaio. “I russi”, spiega Prokip, “vogliono che Trump creda che l’Ucraina sia già distrutta”. “Questo è il piano di pace di Putin”, ha detto Zelensky. “Così vuole negoziare, terrorizzando milioni di persone”, ha proseguito il presidente ucraino. Il destinatario del messaggio sembra essere proprio The Donald che ha manifestato la volontà di porre fine al più presto al conflitto e i cui consiglieri di politica estera nelle scorse ore hanno fatto trapelare l’ipotesi di dispiegare lungo la linea di contatto tra Ucraina e Russia un contingente a guida europea composto da 200mila uomini.
L'allarme di Rutte
È in questo contesto, e mentre funzionari americani rivelano che lo zar potrebbe usare per la seconda volta il missile ipersonico Oreshnik a capacità nucleare, che si inserisce l’allarme pronunciato dal nuovo Segretario generale della Nato Mark Rutte. "La nostra deterrenza è buona, ma quello che mi preoccupa è il domani”, ha dichiarato Rutte al convegno del Carnegie Europe a Bruxelles indicando che “il pericolo si muove verso di noi a grande velocità e non dobbiamo voltarci dall'altra parte".
“Quello che sta succedendo in Ucraina”, ha affermato il capo dell’Alleanza atlantica “potrebbe succedere anche qui. A prescindere dall'esito della guerra, non saremo al sicuro nel futuro a meno che non siamo preparati ad affrontare il pericolo". Rutte deve fare i conti con il cambio di amministrazione alla Casa Bianca e deve scongiurare il ritiro americano dalla Nato più volte evocato da Trump.
Per questo motivo e considerata la crescente aggressività russa, il Segretario generale ha esortato i Paesi dell’Alleanza a “passare ad una mentalità di guerra e a spingere la nostra produzione e la nostra
spesa nella difesa”. Obiettivo: spendere in tale campo ben più del 2% per presentarsi compatti di fronte alla minaccia alla sicurezza mondiale posta, come ricordato da Rutte, non solo dalla Russia ma anche dalla Cina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.