Che la Cina segua con attenzione gli sviluppi della guerra in Ucraina non è un mistero. Le mire cinesi su Taiwan rendono indispensabile per Pechino lo studio della reazione occidentale all’aggressione russa in vista di una possibile invasione dell’isola di Formosa. Uno scenario che per gli americani potrebbe materializzarsi entro i prossimi tre anni. Sino ad ora però non si conosceva quanto fosse organica e strutturata l’analisi del conflitto nell’Europa orientale compiuta dall’erede del Celeste Impero.
A svelare nel dettaglio come l’Ucraina sia diventata per la Cina un vero e proprio caso di studio è il Wall Street Journal, il quale riporta che Pechino ha istituito un gruppo interagenziale già nei primi mesi dell’operazione militare speciale di Mosca con l’obiettivo di comprendere come aggirare o mitigare le sanzioni dell’Occidente.
Secondo le fonti anonime consultate dal quotidiano Usa, tale gruppo ha studiato l’impatto delle misure punitive approvate dalla coalizione che sostiene Kiev e ha prodotto “regolarmente” rapporti ad uso e consumo della leadership cinese. Come parte dell’iniziativa intrapresa dal gigante asiatico, funzionari del Paese del dragone compiono visite a Mosca con una certa continuità presso il ministero delle Finanze, la Banca centrale e altri enti coinvolti nel contrasto alle sanzioni. Un ennesimo segnale della crescente collaborazione tra i due rivali degli Stati Uniti.
I cinesi sanno che in caso di crisi a Taiwan gli strumenti che verranno applicati contro di loro saranno simili a quelli adoperati contro i russi, spiega Alexander Gabuev, direttore del Carnegie Russia Eurasia Center. Alcune delle lezioni più importanti apprese da Pechino riguardano l’importanza della diversificazione delle riserve estere, dei punti di forza e dei limiti delle alleanze e dei pericoli legati all’essere troppo dipendenti dalle catene di approvigionamento globali. Non è sfuggito poi a Zhongnanhai l'aggiramento delle sanzioni sul petrolio attraverso l'impiego di una flotta composta da centinaia di "navi fantasma".
A proposito dei rapporti che intercorrono tra Mosca e Pechino, gli osservatori riconoscono che sin qui il supporto della Cina ha permesso alla Russia di attutire i contraccolpi economici derivanti dal conflitto. Per bilanciare gli scambi tra le due nazioni e permettere alla Federazione di sopperire eventualmente alle esigenze cinesi in caso di conflitto a Taiwan il presidente Xi Jinping ha autorizzato la promozione di maggiori legami economici e commerciali con il vicino.
Le autorità cinesi hanno comunque fatto sapere di essere “sempre impegnate a condurre normali scambi e a cooperare con tutti i Paesi del mondo, Russia inclusa, sulla base dell’uguaglianza e del reciproco vantaggio”. Allo stesso tempo le fonti del Wall Street Journal precisano che il lavoro del gruppo di studio sull'Ucraina non vada letto come un segnale di un’invasione imminente dell’”isola ribelle” ma solo come un prepararsi ad uno “scenario estremo” determinato da un conflitto armato e dalle sue ripercussioni economiche.
Nelle ultime ore la tensione intorno a Taipei ha però raggiunto nuovi picchi. Il presidente taiwanese Lai Ching-te ha infatti inaugurato la sua missione nell'Oceano Pacifico facendo una breve tappa nelle Hawaii dove ha dichiarato che “dobbiamo combattere insieme” agli Stati Uniti “per prevenire una guerra”. Non si è fatta attendere la reazione di Pechino.
Chen Binhua, portavoce dell'ufficio per gli affari di Taiwan del Consiglio di Stato cinese, ha condannato le parole di Lai e si è rivolto a Washington chiedendo di "rispettare le promesse politiche di non sostenere l'indipendenza di Taiwan" e di gestire la questione "con prudenza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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