Affondo di Putin contro Mattarella: "È blasfemo". La difesa di Meloni: "Insultata l'Italia"

L'attacco del Cremlino (a scoppio ritardato e pretestuoso) è un messaggio contro l'Europa in vista dei negoziati sull'Ucraina

Affondo di Putin contro Mattarella: "È blasfemo". La difesa di Meloni: "Insultata l'Italia"
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Nove giorni di silenzio, poi l'affondo inatteso del Cremlino contro Sergio Mattarella. Che arriva nelle stesse ore in cui a Monaco di Baviera il vicepresidente americano JD Vance attacca duramente l'Europa, paragonandola a un'autocrazia «dove la libertà di parola è in ritirata», un regime repressivo che è una «minaccia» più di Russia e Cina. In mezzo la telefonata di Donald Trump a Vladimir Putin per iniziare a negoziare la conclusione del conflitto ucraino, un accordo che la Casa Bianca vuole trattare in prima battuta con Mosca, coinvolgendo solo in un secondo tempo l'Ue e Kiev.

Ma andiamo con ordine. Lo scorso 5 febbraio, durante una lectio magistralis a Marsiglia, il capo dello Stato ha tenuto un lungo intervento nel quale paragonava l'attuale situazione mondiale a quella degli anni Trenta, spiegando come furono soprattutto la crisi economica, il protezionismo e la sfiducia tra gli attori mondiali a causare un progressivo sfaldarsi dell'ordine internazionale che mise in crisi il principio della convivenza pacifica, portando alla Seconda guerra mondiale. «Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi» e «prevalse il criterio» delle «guerre di conquista». «Fu questo - ha aggiunto Mattarella - il progetto del Terzo Reich in Europa e l'odierna aggressione russa all'Ucraina è di questa natura». Passano ben nove giorni e da Mosca arriva la reazione durissima della portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. «È strano e folle sentire invenzioni così blasfeme dal presidente della Repubblica dell'Italia, un Paese che sa in prima persona cosa sia veramente il fascismo», attacca. E rincara la dose: «Sono parallelismi storici scandalosi e francamente falsi».

Insomma, una risposta a scoppio davvero molto ritardato, veicolata dall'agenzia governativa Tass e certamente sproporzionata nei toni, perché da un intervento di 28 minuti estrapola una singola analogia che, peraltro, in questi anni è stata proposta da molti storici ed esperti di geopolitica. Tutte circostanze che lasciano supporre che l'attacco sia studiato e strumentale. Oltre che legato ai contatti in corso tra Trump e Putin per chiudere il conflitto in Ucraina. Il Cremlino, sceglie di colpire Mattarella non solo perché è il capo dello Stato di un Paese fondatore dell'Ue (peraltro uno dei più decisi nel sostegno a Kiev). Ma anche perché è da sempre un fiero europeista che sin dal giorno dell'invasione russa di tre anni fa difende con fermezza le ragioni dell'Ucraina. Mentre apre ai negoziati con Washington, insomma, Mosca ci tiene a far sapere che l'Europa resta un interlocutore ostile. E se non siede al tavolo della trattativa oggi, non dovrà farlo neanche in futuro. Messaggio che - magari sarà solo una coincidenza - arriva nel giorno della predica di Vance contro le democrazie europee «sempre più simili a regimi autocratici».

Il Quirinale sceglie di non replicare e si limita a far filtrare che «il presidente è assolutamente sereno» e «rimanda alla lettura del discorso pronunciato a Marsiglia». Un modo per ribadire che non vi è stata alcuna equiparazione della Russia alla Germania nazista, ma solo un accostamento del metodo di conquista militare.

Non si fanno attendere, invece, le reazioni di governo, maggioranza e opposizione. Che l'attacco di Putin riesce a compattare come forse mai prima in questa legislatura. «Gli insulti della portavoce del ministero degli Esteri russo - dice la premier Giorgia Meloni - offendono l'intera nazione che il capo dello Stato rappresenta. Piena solidarietà a Mattarella che da sempre sostiene con fermezza la condanna dell'aggressione perpetrata ai danni dell'Ucraina».

E con il capo dello Stato si schierano il vicepremier Antonio Tajani (l'altro vice, Matteo Salvini, sceglie invece il silenzio), i presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, i leader dell'opposizione Elly Schlein e Giuseppe Conte e i big di tutto l'arco parlamentare.

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