Se lo ricordano bene in tanti, nel mondo dell'ultradestra bolognese, Rodolfo Poli. Settantatrè anni portati male, una vita attraverso tutte le declinazioni della nostalgia mussoliniana, scivolando dal Fronte della Gioventù sempre più in là, sempre più a destra. Per approdare infine nella scheggia impazzita che ieri viene colpita dalla retata della Procura bolognese contro i nazisti di Werwolf Division e Alba Nuova. È la frangia estrema del suprematismo bianco, tenuta a distanza anche dai gruppi «storici» del neofascismo italiano, tipo Casa Pound o Forza Nuova. Ma inserita in un circuito dove confluisce di tutto, dalle dottrine esoteriche al negazionismo vaccinale, in un mix potenzialmente esplosivo. E dove persino i piani di agguato alla premier Meloni assumono dettagli così precisi dal venire presi sul serio dagli inquirenti.
È un mondo dove i rapporti tra gruppi viaggiano sui canali Telegram, scavallando confini e lingue. Interlocutori diretti dei nazisti nostrani di Werwolf sono le bande collegate al network Terrorgram, che portano a gruppi famigerati come gli americani The Base e Atomwaffen Division, messi al bando dalla Gran Bretagna nel 2021 per la natura paramilitare e terroristica dei loro metodi di addestramento, o Misanthropic Division, la fratellanza nazionalsocialista ucraina. A fare sentire la voce italiana nel network provvedere Ardire.org, il sito gestito da Andrea Ziosi, il principale arrestato. Un sito dove tra teorie demenziali («Ebraismo e pedofilia, storia di un rapporto oscuro», e via di questo passo) vengono veicolati i messaggi di appoggio all'invasione russa dell'Ucraina.
Il vero collante del network eterogeneo di Terrorgram è l'antisemitismo nelle sue declinazioni più fanatiche, che porta a una militanza esplicita a favore della resistenza palestinese e di formazione jihadiste. É così che viene coinvolto nella rete dei bolognesi di Werwolf un personaggio colorito come il tenore Joe Fallisi, un ex anarchico che nel 2010 con la Freedom Flotilla cercò di forzare il blocco di Gaza, scatenando la reazione della marina militare israeliana. E che ora si ritrova in cella insieme a gente come Daniele Trevisani, che ha il mito dei terroristi neri degli anni Settanta: «Ho visto anche le interviste a Vinciguerra e Freda, sono di una fermezza, una irremovibilità aliena», «gente di un'altra galassia, nessuno si è pentito».
Nella rete di Werwolf c'è di tutto: duri e puri, complottisti, anche qualche palese svitato. In un solo caso, nelle carte, appaiono tracce di contatti con il neofascismo classico: è Simonetta Cesari, amica e discepola di Ziosi, a fare da tramite tra il leader neonazista e il nuovo responsabile bolognese di Forza Nuova, Luca Bongiovanni, accreditandolo per l'apertura di una nuova sezione. Ma l'accordo non va in porto. Perché quelli di Werwolf non sono una frangia estrema dell'ultradestra, sono un mondo a parte. Tanto che a maggio 2023, quando una serie di perquisizioni portarono alla luce l'inchiesta in corso e i nomi degli indagati, molti nel neofascismo bolognese caddero dalle nuvole. «Certo, Poli lo conosciamo bene - racconta un veterano del movimento - ma gli altri erano dei perfetti sconosciuti. Ci dicemmo: e questi chi cavolo sono?».
Ma il delirio che affiora dalle chat su Telegram della banda non esclude la pericolosità di Werwolf. Che non sta tanto in improbabili colpi di Stato ma nel sostegno concreto all'estremismo e al terrorismo arabo: come dimostra, secondo i pm, il contatto tra Ziosi e un giovane militante della «Fossa dei leoni», organizzazione paramilitare palestinese, cresciuto a Bologna insieme alla famiglia, passato nel 2022 a combattere in patria e poi tornato a Bologna.
E «tra le file della Werwolf Division ha militato anche un palestinese, Zyad Abu Saleh, che in quanto ex appartenente all'Olp era ritenuto da Trevisani funzionale al progetto eversivo poiché presumibilmente in grado di assemblare ordigni esplosivi». È lì, nell'alleanza tra neonazisti italiani e terrorismo arabo, in nome dell'odio per Israele, che sta la vera pericolosità di Werwolf.
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