Bimba salvata in mare, i punti oscuri del naufragio

Lampedusa, "niente ipotermia". Cos'è accaduto veramente

Bimba salvata in mare, i punti oscuri del naufragio
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Cosa è accaduto veramente a 10 miglia da Lampedusa nella notte tra il 10 e l'11 dicembre? C'è stato un naufragio? Perché non se ne trova traccia? Sono domande a cui deve dare una risposta la procura di Agrigento, che ha aperto un'inchiesta dopo il rinvenimento in acqua di Yasmine, 11 anni, da parte dell'equipaggio del Trotamar III della Ong tedesca Compass Collective alle 3,20 di mercoledì. Questa è la versione degli attivisti che stando a quanto dichiarato dopo l'approdo a Lampedusa alle 6 di mercoledì hanno avvertito in mare le urla della bambina e le si sono avvicinati guidati dalla sua voce. Ieri la guardia costiera ha convocato lo skipper e l'equipaggio a cui la piccola avrebbe raccontato di essere originaria della Sierra Leone e di aver perso nel naufragio il fratello.

In questa storia tutto è avvolto nel giallo. I racconti della bimba, infatti, non trovano riscontro nelle prove acquisite dagli investigatori né nel referto medico del Pte di Lampedusa, dove è stata condotta dopo lo sbarco sull'isola. Yasmine (che ora è in una comunità protetta nel trapanese) dice che il barcone salpato domenica 8 da Sfax, in Tunisia, con a bordo 45 persone, è affondato per una tempesta e che lei, inizialmente con due compagni di viaggio poi annegati, avvolta nel suo giubbotto di salvataggio, si è aggrappata a due camere d'aria. Dopo molto tempo sono arrivati i soccorritori. Il suo quadro clinico non collima con il racconto. Il referto parla chiaro: «Non era in stato di ipotermia, ma in buone condizioni. Yasmine era un po' disidratata dice il dirigente medico Francesco D'Arca -. Ma dopo 4 ore circa ha lasciato l'ospedale» ed è stata condotta all'hotspot. Se fosse stata in stato d'ipotermia, com'è naturale dopo giorni in mare, sarebbe stata trasferita subito con l'elisoccorso in un ospedale di Palermo rilevano i sanitari - in quanto le sue condizioni sarebbero state molto gravi. Probabilmente non sarebbe neanche viva. Secondo alcuni medici, considerato che la temperatura del Mediterraneo arriva al massimo a 18 gradi, la bimba non sarebbe potuta sopravvivere più di 15 ore, specie col mare in tempesta. Non è l'unica cosa che non torna. Perché le ricerche via mare e aeree finora non confermano che sia avvenuto un naufragio: non solo non si avvistano corpi, ma nemmeno scarpe, vestiti, bidoni di gasolio e tutto ciò che affiora dopo l'affondamento di una barca.

Che ci faceva, dunque, una bambina in mare sola? Cos'è accaduto davvero? Se si vuole ipotizzare che, come ritengono alcuni medici, la bambina sia in «confusione temporale», per cui non ha reale contezza del tempo trascorso in acqua, la spiegazione non chiarisce, però, il mancato rinvenimento di ciò che era sul barcone affondato.

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