A poche ore dal pronunciamento della Cassazione sul quesito referendario sull'autonomia differenziata, la festa di Atreju apre la giornata proprio con un dibattito sulle riforme. L'attenzione è tutta puntata su Roberto Calderoli. Il ministro delle Autonomie e degli Affari Regionali, arrivando al Circo Massimo, inizialmente si sottrae alle domande dei cronisti che lo seguono tra gli stand. Poi si lascia sfuggire una prima battuta. «Se mi preoccupa il referendum? Sono contento», esordisce. La porchetta di Ariccia però contribuisce ad addolcirlo. «Io spero di unire l'anno prossimo l'Abruzzo, il Piemonte e il Sud del Paese così da dimostrare che non ci saranno più cittadini di serie A e serie B. Come la montagna, il cibo unisce il Paese ed è importante che questo funzioni meglio. Per intenderci: se a Bolzano si mettessero a fare la porchetta, non la mangerebbe nessuno. Quindi, con l'autonomia cercheremo di vendere la porchetta di Ariccia a Bolzano». Da lì a poco il dibattito si sposta sul palco dove Calderoli si confronta coni ministri Paolo Zangrillo e Maria Elisabetta Alberti Casellati (foto). Il primo affondo è sulle modalità con cui la notizia del via libera al referendum è stata resa pubblica. «Mi rammarico del fatto che alle ore 15.20 io, che magari in maniera non dignitosa, rappresento un ministro di un governo, non abbia in mano la motivazione dell'ordinanza della Cassazione. Il primo organismo che ha ricevuto questa ordinanza è La Repubblica che non mi sembra un organo costituzionale. Vuol dire che c'è una talpa che ha passato ai giornali la notizia, e questa non è leale collaborazione tra organi dello Stato». Poi il giudizio sulla sentenza con la promessa di tenere duro e non mollare. «Sono soddisfatto della sentenza della Cassazione, perché dichiarando ammissibile il referendum di fatto dice che la legge 86 è viva, vegeta e gode anche di buona salute. Premesso che poi sarà la corte Costituzionale a giudicare sull'ammissibilità, quando si esprime il popolo, il popolo ha sempre ragione».
La questione referendum viene affrontata frontalmente anche da Luca Zaia. «Oggi abbiamo una novità, pare che ci sarà un referendum. Ora però avete un problema, cioè quello di trovare i voti» dichiara il presidente del Veneto. «Penso sia fondamentale che chi crede nell'autonomia non debba andare a votare, visto che è un referendum col quorum. La partita si giocherà su questo punto».
Festeggia Elly Schlein: «Dopo la pronuncia della Corte costituzionale che ha smontato l'Autonomia bisognerebbe che il governo si fermasse, che fermasse i negoziati e che abrogasse questo testo, per recuperare credibilità dopo lo strafalcione che hanno fatto». Chi professa ottimismo è Lucio Malan, presidente dei senatori di FdI, parlando a «Un giorno da pecora».
«Se si andrà al referendum io penso che lo vinceremo anche con buoni margini, perché è facilissimo spiegare le nostre spiegazioni». E Maurizio Gasparri, ricorda che «occorre attendere la valutazione della Consulta» tanto più che «sono stati sollevati dubbi da autorevoli costituzionalisti».
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