Imam, facoltà, cortei e amicizie a sinistra. Così sono penetrati gli odiatori di Israele

Ecco come le frange più radicali lavorano per fare proseliti e accreditarsi in politica

Imam, facoltà, cortei e amicizie a sinistra. Così sono penetrati gli odiatori di Israele
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I cortei, gli incontri nelle sedi istituzionali, le strette di mano. Una rete anti-Israele è attiva da tempo in Italia. Opera dalle piazze alle università, spesso ispirata dall'islam politico. E questa penetrazione ha un obiettivo preciso: spostare l'opinione pubblica su posizioni radicalmente ostili allo Stato ebraico. Una delle figure più inquietanti, fra quelle accreditate nel rapporto Elnet, è quella dell'imam Ryiad Bustanji. Vecchia conoscenza dell'Italia. Dieci anni fa il cosiddetto «sapiente» giordano-palestinese era stato invitato dalle moschee milanesi a condurre il Ramadan all'Arena con 10mila persone (salutate da un rappresentante del sindaco). Scoppiò un caso per una intervista rilasciata poco prima a una tv mediorientale in cui Bustanji enfatizzava il «martirio» religioso, rivelando di aver portato sua figlia a Gaza per imparare dalle donne palestinesi come si allevano i figli al «jihad». Da allora Comunità ebraica e moschee non si parlano. Bustanji è poi ricomparso. Un articolo di «Mosaico», della Comunità ebraica, nel 2019 dava conto dell'incontro fra il capogruppo 5 Stelle in commissione Esteri, Gianluca Ferrara, e una delegazione di «Parlamentarians for Jerusalem». E per il deputato Lucio Malan (oggi Fdi), di questa delegazione facevano parte Mohammed Hannoun e Bustanji, che nel 2017 aveva partecipato a un «Festival della solidarietà col popolo palestinese» (ribattezzato «festival dell'odio») con due associazioni e un logo che cancellava Israele dalla mappa geografica del Medio oriente. Quel «festival» era articolato su tre tappe, fra cui Assago, dove era prevista la partecipazione di Manlio Di Stefano, allora capogruppo 5 Stelle in commissione, spiccate propensioni anti-israeliane, poi sottosegretario agli Esteri.

Altra figura cruciale è proprio l'architetto Mohammed Hannoun. Il 7 ottobre, pochi giorni fa, con la sua «Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese» è stato indicato dal Tesoro Usa come uno dei finanziatori di Hamas. Già 3 anni fa «Repubblica» ha dato notizia del fatto che la sua controversa Ong era stata segnalata all'antiriciclaggio con conto bloccato, proprio per rapporti con Hamas. Lui si difende («Abbiamo intento umanitario», «sono stato indagato dal 2002 al 2010 e assolto da tutte le accuse») ma imbarazza. Laura Boldrini ha dovuto minimizzare le circostanze di una foto che ritrae una loro stretta di mano (in altre compare con Alessandro Di Battista in iniziative pro palestinesi). Anche di Hannoun si parla da tempo nel nostro Paese. Nel 2023 a Malmö (sito Infopal) ha guidato la delegazione italiana alla Conferenza europea dei palestinesi. Con lui Stefania Ascari (5 Stelle). Già nel 2009 Hannoun era comparso nel caso della preghiera islamica sul sagrato del Duomo. Hannoun promuove da anni manifestazioni contro Israele: «Siamo qui per dare supporto alla resistenza palestinese» diceva già a fine ottobre 2023 di fronte alla stazione Centrale, sul furgone che apriva il corteo con la bandiera della Associazione palestinesi in Italia. «Noi stiamo con tutta la resistenza palestinese», gridava, mentre i volantini dei collettivi di sinistra definivano l'attacco del 7 ottobre come un «capitolo eroico» una «eroica e sacrosanta risposta contro la politica di aggressione e sterminio». Di chi? Dei «sionisti», ovvio. E una settimana dopo, da un altro di quei cortei di Milano sono partiti gli allucinati cori «Uccidiamo gli ebrei!».

Qualcosa del genere era accaduto nel dicembre 2017: Hannoun fu fra i promotori di una serie di discussi cortei anti-Israele (e anti-Trump, il pretesto era Gerusalemme capitale) fra cui il famigerato sit-in in piazza Cavour in cui vennero urlati cori jihadisti e antisemiti, che sollevarono proteste (non proprio trasversali) tanto da indurre gli organizzatori a scrivere una lettera di scuse al prefetto.

Accanto ad Hannoun c'era Sulaiman Hijazi, altra figura della rete anti-Israele, che negli anni passati parlava di Hamas come del «nostro movimento della resistenza» e oggi è vicino al centro islamico di via Padova, che un tempo era noto per la condanna al terrorismo e oggi con i suoi vertici è apertamente ostile a Israele. E sarà assegnatario di quella che dovrebbe essere la prima moschea di Milano.

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