nostro inviato a Dubrovnik
L'ex premier polacco Mateusz Morawiecki è l'ospite d'onore del panel che chiude il secondo congresso sulla famiglia organizzato a Dubrovnik da Ecr. Una presenza attesa, anche perché l'esponente di Pis è destinato a succedere a Giorgia Meloni alla presidenza del partito dei Conservatori e riformisti europei. Un passaggio di consegne nell'aria da tempo, anche visto l'impegno che Palazzo Chigi inevitabilmente comporta per la leader di Fdi. Non è un caso che oltre a parlare di politiche per la famiglia, Morawiecki concluda il suo intervento in Croazia con una lunga riflessione sul «conservatorismo moderno» che dovrebbe puntare ad «accompagnare le innovazioni del mondo intorno a noi preservando ciò che è radicato nella tradizione e nei valori cristiani». L'ex premier polacco auspica «un approccio ragionevole e di buon senso», così da «presentare un'offerta interessante per le nuove generazioni».
Quando scende dal palco, però, Morawiecki si sofferma anche sui tempi di attualità, a partire da quella che per Ecr è una partita fondamentale: la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione Ue.
L'audizione in commissione Regi è prevista per il 12 novembre. Teme problemi o pensa che arriverà ad avere i voti necessari?
«Sicuramente lo spero. Sostengo Raffaele con tutto il cuore e sto facendo lobbing per lui. Cerco di trovare quanti più amici possibile nel Parlamento europeo e nelle commissioni, perché è molto importante che la sua nomina venga ratificata. Fitto sarà uno dei pilastri più importanti della nuova Commissione e sono fermamente convinto della sua capacità non solo di destreggiarsi tra gli scogli, ma anche di riuscire a trovare un terreno comune su molti progetti importanti. Dopo aver parlato molte volte con Giorgia Meloni, so che Fitto e la delegazione italiana sono concentrati sul riconquistare competitività in Europa nel contesto della decarbonizzazione e del cambiamento tecnologico. Serve un piano ambizioso e credibile e Fitto è così esperto da riuscire a trovare il percorso adeguato, con investimenti per questa nuova politica economica, climatica e demografica di cui abbiamo discusso qui a Dubrovnik».
Il gruppo di S&D, però, non ha gradito che a un esponente di Ecr sia stato affidato un ruolo apicale.
«Sento le polemiche provenienti dal campo socialista. E, va detto, non mi piacciono. Peraltro, insieme ai Patriots, Ecr e il Ppe hanno dato vita in molte occasioni a una maggioranza per realizzare cose diverse. E questo indipendentemente dalla coalizione che ha votato a favore di von der Leyen qualche mese fa. Io penso che su queste basi possiamo costruire una vera coalizione per il futuro, per occuparci di ciò di cui l'Europa ha davvero bisogno».
L'11 e 12 dicembre a Varsavia si terrano gli Study days di Ecr. Pensa che potrebbe essere il momento giusto per eleggere un nuovo presidente dei Conservatori?
«Potrebbe essere, ma ancora non è stato deciso nulla. È tutto nelle mani di Meloni, che è stata ed è un grande presidente di Ecr. Ne parleremo in un futuro non troppo lontano».
Ha invitato la premier a Varsavia?
«L'ho fatto, ma mi rendo anche conto di quanto lei sia impegnata. Ne abbiamo parlato tre giorni fa a Bruxelles, mi ha detto che proverà ad esserci, ma resta da vedere se sarà possibile».
Lei comunque è pronto per un eventuale passaggio di consegne?
«Lo sono, certamente lo sono».
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