«Mil-lan-te-ri-e». L'ex sottosegretario M5s alla Difesa Angelo Tofalo finisce risucchiato nel vortice delle 4mila pagine dell'informativa dei carabinieri di Varese alla base dell'inchiesta sulla spy story milanese, strattonato in un paragrafo a pagina 827 perché uno degli hacker che lavorava per Carmine Gallo e la sua Equalize lo chiama pesantemente in causa. Scrivono i carabinieri: il 19 gennaio Nunzio Calamucci parla con l'amministratore della società del rapporto di quest'ultimo con l'ex deputato Tofalo, «l'ho chiamato, quando io fornivo le informazioni come ausiliario al Dis (la Direzione che sovraintende a Aise e Aisi, ndr) lui era quello che ci organizzava i servizi». «Non sono affatto amico di questa persona e ne prendo totalmente le distanze. Ritengo ci siano molte millanterie», insiste l'ex grillino al telefono con il Giornale. Non sappiamo se è orfano di Beppe Grillo o se sta con Giuseppe Conte («con la politica ho chiuso», ci tiene a dire), sta di fatto che la sua presenza nelle carte - oltre a infangarlo - apre scenari inquietanti. Calamucci nel brogliaccio trascritto dai carabinieri dice che Tofalo «è un mio pari corso, solo che lui ha fatto carriera a spinta, adesso è ancora giù a Roma», secondo la ricostruzione a Tofalo Calamucci racconta a Gallo di «essersi confidato» con lui circa «la piattaforma e la presenza sulla stessa di dati riservati esfiltrati dalle Banche dati strategiche nazionali», scrivono i militari. D'altronde, dice ancora Calamucci, «con lui c'è un rapporto proprio aperto» di cui sarebbe informato anche Enrico Pazzali, il presidente di Fondazione Fiera Milano che si è autosospeso dopo l'indagine a suo carico. Tutto vero? «Gli accertamenti fino ad oggi eseguiti non hanno permesso di trovare un riscontro diretto ai contatti tra il Tofalo ed il Calamucci ma vi sono riscontri dei contatti tra il Tofalo ed il presidente di Osint Italia, Lapi Mirko» che secondo i carabinieri aveva «rapporti confermati e riscontrati» con «membri e fiancheggiatori del gruppo di via Pattari». L'ipotesi degli inquirenti è che la piattaforma Beyond che ha fatto la fortuna della centrale di dossieraggio sarebbe stata una replica dell'infrastruttura alla base dell'Agenzia per la cybersicurezza. Merito anche del lavoro tra Calamucci e l'analista Osint (indagato) Mattia Coffetti o il tesoriere Antonio Rossi.
«Questa è una Repubblica delle banane, immagino che tra gli oltre 800mila spiati ci siano dentro tutti i parlamentari negli ultimi quattro o cinque anni», insiste al telefono prendendo le distanze dagli indagati. «Questa persona non è un amico, ho visto la foto su Google, non la conosco». Chissà se il suo nome o quello di suoi ex colleghi è nei tanti faldoni arrivati ieri alla Dda di Roma. L'accusa di essere al corrente dei giochi sporchi di Equalize è gravissima, smonta la narrazione che la sinistra invoca da giorni, ovvero che questa sia una faida nel centrodestra, lui non cede: «Io sono parte lesa, presto mi procurerò le carte».
Millanterie o meno, Tofalo ha un profilo perfetto. Ingegnere con la passione per l'informatica e il calcio (con tanto di scudetto del campionato dell'Ordine degli ingegneri), il Nulla osta di sicurezza in tasca, in passato è stato al centro di episodi un po' disinvolti, persino un Boia chi molla! urlato in Aula. Venne sfiorato da un'inchiesta di Napoli mentre in Turchia parlottava con un politico libico islamista non riconosciuto, tale Khalifa Gwell, conosciuto tramite una presunta trafficante di armi, tanto che Matteo Renzi ironizzò: «Tofalo tratta con la parte sbagliata e non se n'è accorto». «L'ex premier diffama poi scappa, non si è presentato alla mediazione», disse qualche mese dopo. Alla fine il pasticcio diplomatico costò salatissimo all'ex componente del Copasir, condannato a 26mila euro tra spese processuali e risarcimento.
Su Facebook si vede in video con mimetica e mitra imbracciato («Per capire cosa si prova, non ho fatto il militare»), da membro della commissione Difesa chiese di creare il ministero della Cybersecurity, nel Conte 1 si mise a litigare con l'allora ministro Elisabetta Trenta («è consigliata male, il nemico è chi dentro l'apparato si muove senza l'indirizzo ed il controllo politico»), da sottosegretario si bullò di avere «la delega per i carabinieri» come Francesco Cossiga, non è il primo né l'ultimo grillino ad aver flirtato con the dark side of the Moon eppure oggi (giustamente) invoca in una storiaccia a tinte foschissime lo stesso garantismo che considerava carta straccia.
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