"Il No alla von der Leyen isolerà l'Italia". Smentita la sinistra che tifava contro Meloni

La fiducia a Fitto conferma l'intesa tra Ursula e la premier

"Il No alla von der Leyen isolerà l'Italia". Smentita la sinistra che tifava contro Meloni
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Ha vinto il buonsenso e hanno perso i dietrologi spinti soltanto dalla partigianeria. Con il buonsenso ha vinto anche la Meloni. La nomina di Fitto annulla, infatti, in un sol colpo fiumi di parole spese per accusare la nostra premier di una politica «isolazionistica». All'indomani della nomina della von der Leyen a luglio, quando il partito della Meloni come quello di Salvini hanno negato il sostegno all'elezione bis del presidente della Commissione, in tanti hanno vaticinato tempi oscuri per il nostro Paese. I meno pessimisti parlavano semplicemente di un'Italia isolata nello scacchiere internazionale. Tra gli uccelli del malaugurio non erano pochi quelli che prefiguravano conseguenze ancora più disastrose. A nulla valsero allora le spiegazioni di Carlo Fidanza, capogruppo a Strasburgo. Fratelli d'Italia non poteva esprimere lo stesso voto dei rappresentanti della Sinistra. D'altronde, facevano notare in molti, non c'erano problemi all'interno della maggioranza di casa nostra nella quale c'è il partito dalla quale la von der Leyer proviene, ovvero il Partito popolare europeo. Quella della premier, titolava allora Italia Oggi è una «scelta fallimentare», mentre il Foglio commentava ironico che la «Meloni è riuscita a essere irrilevante nell'Unione europea». Il Domani fece ancora di più: accusò la premier italiana di aver votato «contro Ursula e contro gli interessi dell'Italia». La Repubblica, manco a dirlo, ha parlato di quel voto contrario come di un «autogol» osservando che ora «l'Italia rischia di finire in serie B». Anche un uomo navigato e saggio come Romano Prodi (nella foto) si è messo sulla stessa linea dei vaticinatori di sventura. Quel voto, per l'ex premier, dimostrava che «non siamo più determinanti», immaginando per il nostro Paese un futuro in balia dei capricci dei potenti del mondo. In un suo commento sulla Repubblica lo stesso Massimo Giannini arrivava a usare la parola «dissennata» per descrivere la scelta di Fratelli d'Italia.

Che i rapporti tra Meloni e von der Leyen siano sempre stati buoni e che tra le due sia sempre stato registrato un atteggiamento ampiamente collaborativo è sembrato nel luglio scorso, al moneto della riconferma della von der Leyen, irrilevante. La nomina di Raffaele Fitto smentisce tutte queste previsioni. E lascia sul campo anche gli estenuati «rosiconi» che non potendo più additare la Meloni come colpevole di aver ridotto il nostro Paese a un ruolo di semplice comparsa riversano su Fitto il loro livore ideologico». «È una Commissione troppo spostata a destra, come dimostra l'ingresso di Fitto - tuona Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana - Il gruppo di The Left voterà contro». Il leader dei Verdi Angelo Bonelli è ancora più tranchant: «Fitto? Ritengo che non sia la persona adatta a svolgere questa funzione». Il presidente di +Europa, Riccardo Magi, va oltre immaginando un futuro difficile nei rapporti di Palazzo Chigi con la Commissione. Ignorando ovviamente il fatto che Fitto e la Meloni sono espressioni dello stesso partito.

«Meloni e Salvini, davanti alle difficoltà che attendono il governo sui conti pubblici - dice -, faranno di tutto per scaricare la colpa della loro incompetenza e approssimazione sull'Unione Europea. Fitto dovrà innanzitutto difendersi dal loro e dall'antieuropeismo».

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