Parà morto in caserma a Pisa, pene ridotte ai due ex caporali. "Scieri fu vittima di nonnismo"

Panella condannato a 22 anni di reclusione, Zabara a 9 anni e 9 mesi: concorso in omicidio

Parà morto in caserma a Pisa, pene ridotte ai due ex caporali. "Scieri fu vittima di nonnismo"
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Ora il mistero non c'è più. Ci sono due condanne, confermate in appello, anche se le pene vengono ridimensionate. Furono i caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara a uccidere Emanuele Scieri nel perimetro della caserma Gamerra di Pisa. La corte d'assise di appello di Firenze abbassa le pene, rispettivamente a 22 anni e 9 anni, 9 mesi e 10 giorni, ma l'impianto accusatorio, in attesa delle motivazioni, tiene. E l'avvocato Alessandra Furnari può dire di aver centrato l'obiettivo: «Ora abbiamo certezze importanti. Ci sarà un ricorso in Cassazione, ma questa storia è finalmente a un passo dalla fine».

Il giallo lascia spazio a una vicenda di sevizie e torture, alle pratiche vergognose, allora in uso nell'ambiente dei parà, del nonnismo. Scieri, un ragazzo di 26 anni destinato a fare l'avvocato, sparì dalla circolazione la sera stessa del suo arrivo alla Gamerra. Era il 13 agosto 1999, ma solo il 16, dopo un incredibile vuoto di tre giorni, il suo corpo fu trovato ai piedi di una torretta su cui era stato costretto a salire, fra bastonate, spinte e calci e da cui alla fine precipitò.

Allora, nel clamore dello scandalo, la procura di Pisa non riuscì ad afferrare la verità, mentre un carosello di generali e ufficiali della Folgore, pure una delle brigate più titolate delle nostre forze armate, si lanciava in un vortice di dichiarazioni temerarie facendo balenare altre ipotesi: incidente, suicido o chissà che altro. Anni dopo, Corrado Scieri, papà di Emanuele, mi disse: «Mio figlio è morto e nessuno ha saputo spiegarmi cosa sia successo».

Ma il tempo qualche volta è galantuomo e alla fine gli investigatori hanno afferrato il bandolo della matassa che li ha portati in quel clima avvelenato ed eccitato di umiliazioni e violenze nel segno di una malsana tradizione militare. Un piccolo mondo malato, esplorato con scrupolo da una Commissione del Parlamento che ha dato materiale e miccia ai pm. L'inchiesta bis si è concentrata su tre soggetti che all'epoca erano stati chiamati in causa da un'altra vittima di abusi, Alessandro Meucci, arrivato addirittura a tentare il suicidio. La sua deposizione, peraltro monca e incerta, era rimasta lì, sepolta fra carte e faldoni. Ora è diventata la benzina della nuova indagine che ha messo nel mirino Alessandro Panella, ritenuto il leader del gruppetto, Luigi Zabara, più defilato, e Andrea Antico, uscito di scena con il rito abbreviato perché su di lui mancava la prova.

Restano nell'ombra le

responsabilità superiori di chi ha tollerato o, peggio, coperto, quel delirio di onnipotenza. Ma dopo un quarto di secolo lo Stato consegna alla famiglia e all'opinione pubblica una ricostruzione credibile di quell'incredibile storia.

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