"La presidente del Consiglio odiata per aver frantumato le ultime scorie del fascismo"

Lo storico Eugenio Di Rienzo: "Autonomi rossi e neonazisti uniti dall'odio contro Israele e l'Occidente"

"La presidente del Consiglio odiata per aver frantumato le ultime scorie del fascismo"
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Il professor Eugenio Di Rienzo, noto storico italiano, a tutto campo sulle ragioni dietro la volontà dei neonazisti di colpire la premier Meloni. L'accademico elenca una serie di motivazione di carattere storico ma anche se non soprattutto ideologico.

La Meloni un obiettivo dei neonazisti. Qualcuno, chi ritiene che la destra italiana sia ancora identificabile con i totalitarismi novecenteschi, potrebbe stupirsi. E invece la distanza tra ideologie novecentesche e destra italiana è del tutto abissale. Concorda?

«Il presidente del Consiglio ha avviato un'incisiva ripulitura dalle scorie neo-fasciste della destra italiana per trasformarla in una forza conservatrice modellata sul gaullismo piuttosto forse che sulla tipologia del Tory Party. Certo, ci sono alcuni angolini da ripulire, verso i quali la tolleranza deve essere pari a zero, ma il lavoro della Meloni è ben impostato, e ho ragione di credere che sarà portato a termine tempestivamente. C'è da dire, comunque, che il pericolo non viene ormai dai vecchi nostalgici del ventennio ma dai giovani e dai giovanissimi. Si tratta, in questo caso, di un fenomeno globale che si estende alle due rive dell'Atlantico, da Parigi a Berlino, a Vienna, a Mosca, a Kiev, al Middle East e al sud degli Stati Uniti. Siamo di fronte a generazioni pochissimo o per nulla acculturate, prive di punti di riferimento, certe di avere davanti a loro un futuro peggiore di chi li ha preceduti. Attratte dal mito dell'uomo forte, dal suprematismo dell'etnia bianca, da un razzismo rivendicazionista o forse soltanto dal tetro folclore delle svastiche e delle croci runiche, da esibire come bandiera del loro risentimento. Ragazzi privi di ogni consapevolezza ideologica ma forse proprio per questo molto pericolosi».

Quali le «ragioni» alla base dell'odio dei neonazisti verso la Meloni?

«Il presidente del Consiglio ha mandato in frantumi alcuni totem della vecchia estrema destra italiana: l'anti-americanismo, l'anti-atlantismo, l'Europa delle nazioni come contraltare di un'Unione politica europea, l'avversione verso lo Stato di Israele...Non mi pare poco».

Anche gli estremisti di sinistra, magari anche gli anarchici, sembrano avere in odio questo governo e, nello specifico, questo presidente del Consiglio. Ci sono ancora punti di contatto tra i due estremismi, di destra e di sinistra?

«I giovani dei centri sociali e quelli dei sedicenti gruppi neo-nazisti sono anomalie sociali prodotte dagli stessi fattori che prima ho elencato. Si combattono ma si ritrovano uniti nello stesso antisemitismo, nello stesso incondizionato filo-islamismo, nello stesso radicale disprezzo per la civiltà occidentale».

La Meloni si è presentata al suo elettorato sottolineando anche di essere cristiana. Ecco, i neonazisti, almeno solitamente, non sono cristiani.

«Pio XI e Pio XII parlavano apertamente di «neopaganesimo nazionalsocialista» in rapporto al culto dello Stato instaurato da Hitler e da Himmler».

E pensare che il sindaco Lepore ha accusato proprio «Roma» e quindi il governo, di aver mandato a Bologna «300 camice nere»...

«Il governo Meloni certo non li ha mandati ma sarebbe stato meglio che a Bologna non fossero mai arrivati».

Storicamente parlando, la genesi della destra italiana e quella del nazionalsocialismo sono molto diverse.

Concorda?

«Sono stati fenomeni geneticamente diversi e fino al 1936 avversari. Poi i venti di guerra che spiravano sull'Europa crearono uno sciagurato matrimonio d'interesse che si consumò con le leggi sulla razza del 1938».

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