
Resta ricoverato al padiglione «Monteggia» del Policlinico Davide Lacerenza (nella foto) l'ex patron dell'ormai arcinoto locale notturno milanese «La Gintoneria di Davide» di via Napo Torriani. Alle 4 della notte tra lunedì e martedì il 59enne è stato portato d'urgenza in ospedale per un sospetto ictus, ma le sue condizioni al momento non sembrano preoccupanti. Lacerenza, che non ha mai perso conoscenza, soffrirebbe di non precisati problemi neurologici che i medici stanno tentando di accertare con esattezza, sottoponendolo a degli esami. Per la permanenza o meno in ospedale, dove adesso è piantonato, nei prossimi giorni i magistrati dovranno verificare le cartelle cliniche.
Dal 4 marzo Davide Lacerenza si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione milanese, in zona stazione Centrale e non lontano dalla Gintoneria, dopo che la Guardia di finanza lo ha arrestato, insieme alla socia Stefania Nobile (figlia di Wanna Marchi che è però estranea all'inchiesta) e al factotum Davide Ariganello, accusandoli a vario titolo di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, spaccio di stupefacenti e autoriciclaggio nell'inchiesta della Procura di Milano proprio sul locale di via Torriani per il quale nei giorni scorsi il questore Bruno Megale ha disposto la revoca della licenza.
L'avvocato Liborio Cataliotti (che difende anche Nobile e Ariganello) e che ieri si è recato in ospedale al capezzale del suo assistito ed è riuscito a parlare con lui, aveva già fatto presente i problemi di salute di Lacerenza, legati all'abuso di cocaina. In occasione degli interrogatori di garanzia col gip, l'11 marzo, il suo legale aveva chiesto che fosse messo nelle condizioni di poter seguire un programma di disintossicazione dalla droga.
Immediatamente dopo gli arresti, la pm Francesca Crupi aveva già disposto il sequestro impeditivo d'urgenza della Gintoneria e del privé che ha sede proprio di fronte, «La Malmaison». Un provvedimento poi convalidato dalla gip Alessandra Di Fazio, che ha deciso di mantenere i sigilli ai due locali per evitare il rischio che potessero venire gestiti da prestanome. Nei giorni successivi, la stessa giudice ha dato il via libera anche al sequestro preventivo d'urgenza per un valore di oltre 900mila euro.
Per quel che riguarda il supposto profitto di autoriciclaggio, gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno rintracciato finora solo circa 80mila euro: 33mila trovati su un conto in Lituania, 40mila su conti italiani e 10mila euro cash. Tutto denaro riferibile però solo a Lacerenza.
C'è anche chi sospetta che parte dei guadagni illeciti incassati col presunto giro di droga e prostituzione siano finiti anche per investimenti in Albania dove si troverebbe quello che più volte qualcuno ha definito «il tesoro di Wanna Marchi». Sia gli indagati che i loro conoscenti negano però con forza l'esistenza del «tesoro».
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