
All'indomani dell'incontro in Arabia Saudita tra i capi della diplomazia americana e russa Donald Trump accelera il cambio di linea di Washington, sempre più propensa a un dialogo con Mosca, e afferma che potrebbe vedere Vladimir Putin già questo mese. Oltre a rendere pubblica la tensione con Volodymyr Zelensky con una netta accelerazione dei toni nelle ultime ventiquattr'ore.
Il presidente Usa attacca duramente il collega di Kiev, definendolo un «dittatore mai eletto» e un «comico di modesto successo che ha convinto gli Stati Uniti a spendere 350 miliardi di dollari per entrare in una guerra che non poteva essere vinta, che non sarebbe mai dovuta iniziare, e che lui, senza l'America e Trump, non sarà mai in grado di risolvere». «L'unica cosa in cui è stato bravo è stato suonare Joe Biden come un violino», prosegue in un messaggio su Truth, dicendo che ha fatto un «pessimo lavoro», e attaccando pure l'Europa che «ha fallito, non è riuscita ad ottenere la pace».
Il tutto dopo aver rispedito al mittente le proteste dell'Ucraina per essere stata esclusa dal tavolo dei negoziati, e suggerito che sarebbe pronto ad assecondare la richiesta di Mosca di tenere nuove elezioni in Ucraina (una delle loro condizioni per un accordo di pace). «È passato molto tempo dall'ultima volta che abbiamo avuto un'elezione», sottolinea Trump. Zelensky è stato eletto nel 2019 per un mandato di cinque anni, ma è rimasto alla guida del Paese sotto la legge marziale imposta dopo l'invasione russa. Per quanto riguarda i colloqui a Riad, The Donald dice che sono andati «molto bene» e che «probabilmente» incontrerà Putin entro febbraio. Lo zar del Cremlino ricambia, e risponde che sarebbe felice di vedere il tycoon, ma il vertice ha bisogno di preparativi. Poi elogia i progressi nelle discussioni in Arabia Saudita, un «primo passo» verso il ripristino delle relazioni tra le due potenze «in vari ambiti di interesse comune». Su Kiev, invece, precisa che «nessuno la esclude»: «Trump - spiega - mi ha detto durante il nostro colloquio telefonico che naturalmente gli Stati Uniti presumono che il processo avrà luogo con la partecipazione sia della Russia che dell'Ucraina». Lo zar sostiene il comandante in capo anche nei confronti dei leader europei, che accusa di avere «effettivamente interferito direttamente nel processo elettorale negli Stati Uniti, arrivando al punto di insultare uno dei candidati». Si definisce «sorpreso» dalla «moderazione» di Trump «nei confronti dei suoi alleati», che si sarebbero comportati «in modo rozzo», mentre lui «si comporta in modo abbastanza intelligente nei rapporti con loro». Alleati che a suo dire «hanno solo se stessi da incolpare per quello che sta succedendo», suggerendo che stanno pagando il prezzo per essersi opposti al ritorno del tycoon alla Casa Bianca.
Altre parole di cortesia verso il 47º presidente arrivano dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, secondo cui The Donald è stato «il primo, e a quanto mi consta l'unico leader occidentale, che ha pubblicamente e ad alta voce affermato che una delle cause profonde della situazione ucraina era la linea sfacciata della precedente amministrazione Usa nell'attirare l'Ucraina nella Nato». «Questo - insiste - è già un segnale che ha compreso la nostra posizione». Poi rincara la dose, affermando che Trump è una persona abituata a parlare «con franchezza» e quindi non nasconde la sua opinione su «individui patetici» come Zelensky.
A Kiev è arrivato ieri mattina l'inviato speciale Usa, Keith Kellogg, il quale assicura di comprendere la necessità dell'Ucraina di «garanzie di sicurezza» per consentire una pace duratura.
«Comprendiamo la necessità di garanzie di sicurezza, è molto chiaro per noi che ciò è importante nella sovranità di questa nazione» sottolinea con i media. Il vice presidente Jd Vance sembra minacciare Zelensky: «Piantala. «L'idea di far cambiare idea al presidente parlando male di lui sui media di tutto il mondo è un modo tremendo di trattare questa amministrazione».
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