Virus del Congo, caso sospetto a Lucca

Il paziente tornato da poco dall'Africa, è già guarito. In corso test per precauzione

Virus del Congo, caso sospetto a Lucca
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Potrebbe esserci un primo caso in Italia della malattia che ha colpito il Congo. Questo non vuol dire né che siamo in pericolo né che siamo alla viglia di un'emergenza. Affatto. Ma la precauzione è d'obbligo e sono subito scattati i test per verificare se realmente si tratta dello stesso virus.

Il paziente in questione ora è guarito ma è stato ricoverato all'ospedale San Luca di Lucca dal 22 novembre al 3 dicembre, quindi poco prima che si parlasse della strana polmonite africana che colpisce (soprattutto) i bambini. È stato ricontattato per un prelievo ma solo per scrupolo, per escludere qualsiasi rischio. In ogni caso sta bene, non è contagioso. Si tratta di un uomo che lavora in Congo a 700 km dalla zona del focolaio.

L'istituto superiore di Sanità sta monitorando la situazione, rende noto Maria Rosaria Campitiello, Capo dipartimento della prevenzione del ministero della Salute.

Ovviamente, solo ventilare l'ipotesi di un nuovo (e misterioso) virus riapre domande che abbiamo voluto accantonare per mesi, esausti dagli anni del Covid: saremmo pronti a una nuova emergenza sanitaria? Sono stati aggiornati i protocolli dopo la pandemia?

Per ora è scattata la misura di prevenzione più importante di tutte: il controllo negli aeroporti. Aspetto che, ai tempi del Covid, era stato sottovalutato o imbastito troppo tardi.

Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, rassicura: «Abbiamo immediatamente attivato le procedure di innalzamento della nostra attenzione in porti ed aeroporti attraverso gli Usmaf (ndr, uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera) come fatto con successo con la Dengue, come ancora a suo tempo, come Spallanzani, con la pratica 'biglietto-tampone'. Aeroporti e porti sicuri. Continueremo in questa direzione ma ai cittadini ripetiamo: nessun allarme. Anche perché non ci sono voli diretti con il Congo».

Della malattia africana si sa poco: si sa solo che provoca febbre, mal di testa, anemia, tosse e che colpisce bambini e adolescenti. Ma si ridimensiona la letalità, inizialmente molto alta. Lo conferma il sito International Society for Infectious Diseases, che riporta i dati dei decessi comunicati (si spera in tempo reale) dalle autorità congolesi: 394 casi di cui 30 deceduti. «Il tasso di letalità, che quindi si attesta al 7,6%, sarebbe più basso di quanto anticipato - spiega Gianni Rezza, professore straordinario di Igiene all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano - Un team di Oms e Africa Cdc è operativo in loco. Mentre per i risultati dei test sono coinvolti un laboratorio in Angola e quello di riferimento a Kinshasa, dove i campioni devono arrivare.

Per ora difficile azzardare ipotesi, considerato il contesto dell'Africa remota (con bambini malnutriti e affetti da febbri malariche)» dunque la mortalità non sempre è legata solo all'aggressività della malattia. «Potrebbe trattarsi di qualcosa di nuovo ma anche di uno dei tanti eventi che purtroppo ricorrono in quelle aree del mondo, dove anche l'accesso alle cure è scarso».

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