Quell'incontro riservato a pranzo tra Meloni e Mattarella

Faccia a faccia tra la presidente del Consiglio e il Capo dello Stato: tanti i temi affrontanti tra i due rappresentanti istituzionali, in un periodo politico molto importante

Quell'incontro riservato a pranzo tra Meloni e Mattarella
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Sono giorni importanti - politicamente parlando - quelli in corso che porteranno verso una conclusione dell'anno solare 2024 piuttosto delicata: ecco perché l'incontro riservato e "segreto" di ieri tra Giorgia Meloni e Sergio Mattarella al Palazzo del Quirinale non può semplicemente essere derubricato a un tradizionale appuntamento istituzionale che capita soventemente tra un presidente del Consiglio e un Capo dello Stato in carica, come da prassi, anche (ma non solo) a causa di qualche scontro di troppo all'interno dell'alleanza di centrodestra. Il faccia a faccia, durato un'ora, è stato raccontato per primo da un articolo del Corriere della Sera - il quale ha trovato conferma da fonti autorevoli della maggioranza di governo - ed è avvenuto in una fase tardo autunnale che (come sempre accade tutti gli anni) comporta decisioni importanti da parte dei palazzi della politica.

Certo, gli sfifferi di qualche disaccordo dentro la coalizione alla guida dell'esecutivo nazionale saranno sicuramente arrivati anche al Colle. Tuttavia, nella giornata in cui il governo è andato due volte sotto in Senato, è più probabile che il Presidente della Repubblica - in un incontro che ambienti della Presidenza della Repubblica hanno definito essersi svolto "in un'atmosfera cordiale e collaborativa" - abbia interloquito su alcuni temi cruciali che stanno caratterizzando l'azione di Palazzo Chigi e del Parlamento. In primis la manovra finanziaria, che sia Camera sia Senato dovranno approvare definitivamente entro il 31 dicembre, con tutte le fondamentali misure economiche che il governo ha messo in cantiere. In questo discorso rientra sicuramente lo stop da parte della prima carica dello Stato alla proposta nel decreto fiscale di raddoppiare con un emendamento la somma per il finanziamento ai partiti.

Sotto questo punto di vista Mattarella avrebbe sottolineato come le obiezioni dei suoi uffici non siano di certo politiche, bensì squisitamente procedurali. Un discorso che segue pedisseequamente quanto pronunciato dallo stesso inquilino del Quirinale lo scorso 15 novembre nell'ambito dell'evento "25 anni di Osservatorio Permanente Giovani-Editori", durante il quale aveva espressamente dichiarato: "Essere arbitro significa sollecitare al rispetto delle regole tutti gli altri organi costituzionali dello Stato e significa ricordare a tutti i limiti delle proprie attribuzioni e delle sfere in cui operano. Vale per il potere esecutivo, legislativo, giudiziario". Ed è in questa ottica che, quindi, tra i due ci sarebbe stato una sorta di chiarimento specie sul fronte giustizia, con i continui richiami del Presidente della Repubblica a frenare lo scontro tra governo e magistratura, come la sollecitazione a concedere più tempo alle Corti d'appello per organizzarsi sui migranti in Albania.

C'è sicuramente lo sprone del Capo dello Stato al governo di centrodestra al confronto con le parti sociali, nell'immediata vigilia di uno sciopero generale sul quale il ministro dei Trasporti e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini ha calato la scure della precettazione. Al momento, però, non risulta che si sia parlato dell'elezione dei giudici della Corte costituzionale, per la quale da mesi Mattarella spinge il Parlamento a riempire la casella lasciata libera nel novembre 2023 dalla giudice della Consulta Silvana Sciarra.

Infine, il voto di ieri alla nuova Commissione europea: sarà infatti importante il rapporto con Meloni per nominare il nuovo ministro degli Affari Ue che succederà a Raffaele Fitto, nel frattempo diventato ufficialmente vicepresidente esecutivo della von der Leyen.

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