Come trasformare un successo di Champions molto prezioso in una rovinosa sconfitta. È l'ultima discutibile impresa riuscita al Milan di questa tormentata stagione che si è ritrovato al centro di un'altra tempesta mediatica grazie al dopo-partita burrascoso recitato da Paulo Fonseca. Ed è il secondo dopo quello di venerdì scorso a Bergamo. Il tecnico portoghese è andato ai microfoni di Sky e poi in sala stampa per ripetere le seguenti frasi: «Io vado tutti i giorni a Milanello per lavorare sodo, non so se fanno tutti allo stesso modo. Non sono soddisfatto del gioco: lo dirò ai calciatori. Ma non mi fermo qui: se c'è bisogno faccio giocare i ragazzi di Milan futuro o primavera». Sui social, durante e dopo, è successo il finimondo con la caccia ai ribelli di Milanello e una prima lista nella quale sono entrati Calabria (anche per il gesto maleducato di rifiutare la stretta di mano all'atto del cambio), Theo Hernandez (visibilmente non connesso come dimostra il giallo per aver calciato un secondo pallone entrato in campo; ndr), magari lo stesso Loftus Cheek uscito per infortunio (lesione al bicipite femorale destro) ma dal rendimento insufficiente e Musah a causa degli errori (a Bergamo e con la Stella Rossa) ripetuti.
Se Fonseca ha scelto questa strategia è perché, come fece con Leao, ha preferito la strada pubblica per ottenere la reazione positiva. Nel frattempo sia Leao che Thiaw, in dichiarazioni pubbliche, hanno parlato lo stesso linguaggio del tecnico. Se le parole hanno un valore Fonseca si prepara a qualche altra esclusione clamorosa in vista di Genoa e Verona. Il management del Milan, chiuso nell'ufficio di San Siro a fine partita, è rimasto ai margini ieri mattina ma è entrato in scena ieri pomeriggio in occasione della festa del Natale del settore giovanile a cui ha partecipato anche la prima squadra. E in questa occasione c'è stato un lungo e franco confronto tra il management (Furlani, Ibra, Moncada e Kirkoski) e l'allenatore che ha spiegato loro il senso delle sue frasi e l'obiettivo che intende raggiungere. Con Leao ha funzionato, vedremo adesso.
Nel frattempo ieri mattina a Milanello, con allenamento fissato alle 11, Fonseca è arrivato alle 9, Theo Hernandez alle 10: è scontato che i due abbiano avuto il tempo per parlarsi e chiarirsi. Per tutti questi motivi dalla vicenda non escono né vincitori né vinti ma era insostenibile continuare, per dirla con Fonseca, «a vivere ogni giorno sulle montagne russe».
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