
Che soddisfazione: nessuno dei due, né Antonio Conte che guida l'inseguimento napoletano all'Inter, né Sergio Conceiçao che aspira -nonostante il grave ritardo in classifica- a rientrare nel quartetto Champions, gioca a nascondino. È venuta l'ora di scoprire le carte come amano fare gli sportivi di rango. Sentite Antonio Conte: «Dobbiamo guardare avanti e avanti c'è solo il primo posto, saremmo dei folli se non pensassimo allo scudetto». Ascoltate Sergio Conceiçao: «Abbiamo due traguardi a disposizione, la rincorsa al quarto posto e la semifinale di coppa Italia: dobbiamo puntare a entrambi. Se non credessi al quarto posto non sarei qui». È così che si fa specie quando sei all'ultimo chilometro di una maratona calcistica infinita. C'è la complicazione, per il Milan, del derby di mercoledì sera ma anche questa non può diventare una scusa, tanto meno una distrazione di massa. «Se prepari due partite in una volta, finisci per perdere entrambe» sostiene il portoghese cancellando l'ipotesi di turn-over. «Il Milan è stato costruito per lo scudetto in estate e rifatto a gennaio» segnala il tecnico leccese e forse c'è in questo rilievo tecnico pertinente il rimorso che deve accompagnare i rossoneri al confronto col Napoli guidato da chi, qualche mese prima, riscuoteva il massimo dei consensi tra critici e tifosi, non a casa Milan dove invece andavano di moda solo profili stranieri, «non un manager», la famosa definizione di Ibra che Conte non ha mai digerito.
Di qui lo scenario suggestivo con Conceiçao che si misura con il mancato allenatore del Milan, E lo fa con un riconoscimento solenne («Mi piace sfidare i migliori») prima di far sapere che con il collega condivide la forte passione «ma non mi sento il Conte portoghese». E allora se precedenti e statistiche scandiscono in maniera plastica le grandi contraddizioni di questo Napoli-Milan (i rossoneri non perdono da sei anni a Napoli mentre hanno sempre perso a San Siro) forse è il caso di annotare un aggettivo ripetuto più volte da Conceiçao sulle due settimane libere vissute a Milanello («c'è stato un ambiente sano») come per sottolineare la fine del turbolento periodo post Riad. E persino le domande insidiose sulla presenza in settimana, in giorni, separati, di Furlani con Moncada, e di Ibra, non producono reazioni nel portoghese che riconosce i confini del suo mandato («io ho questa debolezza, non sono un bambino, so bene che il futuro qui dipenderà dai risultati»). E se infine Conte può recuperare Neres perdendo soltanto Spinazzola, il tecnico portoghese ha tutti a disposizione compreso Loftus Cheek mai visto in stagione e pronto a tornare utile a Napoli o addirittura nel derby di mercoledì sera.
Nel frattempo continuano a fare notizia tutti gli incontri, occasionali e non, di calcio-mercato come quello di ieri a Milano, registrato da Telelombardia, tra Fabio Paratici (ancora tesserato con il Tottenham) e l'agente di Roberto De Zerbi, una di quelle figure di allenatore che potrebbe andar bene sia per Milanello che per Londra.
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