La finale olimpica più dopata di sempre è rivoluzionata a tavolino per la quinta volta. I 1500 femminili li avevano disputati in tredici a Londra 2012, ma ben cinque sono state escluse dal Cio dopo la revisione dei test antidoping. L'ultima ad essere stata privata della medaglia è Tatyana Tomashova, che in gara aveva chiuso al quarto posto. Tra il 2015 e il 2016 la russa era stata promossa all'argento per via della squalifica delle due turche Asli Cakir Alptekin e Gamze Bulut protagoniste della doppietta. Adesso il colpo di scena: negata pure a lei la medaglia e sospesa 10 anni dal Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna (Tas). L'ultima versione del podio vede d'oro la rappresentante del Bahrain Maryam Yusuf Jamal (in gara terza), d'argento l'etiope Abeba Aregawi (in gara quinta) e di bronzo l'americana Shannon Rowbury (in gara sesta). Le altre due squalificate di questa famigerata finale sono la bielorussa Nataliya Kareiva (settima) e la russa Ekaterina Kostetskaya (nona). Dunque, cinque delle prime nove al traguardo.
Non è la prima volta che il medagliere olimpico viene riscritto per l'intervento dell'antidoping. Il caso più clamoroso è quello dei 100 metri di Seul '88 con Ben Johnson estromesso due giorni dopo aver battuto Carl Lewis. A Salt Lake City, furono stravolte le classifiche delle gare di sci di fondo. Coinvolti Johann Mühlegg, tedesco-spagnolo, e le russe Larisa Lazutina e Olga Danilova, le cui squalifiche permisero a Gabriella Paruzzi e Stefania Belmondo di migliorare i loro metalli.
La saltatrice Antonietta Di Martino ricevette il bronzo mondiale, arrivato per la squalifica retroattiva di Anna Chicherova, dieci anni dopo Berlino 2009. Nei pesi, invece, tra il 2008 e il 2012 sono stati annullati ben 32 podi olimpici su 90. Trionfa lo sport pulito, ma nessuno potrà ridare agli atleti l'emozione della cerimonia.
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