Castello delle cerimonie, revocate le licenze: cosa succede ora

La vicenda giudiziaria che ha visto protagonista il Grand Hotel La Sonrisa di Sant'Antonio Abate (Napoli) si avvia alla conclusione. Nella struttura non potranno più essere festeggiati i matrimoni

Castello delle cerimonie, revocate le licenze: cosa succede ora
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Il Grand Hotel La Sonrisa chiude le porte e al suo interno, almeno per ora, non sarà più possibile festeggiare matrimoni o altre occasioni importanti. Termina così la lunga esperienza di quello che è ormai conosciuto come il "Castello delle cerimonie". Il sindaco di Sant'Antonio Abate (Napoli) ha infatti revocato le licenze, come aveva da tempo annunciato. Il complesso immobiliare diverrà infatti patrimonio del Comune, che deciderà successivamente come disporne.

Addio al "Castello delle cerimonie"

Il programma tv che ha reso nota la struttura non ha bisogno di presentazioni. Si tratta di uno dei più celebri format del canale Real Time. La prima edizione andò in onda nel gennaio 2014 e all'epoca il programma si chiamava "Il boss delle cerimonie": era incentrato sulla figura di Antonio Polese, il capo famiglia (boss). A fare da sfondo alle vicende dei Polese, impegnati ad organizzare feste sfarzose per matrimoni, compleanni, battesimi, comunioni e altri eventi importanti, c'era sempre il Grand Hotel La Sonrisa, soprannominato "Castello delle cerimonie".

Quest'ultimo è poi divenuto il nuovo titolo del programma dopo la morte di Antonio Polese, deceduto il primo dicembre 2016 all'età di 80 anni. Nonostante la scomparsa di una figura così di spicco, la trasmissione è andata avanti sotto la guida della figlia di Polese, Imma.

Il programma ha poi subito un duro colpo quando sono cominciati ad emergere i primi procedimenti giudiziari per abuso edilizio.

La vicenda giudiziaria e la revoca delle licenze

Lo scorso febbraio il Grand Hotel La Sonrisa è stato confiscato per abuso edilizio. La vicenda, in realtà, è molto più datata, perché le prime controversie risalgono addirittura al 2011, quando una perizia individuò abusi edilizi tali da comportale uno stravolgimento urbanistico dell'area. A inizio 2024 i giudici della Corte di Cassazione hanno deciso di procedere con la confisca del bene, dando seguito alla parte della sentenza relativa al sequestro dell'immobile e dei terreni (il reato di lottizzazione abusiva, con sentenza in primo grado nel 2016, era stato prescritto).

Dopo la confisca il bene è quindi passato all'amministrazione comunale, e questo ha generato non pochi allarmismi, specie da parte di tutte quelle persone che lavoravano grazie al programma "Il castello delle cerimonie".

Ilaria Abagnale, sindaco di Sant'Antonio Abate, non ha però fatto passi indietro e, proprio come annunciato in una sua nota pubblicata lo scorso novembre, la revoca delle licenze, con conseguente cessazione delle attività alberghiera e di ristorazione, è arrivata la notizia della revoca delle licenze, ponendo di fatto la parola fine al "Castello delle cerimonie", passato in mano al Comune.

Il provvedimento di revoca è stato notificato alle tre società coinvolte, con tutte le attività che dovranno cessare. In caso di mancata ottemperanza scatterà la chiusura forzata dei locali con tanto di apposizione dei sigilli.

"Con questo provvedimento prosegue il complesso iter per la completa acquisizione del bene a patrimonio comunale, in esecuzione di una sentenza definitiva che prevede la confisca per il reato di lottizzazione abusiva. Tutte le operazioni stanno proseguendo, anche sulla base del confronto sempre aperto con la Prefettura di Napoli e con la Procura Generale, costantemente informate degli sviluppi", ha fatto sapere il sindaco Ilaria Abagnale, come riportato dal Corriere della sera. "Nelle prossime settimane il Consiglio Comunale sarà chiamato a pronunciarsi sui primi atti d'indirizzo per il futuro degli immobili e dell'area di circa 44mila metri quadrati che entreranno a far parte delle proprietà del Comune abatese.

Un primo passo per dare nuova vita a quell'area - ha aggiunto - seguendo i dettami della sentenza della Corte di Cassazione, che ha indicato come alternative la demolizione o il recupero del compendio immobiliare attraverso una pianificazione".

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