Milano sbanda senza un cardinale

L'attuale titolare della cattedra del Duomo non sarà al prossimo Concistoro

Milano sbanda senza un cardinale
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Si può eleggere un presidente Usa senza il delegato della California o di New York? E un Papa senza il territorio diocesano più grande d'Europa? La risposta ovvia sarebbe no, eppure l'attuale titolare della cattedra del Duomo non sarà al prossimo Concistoro. L'ultimo l'arcivescovo di Milano a restarne fuori prima di Mario Delpini (nella foto) era Luigi Nazari di Calabiana, parliamo di cent'anni e rotti fa, e già allora il povero Sant'Ambrogio non l'aveva presa bene.

Col suo patrono restano fuori dai giochi il rito ambrosiano, l'unico nella Chiesa latina che possa essere pari al romano, così come la storia recente della Chiesa ambrosiana e chi l'ha scritta negli ultimi cento anni, appunto: Ildefonso Maria Schuster che ha salvato Milano dai fascisti (e dagli antifascisti); Giovan Battista Montini, autore della Populorum progressio che Papa Bergoglio saccheggia a piene mani nelle sue encicliche, colui che ha fatto della Cattolica il laboratorio intellettuale del cattolicesimo lombardo, sintetizzando a Milano la Chiesa bergamasca di Papa Angelo Giuseppe Roncalli con quella «sua» bresciana; Giovanni Colombo, che ha allineato Milano a centri di cultura teologica come Parigi, Lovanio o Ratisbona; Carlo Maria Martini, uno dei pochi presidenti della Conferenza episcopale europea a ragionare con le altre Chiese europee, non solo cattoliche, sulla costruzione dell'unità continentale; Dionigi Tettamanzi, il cui manuale sulla bioetica è un riferimento per il mondo cattolico. Fino ad Angelo Scola, la cui Chiesa ha saputo coniugare l'istituzione con la profezia, la dimensione giuridica e quella pastorale.

Eppure, a reclamare Milano come sede cardinalizia non vacante sono rimaste poche voci, quasi sussurrate per non disturbare il manovratore.

Più che Delpini, il cruccio è per abitanti e amministratori, privi di un contraltare, di un punto cardine su cui orientare le proprie scelte. Papa Francesco per il suo successore ha preferito le periferie al centro. Non è l'autonomia differenziata che Milano e il Nord altrove reclamano.

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