Traffico di droga, sequestro di persona. Persino stupri ordinati dal boss. Blitz della Dia di Agrigento contro Cosa nostra e i suoi affari in Sicilia, 34 gli arresti. Nella retata denominata «Kerkent» c'è anche un capo ultrà della Juventus, Andrea Puntorno, leader dei «Bravi ragazzi» con precedenti per spaccio e business (illegale) di biglietti delle partite di serie A e Champions. Puntorno era in contatto con il boss di Agrigento, Antonio Massimino finito anche lui agli arresti. L'inchiesta è stata condotta ad Agrigento, Palermo, Trapani, Catania, Ragusa, Vibo Valentia e Parma. Una sfilza di accuse: associazione mafiosa, concorso in associazione a delinquere finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti aggravata dal metodo mafioso, detenzione abusiva di armi, sequestro di persona.
Scarcerato nel gennaio 2015 Massimino è un soggetto organico in Cosa nostra dal 1999 e da soldato semplice si è fatto strada anche in vista della vacatio di un leader nella città di Agrigento. Avrebbe ricevuto un'investitura dal boss agrigentino Cesare Lombardozzi. Dopo l'uscita dal carcere, Massimino, secondo gli inquirenti «ricostituisce la famiglia mafiosa di Agrigento» e inizia a effettuare le consuete azioni criminali fidandosi di Liborio Militello, «un porta messaggi che si occupa della estorsioni». Massimino è arrivato a minacciare di morte, con un cacciavite, un affiliato, prospettando l'eventualità di uccidere bambini pur di affermare la propria autorevolezza criminale.
«... Non mi dire che ci sono i bambini assieme, perchè ammazzo pure quelli ammazzo, e pure la moglie ammazzo...». Spietato, sanguinario e senza scrupoli il boss di Agrigento Antonio Massimino era pronto al peggiore degli omicidi per un debito da 40 mila euro per affari di droga.
L'accusa nasce però da una truffa. L'acquirente di una FIAT 500L avrebbe pagato con assegno scoperto. Per questo era stato attirato in un magazzino. In quell'occasione Massimino avrebbe molestato la compagna dell'uomo costretta anch'essa a venire. In particolare Gabriele Miccichè, 28 anni di Agrigento (braccio operativo del boss) e Salvatore Ganci, 45, commerciante di auto avrebbero insultato la donna con frasi ingiuriose, tra le altre «sei una puttana come tua madre». Inoltre loro e il boss Massimino avrebbero «palpeggiato sul sedere e sulla vagina» la donna «baciata in bocca ripetutamente, strofinandole il pene, dopo essersi denudati, sul sedere».
Metodi senza scrupoli usati anche dall'ultrà, tornato un anno fa ad Agrigento. Puntorno si occupava della gestione dei biglietti e del traffico di stupefacenti in curva e non solo. Il capocentro Dia di Palermo, Antonio Amoroso, parla di lui come «capace di ogni nefandezza».
Al capomafia è peraltro legato da parentela: la sorella di Puntorno è coniugata con Savatore Massimino, fratello del reggente. «Proprio grazie al contributo di Puntorno - si legge nell'ordinanza - Massimino ha potuto mettersi con i calabresi e instaurare una stabile alleanza per lo spaccio della droga».
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