Era considerato il più furbo, il più intelligente, il più acculturato cane del mondo. Si chiamava Chaser e ha lasciato i suoi proprietari affranti, pochi giorni fa, alla all'età di 15 anni.
Chiunque abbia (a cuore) un cane, oltre a insegnarli delle corrette regole di convivenza con i propri simili e con le persone, cercherà di addestrarlo proprio quel minimo che almeno consenta di rispettare tali norme. A parte i primissimi mesi di vita, dove sarà il gioco a dominare la vita del cane e del suo proprietario, ben presto questi sentirà l'esigenza di addestrare il cane a sedersi, andare a prendere e riportare la palla o addirittura abbaiare a comando. Poi, c'è chi vorrà affrontare percorsi più impegnativi, mandando «a scuola» il cane, vuoi per insegnargli a fare la guardia in modo corretto o vuoi semplicemente per esaltare le sue doti atletiche giocando, come capita per i cani che seguono corsi di agility.
John W. Pilley, professore emerito di psicologia al Wofford College (Carolina del sud), ha insegnato al suo Border Collie qualcosa di più che correre velocissimo dentro un tubo o saltare, come una molla, da una piattaforma all'altra. Pilley gli ha insegnato a comprendere più di 1.000 parole, un'impresa che ha fatto guadagnare a entrambi la fama in tutto il mondo.
Era da diverso tempo che l'insegnamento del linguaggio umano intrigava molto il lavoro di Pilley che, da anni, cercava di insegnare ai cani i nomi degli oggetti che gli indicava volta per volta.
Un giorno Pilley ricevette un regalo da parte di sua moglie Sally. Una femmina di Border Collie di due mesi, alla quale, superati i primi mesi dedicati al gioco, lo psicologo cominciò a mostrare dei giocattoli scandendo il loro nome per almeno 40 volte e questo per quattro o cinque ore al giorno. Pilley si accorse subito che quel cane aveva qualcosa in più rispetto ai tanti altri che aveva addestrato al riconoscimento degli oggetti. Aveva una capacità naturale di riconoscerli dopo poco che lui li aveva nominati, andandoli a scovare nei punti più remoti della casa. Confortato dalla predisposizione di Chaser, Pilley continuò per tre anni l'addestramento e sappiamo che ha usato 800 animali di stoffa, 116 palline, 26 fresbee e un assortimento vario di oggetti di plastica, fino ad arrivare alla bellezza di 1022 nomi associati che Chaser era in grado di riconoscere. Un fatto stupefacente per un animale non umano.
Dal riconoscimento «semplice» dell'oggetto, Pilley è passato alle frasi. Nel 2013 ha pubblicato i suoi lavori con Chaser, da dove si evince che il cane aveva imparato una semplice frase, ma compiuta e completa di soggetto, verbo e complemento oggetto.
Pilley è morto nel giugno dell'anno scorso all'età di 89 anni e Chaser è rimasta con la moglie Sally e la figlia Robin nella casa di Spartanburg, in Carolina del sud. Un'altra figlia dei due coniugi, Pilley Bianchi, ha detto sabato che Chaser aveva cominciato il declino della sua salute da qualche settimana. Il veterinario che la seguiva ha affermato che la morte del padrone ne aveva minato la salute, anche senza che soffrisse di una malattia particolare. Si può dire che Chaser, seppure confortata dall'amore della moglie delle figlie, si sia lasciata andare senza lottare contro un nemico comunque implacabile. Alla fine, Chaser è morta di vecchiaia.
Per far capire la complessità di quanto imparato da Chaser la figlia ha fatto questo esempio: «Se Chaser aveva 30 palline, era in grado di identificarne ognuna con il suo nome proprio, ma anche, e questo è straordinario, come parte di un
gruppo di oggetti».La stessa figlia ha riferito che ora Chaser dorme il suo sono eterno nel giardino dinnanzi alla casa, ivi seppellita con gli altri amati cani della famiglia e con un pugno di ceneri del suo adorato padrone.
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