"Basta con il 'tariffario' per le forze dell'ordine "vittime del dovere""

Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, ci illustra il disegno di legge sulla riforma degli indennizzi per le famiglie degli agenti delle forze dell'Ordine che hanno perso la vita mentre stavano compiendo il proprio dovere

"Basta con il 'tariffario' per le forze dell'ordine "vittime del dovere""

"Con questo disegno di legge vogliamo dire basta ai morti di Serie A e B". Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, ci illustra in questa intervista il disegno di legge sulla riforma degli indennizzi per le famiglie degli agenti delle forze dell'Ordine che hanno perso la vita mentre stavano compiendo il proprio lavoro.

Quante sono le vittime del dovere degli ultimi anni, quali i casi più importanti?

"Le vittime del dovere oscillano tra le 50 e le 100 ogni anno. Ovviamente questo dato non fa riferimento solo agli agenti della Polizia di Stato, ma a tutte le Forze di Polizia e alle Forze Armate. I casi più eclatanti? Possiamo indubbiamente far riferimento ai 'nostri' Matteo e Pierluigi, uccisi recentemente a Trieste".

Come si calcola l'indennizzo per le famiglie delle vittime?

"Le cosiddette “vittime del dovere” ricevono un indennizzo pari a circa 1800 € per ogni punto di invalidità, riconosciuto da un’apposita commissione che verifica l’entità delle lesioni e soprattutto che siano avvenute durante il servizio e per motivi di servizio".

Quali sono le disparità nel trattamento a cui fate riferimento?

"Le differenze che si presentano nella legislazione vigente, e che si sono stratificate nel corso degli anni, riguardano gli importi complessivi assegnati alle famiglie delle vittime in seguito al fatto che il proprio caro sia stato ucciso da un'organizzazione terroristica, da un'organizzazione mafiosa o dalla criminalità “semplice”".


Per quale motivo la legislazione vigente prevede questo tipo di disparità di trattamento?

"La ratio di questa distinzione va ricercata in una legislazione “emotiva” figlia del clima che, in diverse fasi storiche, ha attraversato il nostro Paese: l’epoca del terrorismo rosso e nero, ad esempio, o quella dell’eversione seguita alla strage di Capaci negli anni ’90, quando dare la vita per combattere le organizzazioni mafiose veniva percepito, nella sensibilità collettiva, come il massimo sacrificio. Si è creata così, nel tempo, una situazione paradossale: ancora oggi la famiglia di una vittima della mafia riceve dallo Stato un trattamento diverso da chi viene ucciso dalla criminalità organizzata o da un criminale ‘comune’. Ed è ovvio che questa disparità rischia di creare morti di serie A e morti di serie B".

Cosa chiedete?

"Nient'altro che la parificazione. Grazie all'aiuto del senatore Giampaolo Vallardi, presidente della Commissione Cultura del Senato, e della senatrice Erika Stefani, prima firmataria del ddl, intendiamo far sì che si possano parificare gli indennizzi per tutte le vittime del dovere, a prescindere dalla classificazione criminale del carnefice, azzerarando al tempo stesso quel contenzioso amministrativo che è frutto di ulteriori sofferenze per i familiari. Questo disegno di legge, a cui il Coisp ha collaborato nella stesura, sana quel vulnus che da molti anni giustamente lamentano i familiari delle vittime. La cosa più agghiacciante è questa sorta di 'tariffario' delle vittime. Le Forze dell'Ordine tutelano i cittadini, difendono e rappresentano lo Stato e combattono tutte le forme di criminalità, a qualsiasi livello. Quando un poliziotto, un carabiniere o qualsiasi altro appartenente alle Forze Armate resta ucciso deve essere riconosciuto al pari di tutti gli altri".

Cosa prevede il ddl che avete contribuito a scrivere?

"Uno dei passaggi chiave in questo ddl è quello contenuto nell'articolo 5: è una norma scritta al fine di far cessare tutti i contenziosi ancora in atto. È doveroso giungere a quella che vorremmo chiamare 'pacificazione giuridica', ponendo fine a un percorso doloroso per tante famiglie. Questi contenziosi, che si trascinano da molti anni, non fanno altro che procurare ulteriori ferite alle famiglie delle vittime: ecco perché confidiamo che su una norma di puro buonsenso vi sia la più ampia convergenza possibile tra le forze politiche".

Lo scorso 29 ottobre avete manifestato in Piazza Montecitorio. Cosa sta facendo questo governo per le Forze dell'Ordine?

"Siamo stati costretti a scendere in piazza, a Roma di fronte Montecitorio e davanti alle prefetture di oltre 50 città in tutta Italia, per portare alla luce la situazione delle donne e degli uomini appartenenti a tutte le Forze di Polizia. Dopo oltre dieci anni di blocco contrattuale, di mancate innovazioni normative, dell'assenza di tutele e di miglioramenti non solo economici, abbiamo fatto sentire la nostra voce. Noi non 'amiamo' scendere in piazza per manifestare; noi di solito nelle piazze ci stiamo per assicurare la libertà di manifestare, fondamentale diritto dei cittadini.

Questa volta, però, siamo stati costretti a farlo perché abbiamo notato una forte disattenzione da parte del governo nei nostri confronti, fatti salvi alcuni annunci roboanti che poi, nei fatti, si sono ridotti in una 'mancetta'. La sicurezza deve essere al centro del programma di governo non solo a parole, ma anche nei fatti".

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