Anche mosche e ragni "allattano" i loro cuccioli

Non può essere definito un vero e proprio latte, ma è una sostanza che ne replica le stesse qualità

Anche mosche e ragni "allattano" i loro cuccioli

La produzione di latte dovrebbe essere prerogativa dei mammiferi, ma è stato scoperto che anche altri animali producono qualcosa che si avvicina al latte. Simile, ma non uguale. Anche se in una recente analisi chimica e genetica del liquido prodotto dalla mosca tsetse gli scienziati sono rimasti sorpresi nello scoprire quanto questo liquido fosse somigliante a quello che proviene dalla secrezione dell'amata ghiandola che ci identifica come mammiferi.

«Mi aspettavo qualcosa di completamente fuori dagli schemi e diverso - ha detto Geoffrey Attardo, entomologo dell'Università della California - ci sono spaventose e affascinanti sovrapposizioni con il latte di mammifero nei tipi di proteine che vediamo». Lo studio, pubblicato sulla US National Library of Medicine definisce così la «lattazione»: «Nutrimento materno della progenie da secrezioni ghiandolari seguita da nascita viva». Ma non è solo la mosca tsetse ad avere queste caratteristiche. Anche un ragno saltatore originario del Sud-Est asiatico, il Toxeus magnus, produce una sostanza liquida molto nutriente. I ricercatori, guidati da Chen Zhanqi, presso l'Accademia delle Scienze cinese, hanno osservato i nidi di questi ragni in laboratorio e si sono accorti che i piccoli restavano nel nido per 20 giorni senza uscire e che la madre non portava loro del cibo. «Non riuscivamo a capire come continuassero a crescere senza cibo fino a quando una notte, ho visto un piccolo ragno aggrapparsi alla pancia della sua mamma», dice Zhanqi Chen.

Il liquido veniva da un foro sul lato inferiore dell'addome e i baby ragni succhiavano dal corpo della madre. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Science: la secrezione appariva quattro volte più nutriente del latte normale. Questi liquidi, in realtà non sono «latte»: i biologi e gli scienziati mettono in guardia dall'uso sfrenato della parola. Chiaramente, anche quello che chiamiamo «latte di mandorla» è una sostanza simile al latte, ma non è latte. Perché, come ci spiega Antonio Sorice, presidente della Simevep (Società italiana di medicina veterinaria preventiva), la corretta definizione di latte dal punto di vista biologico è «prodotto dalla secrezione della ghiandola mammaria delle femmine di mammifero». «La definizione di latte alimentare, secondo la legge italiana ci spiega- è il prodotto ottenuto dalla mungitura regolare, ininterrotta e completa della mammella d'animali in buono stato di salute e d'alimentazione». Per legge con il termine «latte» deve intendersi solo il latte vaccino proveniente da allevamenti di specie bovina. Se il latte proviene da animali di specie diversa deve essere indicato in etichetta: latte d'asina, latte di capra, latte di pecora, latte di bufala».

Tornando ai non mammiferi e alla lattazione, una specie ultimamente molto studiata è lo scarafaggio del Pacifico, la Diploptera Puntata. Nel 1974 i ricercatori avevano scoperto che questi insetti secernevano una specie di sostanza molto nutriente per nutrire gli embrioni in via di sviluppo. Molti sostengono che il «latte» di insetto possa diventare il nuovo superfood del futuro. Di certo ne sono convinti alla Gourmet Grubb, azienda sudafricana che produce EntoMilk, il «latte» di Hermetia illucens, una specie di dittero (insetto). Nel sito internet elencano le caratteristiche nutritive di questo latte, venduto come alimento.

Curiosità: fanno anche il gelato, il «bug ice cream». Poi, esiste un altro tipo di secrezione: viene chiamato «latte di gozzo», «crop milk» perché proviene da una sacca alla base del collo di alcuni uccelli, tra cui piccioni, fenicotteri e pinguini imperatore.

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